Lotta alla criminalità organizzata

Mafie: in Maremma il più alto numero di beni confiscati della Toscana

Grosseto panorama

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FIRENZE - Sono 199 i beni confiscati alla criminalità organizzata che l’azienda nazionale che li amministra, la Anbsc, ha già destinato in Toscana. E’ l’ultimo dato disponibile negli archivi Open Regio, al netto della tenuta di Suvignano. Si tratta di 21 aziende e 178 immobili: ma siccome si tratta di unità catastali, pertinenze comprese, alla fine la consistenza reale degli immobili è minore. Un appartamento con un box auto ed un terreno, tanto per chiarirsi, conta per tre anziché uno. Quanti alla fine siano gli edifici sequestrati lo si può intuire dalla localizzazione geografica: i 138 beni destinati si trovano in sole 42 posizioni, spesso si sovrappongono; e solo 66, in tutto l’elenco, sono gli immobili principali. Circa uno su due.

I beni possono essere assegnati solo dopo confisca definitiva, situazione che interessa altri 328 beni (282 immobili e 46 aziende) in Toscana oltre a quelli già destinati. Molti però sono a volte scatole vuote prive di valore autentico. Oppure non sono utilizzabili, almeno non immediatamente, perché frutto di abusi edilizi, inagibili od ancora occupati, gravati da debiti ed ipoteche oppure confiscati solo per una parte. La destinazione dunque in quel caso si complica. Con i sequestri non ancora definitivi, i beni gestiti in Toscana dall’associazione nazionale salgono a 588 (503 immobili e 85 aziende).

Dei beni già destinati, 138 immobili sono stati trasferiti al patrimonio degli enti territoriali (26 Comuni), 27 sono stati mantenuti al patrimonio dello Stato e 13 messi in vendita. La provincia che ne conta di più è Arezzo (45), seguita da Pistoia (35), Firenze (18), Massa Carrara (17), Livorno (16), Siena (14), Lucca (13), Prato (8), Grosseto (7) e Pisa (5). Considerando tutti gli immobili confiscati in via definitiva, anche quelli in gestione all’agenzia nazionale, Grosseto è prima (87 immobili) e seguono Pistoia (79), Arezzo (66), Siena (48), Prato (39), Lucca (38), Livorno (34), Massa Carrara (32), Firenze (25) e Pisa (12).

Le 67 aziende confiscate definitivamente (21 quelle destinate) si distribuiscono tra le province di Massa Carrara (13), Prato (12), Livorno, Lucca e Pistoia (10 a testa), Firenze (6), Pisa (3), Siena (2), ed Arezzo (1). Nessuna in provincia di Grosseto.

Complessivamente, tra immobili e aziende, sono 79 le amministrazioni comunali in Toscana che contano beni confiscati. A questo indirizzo è disponibile l’elenco degli immobili ed aziende destinati alle amministrazioni locali: https://www.regione.toscana.it/-/elenco-dei-beni-confiscati-alla-criminalit%C3%A0-organizzata-e-destinati-ai-comuni-della-toscana.

Per la promozione della cultura della legalità e per la restituzione alla collettività dei beni confiscati alla criminalità organizzata, oggi Toscana e Campania hanno firmato un’intesa di quattro anni. In particolare l’obiettivo è migliorare la gestione dei beni, a vantaggio dello sviluppo dei territori e con finalità pure inclusive e di integrazione sociale. Un’alleanza che porterà sinergie ma anche, probabilmente, nuove e maggiori risorse: a vantaggio di un sano sviluppo economico, della ricerca zootecnica e agricola e chiaramente anche dell’eduzione alla legalità.

Nel protocollo firmato il 21 maggio dalla due istituzioni, direttamente dai presidenti Giani e De Luca, si parla di scambio di dati, informazioni e buone pratiche sperimentate, di azioni future per migliorare la gestione dei beni, di sperimentazioni e innovazioni produttive e ambientali, di tutela dei diritti e lavoro per persone a rischio di esclusione, di opportunità di impiego per i giovani e di diffusione della cultura della legalità nei territori e tra gli operatori economici. Una risposta insomma a bisogni sociali da un lato e promozione, in Italia ma anche in Europa, di modelli organizzativi e gestionali innovativi dall’altra. Una sfida non da poco.

 

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