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Meno classi e insegnanti, sindacati: «Scuola pubblica sotto assedio da anni. Bene la presa di posizione del Consiglio»

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GROSSETO – Soddisfazione dei sindacati confederali per “la presa di posizione del Consiglio comunale sullo stato d’emergenza della scuola”. Nel corso della sua seduta odierna, infatti, il Consiglio comunale di Grosseto, presieduto da Fausto Turbanti, ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno relativo ai tagli del settore scuola e al sovraffollamento classi.

“La scuola pubblica è sotto assedio da anni – spiegano i segretari provinciali Cristoforo Russo della FLC CGIL, Alfonso Nocchi della CISL Scuola e Fabio Severi della UIL Scuola Rua, tanto che ormai si è arrivati al punto di rottura -: i sindacati di categoria sono in agitazione da mesi per chiedere alla politica l’attenzione, le risorse, la programmazione, necessarie a dare dignità alla scuola e assicurare un servizio scolastico efficiente. Molte le questioni a livello nazionale, dal rinnovo del contratto, all’investimento di risorse, alla lotta al precariato, al rispetto delle prerogative contrattuali. Tutto questo ha importanti ripercussioni sul nostro territorio, sui nostri ragazzi, sul lavoro di centinaia di docenti e personale ATA. Infatti la mancanza di investimenti e di una programmazione condannano la scuola ad edifici scolastici vecchi e fatiscenti, a classi pollaio, ad istituti accorpati, alla mancanza di insegnanti di ruolo con la conseguente discontinuità didattica, a lavoratori precari, con esiti nefasti sul servizio offerto agli alunni”.

Per tutto questo i sindacati confederali esprimono soddisfazione per l’Ordine del giorno approvato all’unanimità nel Consiglio comunale di oggi: “una presa di posizione importante, che dimostra l’urgenza di rimettere la scuola al centro, investendo le necessarie risorse e pianificando azioni che modernizzino la scuola, combattano il precariato e assicurino un servizio scolastico valido. Per il prossimo anno scolastico, nella nostra provincia è già prevista una riduzione di 20 classi e una diminuzione dell’organico dei docenti pari a 21; a questi si aggiungono gli effetti del recente decreto legge 36/2022 che prevede altri tagli agli organici, in particolare nel nostro territorio andremo ad ulteriori meno 40″.

“E’ evidente che tutto il mondo della scuola è in forte sofferenza – continuano-, la dignità dei lavoratori è continuamente calpestata e al contempo non viene fornito alle giovani generazioni un servizio scolastico adeguato. Tutti insieme, CGIL, CISL e UIL, rappresentiamo 60% dei lavoratori del settore, quotidianamente viviamo il mondo della scuola, conosciamo bene le necessità dei lavoratori e i problemi organizzativi; è un nostro dovere portare avanti le loro istanze e proporre soluzioni, che però non possono concretizzarsi se non con l’azione politica. Per questo negli ultimi mesi ci siamo fatti promotori di una serie di azioni di protesta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sullo stato d’emergenza della scuola, che poi ha portato il Consiglio comunale di Grosseto a votare all’unanimità l’Ordine del giorno sulle problematiche della scuola”.

“Tra le azioni prioritarie da mettere in campo, oltre allo stanziamento di maggiori risorse finanziarie per il rinnovo del contratto di categoria e per l’edilizia scolastica, la modifica dei parametri dei numeri degli alunni per classe (D.P.R.81/2009), che così come sono risultano essere troppo stringenti e in un territorio ampio e poco popolato come il nostro portano alla chiusura degli istituti più piccoli nelle zone periferiche e al taglio dell’offerta formativa nelle scuole superiori. In un’ottica di rafforzamento del servizio scolastico è necessario rivedere i tagli agli organici previsti e riportare la formazione di tutto il personale della scuola alla sfera di competenza dell’autonomia scolastica e del collegio docenti, con stanziamento di risorse dedicate”.

“Il nostro auspicio è che tutte le pressioni che vengono fatte al Governo, dalle parti sociali e dalle Istituzioni locali, portino ad un’inversione di tendenza e quindi ad investimenti e programmazione; perché disinvestire sulla scuola significa minare il futuro del Paese”, concludono i tre segretari.

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