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Alla messa di saluto del vescovo Cetoloni raccolti 30 mila euro per l’ospedale italiano di Haifa

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Alla messa di saluto del vescovo Cetoloni raccolti 30 mila euro per l’ospedale italiano di Haifa
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GROSSETO –  Se tante gocce fanno il mare, quanto più valore hanno le offerte che convergono verso un progetto grande e importante! È di pochi giorni fa la notizia, giunta da Haifa (Terra Santa), della bella cifra di oltre 30mila euro quale contributo per l’acquisto della nuova sorgente della radioterapia dell’ospedale italiano presente nella città israeliana. Offerte che sono giunte al vescovo emerito Rodolfo dopo che a settembre, in occasione della Messa con la quale ha ringraziato degli otto anni di episcopato a Grosseto, fu lanciata la proposta di raccogliere fondi, in suo nome, per sostenere, appunto, questo importante presidio sanitario in Terra Santa.

“Ringrazio i benefattori che ci danno la possibilità di continuare a curare i malati di tumore – scrive in un messaggio suor Emanuela Verdecchia, direttore amministrativo dell’Italian hospital – Grazie a nome dei nostri pazienti. Assicuriamo la nostra preghiera con affetto e gratitudine”.

Per comprendere ancora meglio il valore di questa donazione, basti dire che l’ospedale italiano di Haifa è uno dei centri sanitari fondamentali per Israele. Venne fondato nel 1907 dal prof. Ernesto Schiaparelli e dato in gestione alle suore francescane missionarie del cuore immacolato di Maria, conosciute come Suore d’Egitto. La struttura ha, dunque, oltre un secolo di vita. “Nonostante le difficoltà dovute alle varie guerre e alle loro tristi conseguenze – scrive in una lettera suor Emanuela – gli anni trascorsi, di generazione in generazione, dalle nostre sorelle dell’ospedale italiano di Haifa possono essere descritti come anni di grazia, dove si è sempre sperimentato l’intervento provvidenziale del Signore per noi, per il nostro personale medico e paramedico, per i nostri pazienti, le loro famiglie e per tutti i nostri amici, benefattori e ospiti. La diversità di religione, razza e lingua dei nostri pazienti – continua la religiosa – non ci hanno spaventati. Anzi: è segno di grande comunione, fondata sul rispetto reciproco, sulla comprensione, che non si basa sulla diversità, quanto piuttosto sull’amore e sulla semplicità di un sorriso donato e accolto”.

Suor Verdecchia ricorda come prima della fondazione dello Stato d’Israele, nel 1948, nella zona non esistevano altri ospedali che questo. “All’inizio eravamo solo una struttura chirurgica, ma nel 1950 venne acquistata la prima macchina di cobalto per la cura dei malati di cancro: la prima in tutto il Medioriente”. In questi ultimi anni l’ospedale è stato completamente ristrutturato. Sono state acquistate nuove apparecchiature, compresa quella per la radioterapia, costosissima, che richiede il rinnovo della sorgente ogni sei anni ed il cui costo ammonta a 500mila euro.

Barbara Farnetani
21 Dicembre 2021 alle 12:53
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