GROSSETO – «È davvero un momento difficile per i lavoratori delle strutture sociosanitarie della nostra provincia. In questi giorni – recita una nota della segreteria della Funzione pubblica della Cgil – abbiamo ricevuto più segnalazioni da parte dei dipendenti di cooperative sociali ed enti che gestiscono i servizi sociosanitari in strutture come Rsa, Rsd, case-famiglia, centri diurni, centri educativi e in generale le strutture di accoglienza».
«Il Covid prima e l’impennata dei costi di gestione ed energetici dovuti agli aumenti dell’inflazione stanno facendo saltare i conti ai soggetti che per conto di Ausl, Società della salute e Comuni erogano in regime di appalto prestazioni sociosanitarie e socioeducative, con soci e dipendenti in forte sofferenza. Una situazione preoccupante che è aggravata dai ritardi nei pagamenti da parte delle stazioni appaltanti, che in molti casi vanno ben oltre i 60/90 giorni previsti dalla legge. Cosa che costringe gli enti del terzo settore a ricorrere sistematicamente agli anticipi bancari, con problemi a catena nella puntualità dei pagamenti degli stipendi ai dipendenti. Anticipi fatture e finanziamenti a breve che a loro volta costano sempre di più in conseguenza dell’innalzamento dei tassi di interesse».
«Fra l’altro i lavoratori del terzo settore coinvolti nell’erogazione di questi servizi essenziali per la qualità della vita dei cittadini, scontano già il fatto di avere basse retribuzioni nonostante svolgano mansioni impegnative dal punto di vista fisico e mentale. Con salari particolarmente esposti alla perdita di potere d’acquisto in conseguenza dell’inflazione. Che oramai da anni sono di per sé stessi inadeguati al costo della vita, ma che non vengono incrementati per tenere bassi i costi di gestione da parte delle stazioni appaltanti» prosegue la nota.
«La situazione sta diventando esplosiva e c’è il rischio concreto che entro breve tempo saltino i bilanci, con conseguenze drammatiche sui livelli occupazionali oltre che sulla qualità dei servizi erogati a un’utenza composta prevalentemente da persone fragili o da bambini, come nel caso dei servizi educativi».
«Per questo – conclude la segreteria Fp Cgil – chiediamo a tutte le stazioni appaltanti che operano in provincia di farsi carico della situazione. Accelerando i tempi di pagamento e individuando risorse aggiuntive da destinare ai servizi sociosanitari e socioeducativi con l’obiettivo di tutelare gli oltre 1.500 addetti del terzo settore che lavorano in provincia, ed evitare il collasso del sistema di assistenza sociale».
«Considerata la situazione, inoltre, come Fp Cgil chiediamo di istituire un tavolo di confronto con Ausl, Società della salute, Comuni e soggetti del Terzo settore, per condividere e coordinare le iniziative».