Il rapporto della camera di commercio

L’inflazione galoppa e cala l’occupazione: la Maremma stretta dalla nuova crisi

La Camera di Commercio ha presentato il Rapporto sulla struttura economica delle province di Grosseto e Livorno nel 2021.

Riccardo Breda, presidente della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno

GROSSETO – Stamani, giovedì 7 luglio, la Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno ha organizzato a Grosseto la ventesima Giornata dell’Economia, l’importante appuntamento annuale per la presentazione del Rapporto sulla struttura economica delle province di Grosseto e Livorno nel 2021, a cura del Centro Studi e Servizi della Cciaa, che quest’anno è stato denominato “Adelante… con giudizio. Tra pandemia e guerra. I rischi per il futuro della nostra economia”. Sono intervenuti Riccardo Breda, presidente della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno, e Mauro Schiano del Centro Studi e Servizi.

“La presentazione del rapporto annuale sulla struttura economica delle province di Grosseto e Livorno – ha spiegato Breda – costituisce di norma l’occasione per illustrare per le tematiche di maggiore interesse quanto verificatosi nell’anno trascorso ed al contempo di delineare, attraverso proiezioni tecniche o più semplicemente “ipotesi ragionate”, il trend per il futuro prossimo. In realtà per il presente rapporto resta difficile non tenere conto che l’analisi di quanto accaduto nel 2021, con le conseguenti aspettative in larga e copiosa parte benevole, risulta nella logica delle cose abbondantemente superato e in buona sostanza archiviato nei database statistici”.

“Infatti – prosegue – se una lettura del trascorso ci invita a fare nostro nella prima parte del titolo del rapporto il richiamo manzoniano a procedere, pur con la dovuta cautela, che è poi quello che tutti pensavamo ad inizio 2022, quanto accaduto il 24 febbraio scorso con l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa costituisce una tremenda doccia fredda su tutte le speranzose prospettive”.

“Nel rapporto del 2020 sostenevamo che l’evento eccezionale, inatteso, il cigno nero covid, aveva spiazzato un’economia già provata ed in difficoltà; alle note carenze, limiti e difficoltà del nostro territorio si era infatti sovraccaricato quell’accadimento pandemico che aveva posto in emergenza non solo il nostro Paese, ma la Terra intera. Quest’anno avremmo voluto narrare di un 2021 in cui le luci hanno superato le ombre. Purtroppo, ahinoi, già sappiamo che così non è stato, i cigni neri non sembrano più essere eventi eccezionali ma si sono presentati con una preoccupante ricorrenza, quasi annuale. Il fenomeno pandemico è tuttora presente, continuando a manifestare ricorrenti, anche se ad oggi gestibili, colpi di coda. La guerra in Ucraina ed il perverso meccanismo avviatosi e avvitatosi su se stesso, con non ultima la criticità in materia di costo e di approvvigionamento dei prodotti energetici”.

Non solo pandemia e guerra. “L’emergenza ambientale globale e l’imperversare di una diffusa siccità mettono a dura prova anche i raccolti della nostra agricoltura. Le notevoli criticità rappresentate dal “blocco dei crediti” derivanti dai provvedimenti di impulso alla ripresa economica attivati nel periodo pandemico, che pure hanno stimolato una ripresa di numerosi settori ed in particolare di quello edilizio (si pensi, ma non solo al cosiddetto 110%), adesso stanno mettendo in crisi una
cospicua quota del sistema imprenditoriale”.

“Detto questo non possiamo non rimarcare come la ripresa dello sviluppo è la prima strutturale richiesta, forse ambizione, che la società esprime in termini di progetto unitario. Basti guardare l’enfasi posta nell’ultima parte del 2021 sul superamento delle più favorevoli ipotesi di crescita del Prodotto interno lordo, la sopravalutazione del ciclo breve di rimbalzo dei consumi interni, la fiducia posta nella capacità dei soggetti e dei fondi pubblici di annientare gli effetti della crisi. Tutti segnali che indicano un’aspirazione collettiva e condivisa di risalita, se non di ricostruzione. Segnali però che, come detto, qui ed ora avvertiamo più come sogni ma come qualcuno ha detto: A chi crede nei sogni, basta un gradino per raggiungere le stelle”, conclude Breda.

Vediamo nel dettaglio tutti i dati presentati questa mattina. QUI potete scaricare il report completo della Camera di Commercio.

Demografia d’impresa

Il 2021 ha evidenziato andamenti differenti rispetto al passato, almeno fino al 2019, quando si osservava il “normale” svolgersi delle dinamiche tipiche della demografia d’impresa. In evidenza, innanzitutto, una contrazione tendenziale delle sedi d’impresa, con contraltare un’insolita crescita delle attive.

In aumento sia le iscrizioni sia, soprattutto, le cessazioni: non poteva essere altrimenti, dato il “congelamento” dell’attività imprenditoriale del 2020. I saldi risultano negativi, spinti verso il basso anche dall’enorme incremento, in particolare a Livorno, delle cessazioni d’ufficio.

Alle cancellazioni “fisiologiche” si sono aggiunte, soprattutto nella seconda metà del 2021, molte di quelle “sospese” a causa della pandemia, ossia cessazioni di imprese che, probabilmente destinate a sparire dal mercato già a fine 2019, sono state “tenute in piedi” dagli aiuti governativi. Tutto ciò accade ovunque, tranne che in Maremma. Grosseto chiude l’anno con un lieve ma significativo incremento delle sedi; presenta un saldo positivo fra iscrizioni e cessazioni, con le prime che sono cresciute in ragione d’anno e le seconde che restano praticamente stabili.

Fra i settori economici si rileva una sostanziale tenuta del primario e del turismo, una flessione di manifatturiero, commercio e logistica ed un incremento per le costruzioni e per quasi tutti i restanti comparti del terziario.

Negli ultimi anni l’evoluzione del tessuto imprenditoriale locale, piuttosto blanda, è andata di pari passo con quella nazionale mentre è risultata superiore a quella regionale. Ad ogni buon conto le imprese registrate presso la CCIAA Maremma e Tirreno restano sui livelli del 2015.

Artigianato

Localmente il sottoinsieme dell’artigianato mostra variazioni tendenziali migliori dell’intero tessuto imprenditoriale. Il grado di artigianalità del tessuto economico di Grosseto (19,8%) e Livorno (21,7%) è sostanzialmente in linea con la media nazionale (21,2%) ma resta ancora al di sotto della media regionale (24,8%).

In provincia di Grosseto il settore artigianato tra il 22020 e il 2021 fa un balzo in avanti del 0,6% (totale imprese +0,2%).

Agricoltura

Ormai da qualche anno il primario è un settore numericamente stabile ed il 2021 non fa eccezione. Pur restando un settore marginale per l’economia livornese, i suoi trend, pur nella loro limitatezza, sono migliori di quelli grossetani, provincia quest’ultima che ospita oltre i ¾ delle 11.800 sedi d’impresa operanti nell’intero territorio. Le iscrizioni delle imprese agricole risultano infatti in deciso aumento a Livorno (+19%) ed in Italia (+9,4%) ma sono in diminuzione a Grosseto (-11%) che fa peggio dell’ambito toscano (-2,1%). Inoltre, in Maremma nel 2021 il numero di imprese iscritte (289) risulta inferiore alle cessazioni (337).

Nonostante quello agricolo sia il settore anticiclico per eccellenza, l’attuale siccità desta non poche preoccupazioni a tutti i livelli sulla tenuta dell’agricoltura locale e non.

Commercio interno

Dopo la batosta dell’anno precedente, le vendite al dettaglio, spinte verso l’alto dalla crescita dei consumi, hanno sperimentato l’atteso “rimbalzo”. Registrano un “rassicurante” +7,9% tendenziale in termini di valore, colmando così il -5,2% del 2020.

I settori merceologici chiudono l’anno con previsioni positive: non alimentare +13,3%, (dopo la drammatica caduta del 2020), alimentare +1,4% inatteso dopo il balzo in precedenza.

Tale trend premia soprattutto la piccola distribuzione (+9,7%) e chi commercia fuori dai negozi (+9,3%). Numeri che certificano un poderoso “rimbalzo” proprio per quelle tipologie che maggiormente avevano sofferto nel 2020. Anche la grande distribuzione sorride (+5,5%), dopo che aveva chiuso il 2020 con una perdita del 2,9%. Un discorso a parte merita il commercio elettronico: dopo un 2020 dai numeri eccezionali (dovuti alla “reclusione” forzata), il 2021 si chiude con un più “modesto” +13,3%. Di certo con la pandemia si è ampliato il mercato dell’e-commerce, dato che una buona fetta della popolazione ha sperimentato per la prima volta gli acquisti online.

In Toscana ed in provincia di Livorno l’inflazione media annuale si allinea col dato nazionale, risultando solo lievemente inferiore (entrambe +1,8%). Così come accaduto l’anno precedente, diversa è la situazione in Maremma, dove i prezzi al consumo sono aumentati di ben 3,3 punti percentuali in ragione d’anno e la ragione va cercata, al di là di trascurabili differenze negli altri capitoli di spesa, nella poderosa crescita dei costi per i trasporti (+10,1%), in un territorio dove sono largamente utilizzati i carburanti agricoli.

Commercio con l’estero

Nel 2021 gli scambi internazionali hanno conosciuto un periodo di relativa espansione rispetto al 2020.

Livorno, territorio con un forte grado di apertura verso l’estero, riesce ad intercettare la ripartenza globale e chiude l’anno con il migliore valore esportato di sempre ma con un valore importato decisamente più basso rispetto al decennio precedente. Grosseto, che poco aveva perso col 2020, mette a segno due variazioni positive, soprattutto in termini di import: i 380 milioni di euro di esportazioni rappresentano una crescita relativa del 5,0% ed i 270 milioni di importazioni valgono ben il +38,6% tendenziale. Il saldo è positivo e si attesta sui 111 milioni di euro e, vista la natura delle variazioni tendenziali appena descritte, è in peggioramento rispetto all’immediato passato.

Turismo

Nel corso del 2021 si sono contati oltre un milione di arrivi in Maremma, che hanno generato oltre 5,3 milioni di presenze; entrambi i flussi risultano in crescita di un quarto rispetto all’anno precedente (arrivi +25,2%, presenze +25,5%), fenomeno che non ha modificato il valore della permanenza media, che resta stabile a 5,2 notti.

In provincia di Grosseto cresce notevolmente la componente straniera (arrivi +81%, presenze +88%), dunque con un passo superiore a quello mostrato da Livorno, mentre appare più tiepida la ripresa della componente italiana (arrivi +16%, presenze +14%). A causa di tali fluttuazioni, rispetto all’anno precedente la permanenza media degli italiani si riduce lievemente fino a 5 notti mentre cresce quella calcolata per gli stranieri, che arriva a 6 notti.

Il comparto alberghiero (arrivi +31%, presenze +26%) chiude l’anno con un incremento migliore rispetto all’extralberghiero (arrivi +22%,
presenze +25%), rimettendosi in carreggiata dopo un 2020 a dir poco problematico. In tal modo si amplia leggermente la forbice che normalmente separa la permanenza media dell’alberghiero, che nel 2021 scende a 3,7 notti, da quella calcolata per l’extralberghiero, che raggiunge le 6,1 notti.

Passato il peggior anno nella serie storica dei flussi, la risalita di quelli diretti verso la provincia di Grosseto, anche se rimarchevole come già accennato, non consente di raggiungere i numeri rilevati alla fine dello scorso decennio. Pur trovandosi in una situazione migliore della maggior parte delle province toscane, la Maremma rispetto a Livorno appare più lontana dalla media degli anni 2017-2019: -14,6% in termini di arrivi e -7,7% in termini di presenze.

Mercato del lavoro

Mentre a Livorno il ritrovato dinamismo nel mercato del lavoro si declina positivamente in un aumento degli occupati e nel calo delle persone in cerca di lavoro, a Grosseto, diversamente, il tessuto economico non pare in grado di declinare in «positivo» l’incremento di forza lavoro: cala l’occupazione mentre aumentano le persone in cerca in occupazione. I “nuovi disoccupati” sono pertanto alimentati da ex occupati ed ex inattivi.

In Maremma il calo dell’indice occupazionale interessa le femmine dai 35 anni in su, mentre migliora la situazione delle giovani donne. Le criticità occupazionali tra i 35 ed i 49 anni riguardano anche i maschi, tanto che in questa fascia di età il tasso di occupazione registra un calo di oltre un punto percentuale.

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