
GROSSETO – In molti, dalla società civile alla politica, stanno commentando il “Caso Clan”, l’associazione grossetana che si occupava dei servizi museali al Polo delle Clarisse.

«Ciò che si apprende dalla stampa è doloroso, grave e preoccupante – commenta Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambeinte -. Non rinnovare la convenzione all’associazione Clan per la gestione del Polo culturale Le Clarisse a causa – a quanto pare – dell’utilizzo di un asterisco per indicare le attività per bambin* è assurdamente incredibile. Eppure, è successo. Clan è un’associazione con cui noi di Legambiente abbiamo collaborato anche di recente nell’ambito della sezione del Clorofilla Film Festival e che ha dimostrato professionalità, impegno e competenza nelle iniziative in comune, ultima quella delle proiezioni in realtà virtuale con la Saletta VR» .
«Un’associazione viva – prosegue -, che quotidianamente lavora per animare la nostra comunità con dedizione, passione e capacità di innovare e proporre contenuti e contenitori sempre nuovi in ambito culturale ed artistico, fortemente penalizzata» .
«L’utilizzo dell’asterisco rappresenta l’inclusività per cui, come associazione, non smetteremo mai di combattere. Dal linguaggio passa la realtà delle cose e una lingua in cui il genere predominante è il maschile non è funzionale al cambiamento che serve alla società. Ci auguriamo che da parte di Fondazione Grosseto Cultura possa esserci un ripensamento, che questa situazione possa essere risolta e che il dibattito pubblico smetta di piegarsi a strumentalizzazioni dannose per il progresso civile e culturale di cui il nostro Paese e la nostra Maremma hanno enormemente bisogno», conclude Gentili.

«Un asterisco che fa scandalo e costa dei posti di lavoro a Grosseto è ciò che mai avremmo desiderato per la nostra città», affermano dalla Segreteria Unione comunale Pd Grosseto.
«Il fatto è ben noto – spiegano dal Pd -, una newsletter nel mese di dicembre che invita dei bambini e delle bambine in età scolare a partecipare a un laboratorio creativo organizzato dal collettivo Clan, associazione culturale che da anni collabora con il Polo delle Clarisse, fiore all’occhiello di Grosseto. Immediata già al momento della pubblicazione della newsletter la reazione del Cda di Grosseto Cultura, che aveva subito chiesto “chiarimenti” al direttore delle Clarisse e la rettifica per la scelta linguistica a Clan. I “chiarimenti” ci portano direttamente a oggi, quando arriva, guarda caso, la notizia del mancato rinnovo del contratto che legava Clan alla Fondazione Grosseto Cultura».
«Un pretesto, una scusa per eliminare personale non gradito? Che altro? La decisione è chiaramente politica, legata a strettissimo giro all’attuale Giunta, e che cavalca, senza conoscerne i fondamenti e le possibilità di evoluzione linguistica, la polemica strumentale sull’uso inclusivo della lingua italiana. Uso che nulla toglie alla tradizione della lingua italiana per come la conosciamo, ma che semmai ne amplia le possibilità espressive. Il dibattito su come poter uscire dal binarismo dell’italiano, è vivace e soprattutto aperto già da un po’, nel resto del mondo e anche nel nostro Paese, ed è un dibattito che, a volerlo studiare e comprendere fino in fondo – e non per sentenze e frasi fatte – può solo portare ad apertura delle menti, a una conoscenza più ampia dei fenomeni sociolinguistici e a un arricchimento personale».
«Sacrosanto il dubbio e sacrosante le domande per conoscere meglio i fenomeni, completamente ingiustificabile la censura completa, che è quello a cui stiamo assistendo con questa decisione. Una censura di fatto che limita l’espressione e costa dei posti di lavoro in una città dove le politiche culturali non brillano e le opportunità di lavoro scarseggiano ma che, pur a fronte di questo la destra preferisce fare sciocche battaglie ideologiche. Infatti, l’utilizzo di quell’asterisco nulla c’entra con presunta fluidità di genere da “imporre” a giovanissime menti (come se poi fosse qualcosa di realmente imponibile), ma è l’unico segno in grado di coinvolgere contemporaneamente i due generi senza che uno risulti più importante o preponderante dell’altro. Asterisco, cultura e tolleranza: dibattiti per i quali, a Grosseto, non siamo pront*».
«Ma non si tratta, stavolta, di solo dibattito. Si tratta di una vera e propria ritorsione, un messaggio obliquo, verso chi non si allinea ad un pensiero peraltro debole e sbagliato, il pensiero di una destra che, nella mancanza di idee si affida a luoghi comuni e chiacchiere da bar. La nostra città non ha bisogno di questo».
«Per tutti questi motivi, come Pd locale chiediamo con forza le dimissioni dell’attuale presidente della Fondazione Grosseto Cultura e di tutto il CdA per l’approccio oscurantista, e procederemo inoltre con un’interrogazione in Consiglio comunale per avere spiegazioni ufficiali da sindaco e assessore alla cultura su una decisione tanto grave quanto ridicola», concludono i dem.

«Il 2022 grossetano si chiude con l’ennesimo schiaffo in faccia ai diritti – dice Margherita Ambrogetti Damiani portavoce provinciale conferenza donne democratiche Grosseto -. La notizia del mancato rinnovo della convenzione con l’associazione Clan per la gestione dei servizi del Polo delle Clarisse causata – a quanto si apprende – dall’utilizzo (corretto) dell’asterisco nella sezione della newsletter di dicembre dedicata alle attività per bambin* è ingiustificabile. La decisione è stata presa dal Cda di Fondazione Grosseto Cultura e segue un richiamo riferito proprio all’utilizzo dell’asterisco».
«Il “licenziamento” causato, a quanto si legge, dal rifiuto da parte dell’associazione di diffondere una nota di rettifica rispetto all’uso dell’asterisco è inqualificabile – prosegue la nota -. Quella sull’uso di schwa e asterischi al posto del plurale maschile indifferenziato è una polemica che torna ciclicamente, strumentalizzata da una parte della politica che ha come unico obiettivo la distruzione del diritto all’autodeterminazione, estremizzando e distorcendo concetti semplici».
«La nostra lingua non ha il neutro ed è flessiva: ogni articolo, pronome, sostantivo e aggettivo viene declinato per genere. Per questo, fin dalle scuole elementari ci insegnano che, nel dubbio, il maschile – il cosiddetto “maschile generico” o “neutrale” – va sempre bene. L’asterisco cosiddetto egualitario trova soluzione a questa preferenza del maschile, evitando la riproduzione di meccanismi di potere, rapporti di forza e discriminazioni».
«La lingua non è monolite. Si evolve con i cambiamenti sociali e culturali che, nonostante un conservatorismo estremo che pare non essere intenzionato a cedere il passo, si stanno affermando. L’asterisco non è la soluzione definitiva al sessismo e al patriarcato ma è un elemento importante della rivoluzione che è necessario continuare a fare. Uno scoglio – evidentemente culturalmente incapace di accettare che la libertà di ciascuno è la libertà di tutti – non potrà certo fermare il mare dei diritti. La Conferenza delle donne democratiche di Grosseto è vicina all’associazione Clan che tanto fa per la nostra Grosseto, lavorando alla creazione di occasioni innovative e culturalmente stimolanti per una comunità che, evidentemente, ne ha davvero tanto bisogno» conclude Ambrogetti Damiani.