Orbetello

Pd: «Piano operativo senza spina dorsale, limita lo sviluppo e impoverisce il patrimonio edilizio»

A dichiararlo è Rodolfo Bassi, segretario dell’Unione comunale Pd Orbetello

Bandiera Partito democratico Pd

ORBETELLO – «Dopo ben sette anni dalla scadenza delle aree di trasformazione del precedente regolamento urbanistico, l’Amministrazione Casamenti con l’assessore Teglia, ha portato in adozione il nuovo Piano operativo comunale. In sette anni di lavoro ci aspettavamo di conoscere finalmente la strategia di Teglia e dell’Amministrazione per la risoluzione delle problematiche storiche di Orbetello ma la montagna ha partorito un topolino, di quelli minuscoli e da compagnia». A dichiararlo è Rodolfo Bassi, segretario dell’Unione comunale Pd Orbetello.

«Nel nuovo piano operativo non vi è infatti traccia di interventi sulla Sipenobel, sull’aeronautica di Albinia e sulla Ex Sitoco. Se nelle prime due sono infatti circoscritte delle aree di salvaguardia rimandando gli interventi a non si sa cosa, per la Ex Sitoco si autorizza invece una manutenzione conservativa degli immobili e nulla più. Anche l’idroscalo appare essere un disegno su carta (per altro di mediocre qualità), dove con qualche camera di albergo, magari di lusso, si dovrebbero recuperare più di 10 milioni di euro di lavori per la riqualificazione di tutte le strutture».

«Mentre su tutto il territorio vengono ulteriormente autorizzati circa 24 mila mq di superfice residenziale che possiamo stimare in circa 300 appartamenti – prosegue il Pd -. In nessuna delle aree di trasformazione si è prevista una compensazione con l’edilizia convenzionata o meglio ancora popolare per affrontare l’esigenza abitativa, infatti si tratta sostanzialmente di tutte seconde case che andranno anche a svalorizzare il mercato complessivo rimanendo, possiamo scommetterci, per buona parte incompiute e, quelle che riusciranno ad essere finite, invendute. Anche sulla campagna si nota una mancanza complessiva di strategia: se da un lato si permette, a determinate condizioni, il cambio di destinazione d’uso degli annessi agricoli verso la residenza, dall’altra si limitano lo sviluppo e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, mettendo limiti agli ampliamenti ed alle trasformazioni; addirittura limitando le dimensioni massime sotto la soglia dalla legge regionale, non permettendo quindi ai cittadini di realizzare abitazioni qualitativamente degne».

«È un esempio lampante – dichiara Bassi – l’ampliamento di soli 40 mq di superficie edificabile concesso alle abitazioni rurali (che potrebbero arrivare tranquillamente a 150 mq) a prescindere dall’ampiezza del lotto di pertinenza, che solitamente non sono mai inferiori ai 1000 mq, mentre sui lotti di completamento nel territorio urbanizzato si arrivano ad assegnare anche 300 mq Se su lotti di poco più di 700 mq. Per non parlare poi delle superfici accessorie come interrati, porticati tettoie e simili, che per come sono scritte le norme non si potranno fare nel caso di nuove costruzioni, mentre sull’esistente non potranno superare il 20% delle superfici esistenti».

«Ci chiediamo, che tipo di tutela del territorio è? Cui prodest? Ed a proposito di norme, vi invitiamo a rileggerle bene in quanto vi sono contenuti, sicuramente per la fretta, errori grossolani. Vogliamo infine mettere in risalto due ulteriori aspetti. Il Piano operativo, a differenza di tutti gli indirizzi ormai consolidati, e applicati tra l’altro anche nei Comuni limitrofi e in Regione Toscana, non contiene una sezione di incentivi all’edilizia sostenibile, ulteriore testimonianza che è un Piano operativo senza un’anima vera e propria e senza una strategia definita se non quella di rispondere a determinati interessi, legittimi sia chiaro, ma di parte».

«Proprio su quest’ultimo punto – conclude il Pd – vogliamo infatti concentrare l’ultima riflessione. Più del 50% di tutto il residenziale risulta assegnato a cinque soli attori, imprenditori che sono tra l’altro sempre gli stessi degli ultimi anni, segno evidente ancora una volta di un Piano operativo senza una spina dorsale, che ha risposto alle sollecitazioni di alcuni, ignorando un ragionamento globale. Ci chiediamo quale sia stato il criterio che abbia permesso all’amministrazione di assegnare più lotti ad uno stesso soggetto, magari, per esempio, sei o sette villettine autonome in punti di pregio del Comune, di assegnarne altri lotti nelle corti private delle abitazioni esistenti, di prevedere tre o quatto interventi grossi di diversa natura contemporaneamente sui terreni degli stessi soggetti, di trasformare strutture turistico ricettive a residenziale in una zona artigianale, e contemporaneamente di rigettare tutto il resto dei contributi pervenuti. Ecco, assessore Teglia, ci aspettiamo risposte chiare in tal senso, anche se non potremo essere in Consiglio comunale ad avanzare queste domande stia pur certo che andremo in lungo ed in largo per tutto il territorio a cercare di spiegare il nostro punto di vista ai cittadini».

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