Dejà vu

Dopo sei anni tra Londra e New York, torna in Maremma e pubblica il suo primo singolo. GUARDA

GROSSETO – “Qui non è Milano, non è Roma né Berlino”, cantavano i The Zen Circus in un brano di qualche anno fa.

E per molto tempo (forse ancora e per chissà quanto) la narrazione mainstream che ci viene ripetuta è che qui, in una località più di provincia, è difficile fare arte e costruire una carriera su di essa. ‘Che lavoro fai?’, ‘Suono’, qualcuno potrebbe rispondere. “No, intendo di mestiere”. Ecco, un dialogo del genere – ahinoi – viene troppo spesso ripetuto.

L’arte è espressione, l’arte è libertà ed è anche un mestiere, in cui migliaia di ragazzi e ragazze (o uomini e donne di qualunque età) si cimentano con passione e professionalità. Gli esempi di Josè Saramago, scoperto non da giovanissimo, o di Kurt Vonnegut o di Charles Bukowski (e chi più ne ha più ne metta) sono lampanti e indiscutibili.

Anche per questa ragione la storia di Francesco Petrini, classe 1993, in arte e nella vita di tutti i giorni Francis Jupiter (“Mercury era già preso e mi sembrava un po’ troppo impegnativo”, sottolinea sorridendo), merita di essere raccontata. Tutto comincia, se così si può dire, dalla fine, ovvero da Dejà vu, il suo primo brano da solista. Una vicenda che parte da lontano, che passa dall’estero e che torna in Maremma.

Francesco Petrini, come nasce la tua passione per la musica?

“Iniziai a suonare fin dalle superiori e negli anni mi sono accorto che la musica era un elemento che mai mi veniva a noia. Cominciai il mio percorso, come voce e chitarra, a Grosseto e successivamente mi trasferii qualche mese a New York. Una volta tornato, per due anni ho suonato con una band locale nel nostro territorio. Dopodiché, sentendo anche una necessità di spostarmi, ho vissuto per sei anni a Londra, in Inghilterra”.

Come nasce Dejà vu e di che cosa parla?

“Nasce da una grande voglia di fare. È stata una canzone nata molto di getto, nonché il mio primo approccio alla produzione. In questo percorso, tra l’altro, sono stato accompagnato da Alessandro Benedettelli, anche lui grossetano e mio amico. Il brano nasce da un mio viaggio introspettivo, figlio di un mio personale ragionamento sul passato (sia professionale che personale) che mi ha portato ad accorgermi che le situazioni si ripetevano, nonostante cambiasse la realtà intorno a me. Era come se vivessi un grande dejà vu che puntualmente ritornava. La volontà, dunque, era quella di comprendere il perché di queste ripetizioni e ritorni”.

Quali sono gli artisti che più ti hanno influenzato?

“Essendo questo il mio primo singolo penso che sia il risultato di tante influenze che ho ricevuto nell’arco degli anni in ambito musicale. Sono cresciuto con i The Cure, con i The 1975, i The Killers e con Jared Leto. Di quest’ultimo poi ho sempre apprezzato la dedizione al lavoro”.

Com’è stato vivere a Londra in un periodo così complesso, in ragione soprattutto della crisi pandemica?

Vivere a Londra mi ha permesso di capire molte cose, come per esempio approcciarsi al mondo del lavoro. È una metropoli in cui coesistono talenti provenienti da tutto il mondo e questo è profondamente stimolante, ma può anche in un certo senso spaventare. Là suonavo molto per strada, come a Trafalgar Square, Piccadilly Circus e Chinatown. Quindi le mattine mi svegliavo e partivo. Ciò mi è servito tantissimo per rapportarmi con il pubblico, superare la timidezza e non solo. Ovviamente quando è scoppiata la pandemia, il primo periodo è stato molto triste”.

Dopo Londra sei tornato a Grosseto. Questo ritorno è una sorta di “la provincia crea dipendenza”, come cantavano i The Zen Circus, o sei già pronto per ripartire?

“Ammetto che lo status di benessere che trovi nella provincia non lo trovi altrove. Penso anche che se la voglia di fare è tanta, la provincia ti offre molte opportunità – pur sempre con i suoi limiti -, soprattutto oggi con l’ausilio della tecnologia. Fermo restando che sono una persona che ama viaggiare, non mi dispiace essere tornato a casa. Tant’è che il video di Dejà vu è stato girato a Principina e a Grosseto”.

Progetti per il futuro?

“Con Alessandro Benedettelli siamo già al lavoro su altri tre brani che usciranno prossimamente. Spero ovviamente di poter tornare, una volta superata questa situazione pandemica, a suonare tra la gente”.

 

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