Orbetello

Alghe e moria di pesci in Laguna, Pd: «La governance non funziona, bisogna cambiarla»

Pesci morti Laguna Levante

ORBETELLO – “La Laguna di Orbetello è in grande sofferenza: è questa una non-notizia. Sono decenni che la Laguna soffre di condizioni anossiche che portano periodicamente alla moria di pesci e contribuiscono ad incrementare l’aumento della massa algale in un circolo vizioso. In questo momento c’è un ulteriore elemento di rilievo: è rossa”, afferma Rodolfo Bassi del Pd Orbetello.

“La laguna ha una vasta area con le acque di color ruggine indicativamente intorno alla diga e al centro storico – prosegue -. La natura di questa colorazione non è stata divulgata”.

“Esiste la possibilità che sia addebitabile ad una vasta colonializzazione da parte di cianobatteri e diatomee che proliferano nelle aree di solfatazione. Questa situazione impatta notevolmente anche sulle prospettive turistiche con la stagione iniziata e con il rischio concreto che questa “marea rossa” a breve sfoci verso l’Ansedonia e la Feniglia rendendo inospitali spiagge e lidi che già soffrono correntemente degli sfoghi delle acque lagunari innescate dai pompaggi di acqua di mare”.

“E’ notizia di queste ore che venerdì 24 giugno si riunirà ad Orbetello il Comitato Scientifico previsto dall’accordo di gestione Comune/Regione per approfondire la situazione, verificare le ipotesi e le procedure in atto, impegnare risorse e strumentazioni ulteriori nel monitoraggio ed eventualmente programmare altre azioni”.

Cosa fare in questo momento? è il mantra che circola tra i cittadini, la classe politica, i più esperti, i meno consapevoli. Chi ha interessi economici in ballo, chi ha a cuore particolarmente l’ambiente – in una parola: noi tutti in un modo o nell’altro ipotizziamo scenari, soluzioni, speriamo nella clemenza del meteo, nella pioggia, nel cambio del vento. Al tempo stesso chi ha la responsabilità sulla laguna si rifugge in silenzi, omissioni, nel ridimensionamento, quasi a voler prevenire i danni politici di un disastro ecologico ed economico, piuttosto che cercare di evitare che lo stesso avvenga. “Soggetto attuatore”, “accordo di programma”, “commissariamento”, “ente laguna”, “delegato alla laguna”, “comitato scientifico”, “presidente e membri nominati”, “mail”, “residui dei fondi”, “convenzione”, “ordinanze”. Stiamo tutti apprendendo i termini di un “disaccordo” tra enti che ha portato ad un sostanziale immobilismo”.

“Eppure sono ben conosciute le tecniche per prevenire le anossie in laguna, alcune addirittura risalgono agli Etruschi; brevemente le possiamo raggruppare in tre distinti settori:

-escavazione dei canali “navigabili” per aumentare la velocità di ricambio delle acque lagunare e per fornire un reservoir di acqua profonda ai pesci durante le possibili crisi anossiche;
-raccolta di parte della massa algale in modo da mantenere per lo meno il banco algale nei limiti massimi sopportabili dal sistema laguna;
-pompaggio delle acque marine durante i periodi più caldi per aumentare il ricircolo ed abbassarne la temperatura media”.

“Di queste azioni che sinergicamente possono mantenere in piedi l’ecosistema lagunare di fatto è in atto solo l’ultima, con tutte le polemiche per il tardivo avvio delle pompe. La raccolta delle alghe che pure era presente nell’accordo Comune/Regione (anche se in quantità minima più votata ad aspetti turistici e di immagine) è del tutto ferma. L’escavazione dei canali nemmeno prevista”.

“A peggiorare la situazione vi è stato negli scorsi anni il rinnovo pedissequo delle convenzioni sulla pesca in laguna che consente l’immissione di avannotti in quantità regolate sulle esigenze commerciali piuttosto che sulla sostenibilità ambientale”.

“Siamo solo a fine giugno, ci sono ancora davanti 20 o 30 giorni di possibili crisi, quali sono le possibilità? Questo lo apprenderemo nei prossimi giorni dal Comitato Scientifico, i cui lavori sarebbe bene fossero pubblici. La sensazione è che a questo punto siamo indifesi davanti al destino”.

“Sette anni fa con una amministrazione di centrosinistra avvenne una estesa moria di pesci, le condizioni ambientali furono eccezionali (come in parte oggi), i pompaggi partirono in ritardo (come alcuni accusano oggi). In seguito venne fatta un accordo con la Regione, non riuscendo mai a coinvolgere lo Stato, e nei successivi sei anni con una amministrazione di centrodestra la situazione è stata complessivamente uguale. Ogni anno arriviamo sempre più vicino al collasso della laguna e ogni anno reiteriamo quello schema di accordo. Ma cosa abbiamo imparato in questi anni?”.

“Una cosa è evidente, la governance della laguna non funziona: non va bene che a decidere quando attivare delle pompe sia un ufficio regionale a 200 km di distanza. Non va bene che le interlocuzioni tra enti siano affidate a mail, che il comitato scientifico non si riunisca in modo costante, che il monitoraggio sia su postazioni fisse, e soprattutto non va bene che l’amministrazione comunale rifugga al ruolo di decisore per paura di assumersi le proprie naturali responsabilità”.

“Potrebbe sembrare che in questo momento il tema della governance non sia essenziale, ma invece è proprio davanti al fallimento di questo modello di gestione che dobbiamo mettere le basi per prevenire futuri disastri. Se scamperemo o meno a questo che sembra imminente non dipende certo da quello che potremmo fare oggi, ma forse da quello che tutti non siamo stati in grado di fare negli anni scorsi”.

“Quale ruolo ha il Pd di Orbetello in questo contesto se non quello legittimo di chiedere una nuova governance? Per nostro conto ci opporremo politicamente al rinnovo pedissequo di un accordo tra Comune e Regione, chiederemo con forza che la Regione mantenga il suo impegno finanziario nei confronti della Laguna di Orbetello, ma che deleghi tutte le attività operative al solo Comune. Che avrebbe così strumenti e mezzi per essere realmente operativo e pienamente responsabile della gestione ordinaria della Laguna”.

“Gestione ordinaria che, soprattutto in questi anni, si è tradotta in una mera accensione delle pompe. Se un’amministrazione comunale che si dichiara efficiente non è in grado di prendersi nemmeno la responsabilità di gestire dei pompaggi in laguna, allora noi tutti ci chiediamo quale (in)capacità amministrativa ci stia governando”.

“La Regione Toscana dovrà avere invece un compito più alto e di raccordo con lo Stato, il Governo, l’Europa, per ricercare i fondi (anche nel PNRR), promuovere i progetti, le sinergie e lavorare sulla bonifica, prevenzione, e salvaguardia ambientale della Laguna. Questo passo è necessario per evitare rimbalzi di competenze su situazioni ordinarie, per avere una corta e locale catena di governo, per ovviare alle difficoltà di monitoraggio con solo tre sonde fisse su una superficie 850 ettari”.

“E’ un ideale passo intermedio verso una gestione più integrata della laguna, in attesa che anche lo stato faccia la sua parte e, non solo in termini economici, dia un contributo propositivo ad un bene che rientra nel demanio statale”, conclude Bassi.

 

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