Grosseto

Aggredita al pronto soccorso: «Il personale sanitario deve lavorare in sicurezza. Si intervenga»

Pronto soccorso 2020

GROSSETO – Giovedì scorso un’operatrice sociosanitaria è stata malmenata da una coppia che si trovava nel setting Covid del Pronto soccorso dell’Ospedale Misericordia di Grosseto. In molti, dalla politica ai sindacati, hanno commentato il fatto di cronaca. Anche oggi Sergio Sacchini, segretario generale della Uil area vasta Toscana sud est, e la consigliera regionale Donatella Spadi tornano sull’argomento.

“La incresciosa vicenda dell’aggressione ai danni di un’operatrice socio sanitaria impone una importante e fondamentale riflessione. Un riflessione che deve essere scevra dalle seppur importantissime considerazioni di altra natura, come quella della mancanza seriale di personale sanitario. Una riflessione che deve analizzare il fatto in sé, e focalizzarlo in tutta la sua drammaticità, al fine di rimuoverne chirurgicamente le cause, adottando tempestivamente e stabilmente le opportune misure necessarie”, afferma il segretario generale della Uil Sergio Sacchetti (nella foto seguente).

“E questo, oltre al doveroso ed empatico sentimento professionale ed umano rivolto alla operatrice socio sanitaria interessata da un simile e, purtroppo, ricorrente episodio – prosegue Sacchetti -. La riflessione parte dall’ovvio assunto che chi lavora in prima linea nel contrasto alla pandemia e a tutte le altre malattie diventa troppo spesso bersaglio inerme di aggressioni verbali e anche fisiche, in un contesto lavorativo sempre più esasperato. In questi ambienti non possono neppure essere prorogate le valenti professionalità infermieristiche, assunte per Covid a tempo determinato e formatesi sul campo, dato che le modalità assunzionali disposte a suo tempo da Estar Toscana non lo consentono”.

sergio sacchetti

“Con la nostra consueta onestà intellettuale – va avanti il segretario Uil -, dobbiamo purtroppo affermare che queste situazioni si verificano da anni, ovvero da ben prima del manifestarsi della pandemia. Ci sono delle (ex) operatrici sanitarie “rovinate” sia mentalmente che fisicamente da aggressioni di persone pericolose ed intemperanti, senza che si siano mai state prese  adeguate e doverose ed opportune contromisure dalla Asl. Ci auguriamo che questo ennesimo e deprecabile episodio possa essere messo finalmente nella giusta e doverosa luce per individuare le opportune e stabili modalità risolutive atte ad impedire il verificarsi di simili episodi. Tra l’altro, nella stragrande maggioranza dei casi, gli stessi sono dovuti a personaggi ben noti alle forze dell’ordine (ma anche ai servizi sociali) che, alla fine, vedendo la realtà dei fatti, non riescono/non sono messi in grado di incidere più di tanto per garantire la sicurezza degli operatori sanitari”.

“Garantire l’incolumità e la tranquillità dei lavoratori e lavoratrici che operano nelle aree critiche dell’ospedale è una sacrosanta aspettativa. I provvedimenti da adottare da parte dell’azienda sanitaria per garantire la sicurezza in ospedale sono doverosi ed ineludibili, e questo va al di là dell’altrettanto doveroso ed ineludibile potenziamento del personale. Serve una vera e propria security per la comunità sanitaria che opera al pronto soccorso e nelle aree OBI, Covid, e altre, subito. Qualsiasi cosa accada da adesso in poi a lavoratrici e lavoratori della comunità sanitaria sarà imputabile al non tempestivo e risolutivo intervento della Asl Toscana Sud Est”, conclude Sacchetti.

“Più tutela nei confronti dei professionisti sanitarie una vigilanza attiva, in ospedale, che permetta loro di lavorare al meglio senza essere minacciati o aggrediti”, anche Donatella Spadi (nella foto seguente), consigliere regionale Pd e membro della commissione Sanità, chiede provvedimenti per garantire la sicurezza del personale sanitario .

Donatella Spadi

“Fatti del genere – commenta Spadi – non dovrebbero mai accadere, ma purtroppo ne registriamo ogni giorno in tutta Italia. Dal 2020 gli operatori sanitari stanno lavorando duramente in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria, spesso in condizioni di lavoro precarie e di emergenza, con personale ridotto e con ore e ore di lavoro accumulate. Come se questo non bastasse, a volte, devono fare i conti con pazienti pericolosi, che si prendono la libertà di aggredirli senza remore, rendendo il lavoro dei professionisti ancora più pericoloso”.

“Dovremo ripensare alla sicurezza del personale sanitario – conclude il consigliere regionale –. Queste notizie ci fanno capire come una sorveglianza attiva sia indispensabile all’interno delle strutture ospedaliere, consentendo a tutti gli operatori di lavorare in sicurezza. Sicuramente il periodo di forte stress negli ospedali si può ripercuotere sui pazienti, ma questo non giustifica gli atti di violenza e le mancanze di rispetto verso chi, con professionalità e impegno, lavora per assicurare la nostra salute”.

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