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Latte, Confagricoltura: «Bisogna arrivare ad almeno 50 centesimi al litro. A rischio la sopravvivenza delle nostre aziende»

Latte

GROSSETO – “Dobbiamo arrivare almeno ai 50 centesimi al litro per il latte bovino, altrimenti è a rischio la sopravvivenza delle nostre aziende e con esse la produzione toscana di latte”, a parlare Attilio Tocchi, presidente di Confagricoltura Grosseto, dopo l’ultimo tavolo in Regione.

“Prendiamo atto – dice – della buona volontà della GDO che ha manifestato l’intento di riconoscere ai produttori tre centesimi sul litro di latte toscano venduto che per gli allevatori si traduce in una piccola goccia, assolutamente insufficiente, soprattuto in un momento in cui i costi sono triplicati”.

Tocchi analizza poi il mercato nazionale, in cui il prezzo del latte raggiunge dai 48 ai 50 centesimi al litro: “Non trova giustificazione il fatto che in Toscana – continua – il latte raggiunga un prezzo così basso rispetto al resto d’Italia. Come pure che vi sia un mercato toscano in cui si propone al consumatore latte a marchio a 0,99 centesimi e quello locale sugli scaffali venduto da 1,60 a 2 euro. Perché non si livellano i prezzi del latte a marchio con quelli nazionali a 1,49 centesimi? Forse perché si vuole trarre vantaggi dal consolidamento del proprio prodotto a danno degli allevatori che fanno del territorio e della qualità la loro bandiera? Oggi è necessario un impegno serio per la valorizzazione della filiera zootecnica, perché il latte è l’unico prodotto non rivalutato e rimasto al prezzo di venti anni fa, quando, giustamente, tutti gli altri sono più che raddoppiati”.

L’azione, secondo il presidente di Confagricoltura Grosseto, dovrebbe dunque muoversi su due fronti: “mantenere la posizione di mercato con un intervento regionale e il mantenimento nel tempo con azioni comunitarie. I 50 centesimi – conclude Tocchi – ci servono per la sopravvivenza. Pensiamo che Ismea ne aveva indicati 46 nel 2021. Un anno dopo non possiamo prescindere dal mezzo euro. In mancanza di ciò, per molte aziende l’unica prospettiva sarà quella di chiudere le stalle”.

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