GROSSETO – «Bisogna riprendere il filo delle politiche di welfare degli anni 70, e tornare a investire sul bene fondamentale della prima casa dando l’opportunità alle fasce più deboli della popolazione di avere un tetto sulla testa. Perché il diritto all’abitazione è la precondizione affinché chiunque possa costruirsi un futuro».
È ciò che questa mattina le tre organizzazioni degli inquilini Sunia (Cgil), Sicet (Cisl) e Uniat (Uil) – rappresentate dai rispettivi segretari Antonio Terribile, Sergio Camerota e Stefano Cherubini – hanno detto al prefetto di Grosseto Paola Berardino, consegnandole le 700 firme raccolte fra le famiglie che vivono sulla propria pelle il problema della prima casa, a sostegno della piattaforma messa a punto sui temi dell’housing sociale.
Sostanzialmente le tre organizzazioni sindacali chiedono che il Governo impegni il 2 per cento delle risorse di bilancio annuali per sostenere le politiche abitative, dando gambe ad un grande piano nazionale di realizzazione di nuove abitazioni, e in contemporanea si proceda alla riqualificazione del cospicuo patrimonio pubblico in gran parte deperito realizzato in Italia fra gli anni ’70 e la fine del secolo scorso. Allo stesso tempo viene chiesto il ripristino del fondo nazionale di sostegno agli affitti, quello per la morosità incolpevole e l’estensione dell’utilizzo delle risorse di Pnrr e Bonus edilizi alla riqualificazione delle case popolari.
«Nella nostra realtà – spiega Antonio Terribile – ci aspettiamo almeno 300 sfratti esecutivi nel corso del 2023, con centinaia di famiglie in attesa dell’assegnazione di una casa pubblica. Per il 2024 sono 500 gli sfratti previsti nel 2024. Solo a Follonica si presentano al sindacato almeno tre/quattro famiglie sfrattate. Pensiamo che oltre alle politiche nazionali si debba fare uno sforzo meglio coordinato anche sul piano degli Enti locali, a partire dalla costituzione di un’agenzia per la casa in grado di intervenire tempestivamente sulle situazioni di crisi attraverso gli enti del terzo settore della cooperazione sociale. Soggetto che non può non avere il sostegno dei Comuni».
«I numeri delle firme raccolte oggi – dice Sergio Camerota, segretario della Sicet Cisl Grosseto – danno solo una visione parziale del problema abitativo che, presto, sarà ancora più grave. La decisione del Governo di eliminare il fondo per la locazione abitativa non tiene conto delle difficoltà che migliaia di famiglie nel nostro Paese affrontano ogni giorno, aumentate, di recente, anche dall’inflazione. Il nostro intento, quindi, è quello di portare all’attenzione di tutte le istituzioni la situazione, prima che si arrivi a uno stato di tensione sociale difficilmente recuperabile. Nel nostro Paese il diritto alla casa fatica ad essere riconosciuto come diritto sociale, ma non dobbiamo dimenticare che nella scala dei valori, la ricerca di una abitazione insieme alla salute rappresenta uno dei bisogni prioritari».
«L’impatto dell’inflazione sui redditi – dice Stefano Cherubini, segretario dell’Uniat Uil – sta accrescendo il disagio di fasce di popolazione sempre più ampie, che non solo non riescono a sostenere gli affitti ma hanno anche problemi a pagare le bollette delle utenze. A fronte di un disagio sociale crescente sia il Governo che le istituzioni locali fanno poco o niente, come se ignorare il problema contribuisse ad eliminarlo. E il momento di cambiare passo e iniziare a costruire una nuova politica di housing sociale, prima che sia troppo tardi ed esploda il malessere sociale».