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Gessi Rossi, Sinistra Italiana: «Noi dalla parte dei lavoratori»

Gessi rossi

SCARLINO – «Sinistra Italiana delle Colline Metallifere condivide in maniera sostanziale il documento, uscito dall’incontro tra Provincia, Comuni, vertici Venator, Rsu e Sindacati del comparto chimico, riguardante la situazione venutasi a creare dopo l’intervento del NOE e la successiva diffida della Regione Toscana a continuare nella messa a dimora dei gessi rossi nella ex cava di Montioni sino a quando l’azienda non abbia provveduto a mettere in sicurezza quel sito».

Siamo consapevoli che il polo industriale di Scarlino è strategico per tutta la provincia di Grosseto in quanto produce il 30 per cento del Pil provinciale e garantisce circa 25 milioni di stipendi tutto l’arco dell’anno.

Siamo altrettanto consapevoli che le varie aziende “della piana”siano legate tra loro in maniera molto stretta e, quindi, che il rischio vero sia l’azzeramento delle grandi aziende del Casone con gravissime ripercussioni sul territorio.
La vocazione di questo territorio è e non può che essere plurale e la manifattura è un comparto ad oggi insostituibile anche nell’ottica della bonifica dell’intera area del Casone.

Riteniamo come Sinistra Italiana che sia arrivato il momento in cui l’azienda passi dalle parole ai fatti. Ha disatteso o comunque non ha prodotto grossi risultati con i vecchi accordi firmati nel 2004, con gli stessi soggetti seduti ancora oggi allo stesso tavolo.

Già allora era palese la necessità e quindi la promessa dell’azienda di allora, Tioxide, successivamente divenuta Venator, di mettere in moto studi ed interventi sostanziali volti alla riduzione dei gessi rossi, ebbene i risultati sono davanti ai nostri occhi.

Oggi l’azienda torna a fare promesse dicendo che in cinque anni ci sarà una riduzione del 50%, se pur con meno credibilità di allora vogliamo continuare a darle ascolto nell’interesse dei lavoratori tutti e dell’importanza che l’industria manifatturiera ha nei nostri territori, ma chiediamo con forza investimenti e risultati in tale direzione in tempi brevi.

«Come soluzione al problema pensiamo che l’azienda si debba dotare di una discarica autorizzata, tecnologicamente avanzata e controllata per poter proseguire il lavoro e di conseguenza mantenere i livelli occupazionali».

«Concludiamo, riaffermando che siamo dalla parte del lavoro e dei lavoratori, che siamo pronti a batterci per i loro diritti e la loro tutela, consapevoli che nel 2022 il tutto può e deve collimare con la difesa dell’ambiente e della salute secondo i principi basilari della transizione ecologica».

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