Il racconto

Il 118 compie 30 anni. Una madre: «La bambina era in acqua e non respirava. Grazie a sanitari e volontari è tornata a vivere»

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- Foto d'Archivio

GROSSETO – La bambina non si trovava. La famiglia la cercava. Tutto lo stabilimento balneare la cercava. Poi un grido. La bambina, di soli quattro anni, era sott’acqua. Inizia così una delle testimonianze per i 30 anni del 118.

Una famiglia stava trascorrendo il suo primo giorno di vacanza; un periodo di spensieratezza e riposo tra bagni, secchielli e carte da gioco. All’improvviso la loro figlia più piccola non si trova più, sparita alla vista dei genitori.

“Mi sono allarmata immediatamente e ho allertato tutta la famiglia – scrive la madre, Simona in una lettera inviata alla Asl Toscana sud est dove ha voluto raccontare, proprio in occasione del trentennale del 118, questa drammatica esperienza a lieto fine -, ci siamo messi a cercarla, poi abbiamo chiesto aiuto alla Croce Rossa temendo che la piccola si fosse persa seguendo le conchiglie. La nostra agitazione ha richiamato l’attenzione dell’intera spiaggia ed una persona, guardandosi attorno l’ha avvistata. La bambina era sotto l’acqua. Forse a causa del riverbero del riflesso della luce del sole noi non l’avevamo vista, forse era caduta in acqua per un colpo di sole”.

“Ho sentito gridare e ho visto gli uomini della Croce rossa precipitarsi su di lei. L’hanno adagiata sulla spiaggia, una donna si è letteralmente buttata su di lei e le ha praticato un energico massaggio cardiaco; gli operatori erano tutti lì, pronti, veloci, si adoperavano vorticosamente con le mani e con il defibrillatore facendole buttar fuori acqua, ma lei non dava segni di vita. Ricordo delle donne che cercavano di sollevarmi ed una di loro che sussurrava all’orecchio di non gridare, i miei figli mi guardavano, li ho visti perduti di paura nelle mie urla, vedevo il mio compagno inginocchiato accanto ai soccorritori che tentava di essere d’aiuto barcollando e piangendo. In pochi minuti è arrivato l’elicottero, un medico ed un infermiere si sono calati dall’alto come due angeli. La piccola è stata intubata e stabilizzata”.

“Le mani dei due operatori si muovevano con precisione, sentivamo di poterci affidare. Molto moltissimo tempo ci è voluto per stabilizzarla ma poi il battito è ripreso e con incredibile delicatezza è stata posta su una barella per essere trasportata fino all’elicottero, destinazione il Meyer di Firenze. Sull’elicottero la piccola è stata costantemente sotto monitoraggio. Arrivati in ospedale un numero incredibile di medici erano li ad aspettarci” prosegue la mamma.

“Sospesa e disperata aspettavo che qualcuno mi dicesse qualcosa. Finalmente la prima buona notizia, la Tac non presenta criticità, il massaggio cardiaco tempestivo e incessante fatto dalla donna sulla spiaggia con gli operatori della Croce Rossa aveva permesso al cervello della mia piccola di ricevere sempre il necessario apporto di ossigeno nonostante l’arresto cardiaco. Quella donna abbiamo scoperto poi era un medico anestesista del Bambin Gesù di Roma, in vacanza su quella spiaggia, quel giorno. Dopo quattro giorni infiniti in coma farmacologico mentre i medici e gli operatori continuavano ad occuparsi di lei, mia figlia ha aperto i suoi grandi occhi blu e ha chiesto del suo secchiello”.

“Da qui in poi è solo amore, gioia, felicità, vita. Voglio ringraziare tutto il personale sanitario che ha permesso alla nostra piccolina, e a noi di conseguenza, di tornare a vivere, e che anche successivamente ci sono stati vicini con affetto e grandissima umanità. In particolare la dott.ssa Alessandra Di Palma, gli operatori della Croce Rossa Angelo Galimberti e Mauro Pasquarelli, il dottor Giovanni Sbrana, il dottor Michele Pennica, la dottoressa Irene Barbarisi, l’infermiere Luca Cinelli, medici e infermieri della rianimazione del Meyer e l’equipaggio del Pegaso. Queste le immense persone che hanno partecipato, insieme ad altri e mi scuso se non mi ricordo tutti i nomi. Grazie a loro abbiamo una bambina serena, che non ha alcun ricordo di quell’avvenimento, ma anzi, ha un rapporto speciale con il mare, che adora e di cui si è sempre proclamata la regina, e forse è vero” conclude in questo modo la sua toccante lettera Simona.

“Questo caso dimostra come nelle situazioni di vera emergenza – spiega Stefano Barbadori direttore dell’elisoccorso della Asl Toscana sud est – l’elicottero sia un mezzo estremamente utile perchè consente il trasporto dei pazienti critici il più rapidamente possibile, ma soprattutto nel luogo più idoneo e nei tempi adeguati”.

“Faccio questo lavoro da oltre 20 anni – ricorda Giovanni Sbrana che in quella occasione era il medico dell’elisoccorso – , ed è quello che ho sempre sognato fare. Costa sacrificio, sofferenze per i pazienti che non riusciamo a salvare ma ti regala anche queste emozioni fantastiche, come quella di una bambina che torna alla vita. Ricordo i suoi occhi quando pochi giorni dopo, tornando al Meyer siamo andati a trovarla. Trasmettevano gioia di vivere e voglia di continuare in questo stupendo lavoro. Salvare una vita così richiede una fortissima catena della sopravvivenza: i cittadini sulla scena, formati e disponibili a chiamare la Centrale 112 (il numero unico dell’Emergenza), a seguire le indicazioni dei professionisti durante le prime manovre di soccorso. Solo se ogni pezzo è completo i pazienti hanno possibilità di tornare alla vita”.

Il servizio 118 compie 30 anni. Un servizio nato il 27 marzo 1992 quando, con decreto del Presidente della Repubblica, veniva istituito in tutta Italia il sistema di emergenza territoriale 118. Nella Asl Toscana sud est questa ricorrenza è stata celebrata con varie iniziative ed eventi ma anche con il ricordo e le testimonianze dei suoi operatori e di chi ha avuto da questo servizio una mano tesa; un aiuto per tornare alla vita quando ormai sembrava tutto perduto.

Una di queste storie si è svolta in Maremma in un giorno d’estate del 2017 sulla bella spiaggia della Feniglia.

 

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