Crisi tra russia e ucraina

L’INTERVISTA – La guerra in Ucraina e l’angoscia di chi oggi vive in Maremma: «Attacco terribile»

Bandiera ucraina

GROSSETO – “Non è possibile. Non è veramente possibile”, sono queste le affermazioni che Ira Vodko, una delle tante persone di origine ucraina che vive e lavora nel nostro Paese, ha più volte ripetuto. Le sue parole, nonostante la preoccupazione e la paura per quello che succede in Ucraina, nella terra in cui vivono tantissimi dei suoi parenti ed amici, sono profondamente lucide. Abbiamo voluto, sperando di poter dare anche noi un piccolo contributo in aiuto di tutte quelle famiglie che vivono il dramma della guerra, rivolgerle alcune domande per capire e cercare di comprendere quale sia la situazione attuale. (Foto: Max Kukurudziak on Unsplash)

Ira Vodko, da quanti anni vive in Italia e qual è la sua origine?

“Io vengo da una cittadina del nord-ovest dell’Ucraina, che si chiama Varash. Vivo in Italia dal 2004 e arrivai a Grosseto da piccola, tant’è che ho completato gli studi al Linguistico della città”.

Lei ha dei parenti o degli amici attualmente in Ucraina?

“Qui, a Grosseto, c’è solo mia madre e mia nonna. Mentre in Ucraina c’è tutta la mia famiglia, infatti nell’arco degli anni sono andata molto spesso nel mio Paese d’origine. Allo stesso tempo, tantissimi dei miei parenti sono venuti a visitare l’Italia e la Maremma”.

Come vivete questa drammatica situazione?

“Mia madre riesce a tenere i contatti con tutti i nostri familiari con regolarità. A Kiev, per esempio, abbiamo alcuni parenti che ci raccontano di essere molto impauriti ed esausti, ma non vogliono assolutamente lasciare il loro Paese. Non riusciamo veramente a capire come ci si possa trovare in una situazione del genere. Gli ucraini, nonostante tutte le difficoltà attuali, sono un popolo combattivo che non vuole arrendersi”.

Riuscite a tenere dei contatti regolari con i vostri familiari?

“Sì, per adesso sì. Ieri ho parlato, tramite una videochiamata, con una mia cugina che è riuscita ad accompagnare i figli in campagna dai nonni. E mi ha spiegato che in molti portano i propri bambini fuori dalle città, verso i villaggi. Questo perché le abitazioni più rurali sono maggiormente autonome, in quanto hanno un proprio pozzo, gli orti e gli animali per poter sostentarsi”.

Le comunità ucraine che si trovano in Italia, magari anche nella nostra Maremma, si stanno organizzando per aiutare i propri parenti, inviando alimenti o beni di prima necessità?

“Qualcosa si sta già muovendo, come nella città di Genova. Purtroppo, la crisi è scoppiata in maniera repentina e anche un’organizzazione di questo genere ne ha risentito. Ciò nonostante, raccogliendo anche l’appello del presidente Volodymyr Zelensky, vogliamo partecipare alle manifestazioni di pace per chiedere che la guerra si fermi o che, quantomeno, qualcuno aiuti il nostro Paese”.

La stampa ucraina che cosa dice?

“Nessuno sa che cosa aspettarsi. La sensazione, sentendo anche lo stesso Zelensky, è che l’Ucraina si trovi completamente sola. Il presidente chiede aiuti concreti all’Occidente, come un supporto aereo”.

Avevate la percezione che la situazione potesse precipitare così drammaticamente in così poco tempo?

“Assolutamente no, forse solo Joe Biden, presidente degli Stati Uniti d’America, sembrava avere un’idea più vicina alla realtà dei fatti. E invece c’è stato un attacco terribile nel cuore dell’Europa che nessuno è stato capace di ipotizzare”.

Sabato 26 febbraio, alle ore 16, in piazza Dante di si terrà una manifestazione di pace: vuole fare un appello affinché possano partecipare più persone possibili?

“Tutti vogliamo la pace e per questa ragione chiedo a tutti coloro che tengono al nostro Paese di scendere in piazza sabato pomeriggio. Magari, perché no, potrebbe essere anche l’occasione per organizzare degli aiuti ai nostri connazionali, inviando beni di prima necessità”.

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