Grosseto

Pizzuti: «Il mio obiettivo da consigliere? Essere attore del cambiamento»

Valerio Pizzuti
Valerio Pizzuti

GROSSETO – “L’innovazione liberale e riformista deve parlare a tutte le persone che credono in un centro che sia motore di buon governo”, a dirlo il consigliere comunale Valerio Pizzuti.

“Il nostro Paese – prosegue – vive una fase molto complessa nella ridefinizione dei sistemi e delle forme di rappresentanza. Siamo dentro a un processo incompiuto che ci ha accompagnato in questi anni dal bipolarismo al ritorno al proporzionale. Sono inoltre cambiati gli equilibri e le forme di identificazione degli elettori con i partiti. Mente salutiamo il tramonto delle ideologie, gli orientamenti si formano in base ai contenuti e alle persone che li esprimono. C’è bisogno, innanzitutto, di consapevolezza della stagione in cui siamo”.

“La politica degli anni 2000, infatti, non può riprodurre il passato e, nel ridefinirsi, ha la necessità di modificare, e migliorare, il legame dei cittadini con i propri rappresentanti – va avanti Pizzuti -. Anche in una provincia come la nostra non è più possibile trattare il rapporto politico solo in funzione e in difesa delle proprie appartenenze. Siamo piccoli attori di un processo più grande, ma non possiamo semplicemente subire e attendere gli effetti di quanto sta avvenendo sopra e fuori da noi”.

Grosseto ha avuto in passato la caratteristica di saper anticipare quanto poi è successo in Italia. Ebbene l’intuizione di aver creato qui da noi un polo Liberale, Riformista e Socialista ha un valore se si trasforma l’intuizione in un processo politico dinamico.

“Il Polo liberale, riformista e socialista non può essere una somma di piccoli partiti che pur condividendo una nuova idea restano chiusi nei loro recinti – dice il consigliere -. Il polo può vivere e crescere se è uno strumento di costruzione aperto e se agisce tentando di crescere componendo un centro che unisca tutti i liberali e riformisti che sono oggi ancora legati a vecchi partiti e movimenti. Scomporre e ricomporre, questa è la strada da percorrere”.

“Il vero grosso limite del Partito democratico (e di altri) è di concepirsi come “ditta” – afferma -, come partito chiuso che può solo egemonizzare altri partiti, ma senza la volontà di coprire quel bisogno trasversale di liberalismo di cui c’è bisogno. Imitarlo vuol dire fermarsi accontentandosi delle briciole che cascano dalla tavola. Non dimentichiamo che il Pd, proprio per la sua chiusura, ha perso due volte il governo di Grosseto. L’innovazione liberale e riformista è un modo per parlare a tutti, anche al Pd in cui molte persone capaci ancora militano, scombinando degli schemi che sono usurati. Il futuro è in chi riuscirà a interpretare e rappresentare il buon riformismo. Draghi sta dimostrando al Paese e all’Europa che è possibile farlo anche in Italia. Il passaggio a Draghi ha sancito il fallimento di una politica che da qualche decennio ha smesso di formare, selezionare e ricambiare classe dirigente”.

“Nessun immobilismo anche a Grosseto è auspicabile. Non credo sia utile a nessuno un’opposizione sterile che si rifugia in se stessa e non è capace di concepire un progetto di città futura. Anche da noi è giunto il tempo di abbandonare il passato creando discontinuità che siano “ponti” con le persone che desiderano porre al centro il benessere della comunità e i valori riformisti. È un percorso che è già innescato e diffuso, si tratta di esserci dentro, con coraggio e umiltà. Io non ho intenzione di stare seduto sui banchi del Consiglio comunale passivamente attendendo che trascorrano cinque anni. Io sto provando a essere attore del cambiamento”, conclude Pizzuti.

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