MASSA MARITTIMA – «Segnali di una nuova vitalità e di una ricerca di nuove prospettive di futuro in alcune delle comunità locali delle Colline Metallifere che sono state un tempo centro delle attività minerarie e che invece oggi si vedono costrette a convivere con lo spopolamento, con la perdita di funzioni e di servizi essenziali, con la decadenza di quelle stesse emergenze che ne avevano per decenni contraddistinto la caratteristica fisionomia (l’emblematico crollo del castello minerario di Pozzo Carlo, ad esempio, a Capanne, resta una vistosa ferita aperta)».
E’ quanto è emerso nell’incontro tra gli abitanti di Fenice Capanne e il Comitato “Lido Santini” di venerdì 26 maggio: un momento di dialogo «sincero e costruttivo, in cui le persone, forse agevolate dal far parte di un piccolo centro in cui pressoché tutti ci si conosce ed è più facile sentire la condivisione del rapporto con il contesto ambientale dove si vive, hanno manifestato con evidenza, accanto al loro senso di amarezza per la povertà di servizi disponibili e per la conseguente sensazione di reflusso in una condizione di marginalità, anche un vivo desiderio di ritrovare un senso di comunità ed una prospettiva di crescita attraverso il consolidamento della propria base sociale di appartenenza, riconoscibile e riconosciuta nella sua identità specifica».
E dunque, come per l’esperienza condotta con la comunità di Niccioleta (con cui è in corso di svolgimento già da diversi mesi un lavoro collettivo di riflessione con lo stesso Comitato “Lido Santini”), anche a Capanne questa ricerca di identità «non può trovare il suo punto di partenza se non nel preventivo riconoscimento del patrimonio territoriale che disegna la fisionomia del luogo: le viscere del terreno ricche di minerali, la stratificata storia di come l’uomo se ne è servito e ne ha tratto sostegno, la memoria di come in questa storica relazione uomo-ambiente sono maturate le vicende individuali e collettive con le parallele trasformazioni sia degli uomini che dell’ambiente stesso. In questo, appunto, ci si può riconoscere e da qui si può ripartire con una nuova prospettiva di sviluppo. Per rendere questo desiderio di comunità un progetto concreto, serve la tutela di quel patrimonio, la certezza di una sua conservazione per poterci innestare l’esperienza condivisa della partecipazione, la sperimentazione di una nuova coscienza di luogo: partendo dalla scoperta dei bisogni, delle risorse e delle aspettative, si potrà poi formulare una domanda di progresso da delegare a chi per competenza e per mandato amministrativo è deputato a farlo» prosegue il comitato Lido Santini.
«D’altra parte, oggi abbiamo normative che possono agevolare questo passaggio dalla tutela delle tracce del passato ad una rigenerazione del territorio realisticamente aperta in avanti: vedi la formazione di “Comunità Patrimoniali” ( Convenzione di Faro, 2020), l’attivazione di Processi Partecipativi ( Legge Regionale n°46 / 2013) .
Tappa preliminare, la scoperta-conoscenza di ciò che si è e di ciò che si ha: da qui, anche a Capanne, l’utilità di un questionario, esso pure prodotto direttamente da chi abita il territorio in funzione della sua specificità. La stesura e la compilazione del questionario è già un primo atto di responsabilità, di cittadinanza. Da questo, oltre al ventaglio di riflessioni all’interno della singola comunità interpellata, potrà scaturire immediatamente il rimando esterno verso analoghe comunità locali, in una rete di relazioni di analogia-peculiarità che vada a comporre l’intera mappa di un’area (le Colline Metallifere) unica nel suo genere e appunto per questo bisognosa di un riconoscimento di solida tutela e di una conseguente organica valorizzazione».