Grosseto

Grosseto “comune intelligente”: la digitalizzazione del territorio secondo Capone

Gabriella Capone
Gabriella Capone

GROSSETO – “Oggi si è tenuto il Consiglio comunale, che tra i vari punti all’ordine del giorno prevedeva la discussione sulle linee programmatiche di mandato 2021-2026. Sono intervenuta evidenziando che il raggiungimento degli obiettivi programmatici dipende dalla Governance, non mancando di sottolineare che proprio in merito alla “capacità di governare”, negli ultimi cinque anni, Grosseto non ha raggiunto nemmeno la sufficienza», dice la consigliera dem Gabriella Capone.

«Ho voluto soffermare la mia attenzione su Grosseto: “la città facile”, per come l’hanno voluta chiamare, riguardo alla digitalizzazione dei servizi, per il cittadino e per le imprese. L’intenzione dell’amministrazione è quella di far diventare Grosseto un comune digitale. Ben venga – prosegue -, perché sino ad oggi il Comune non ha dimostrato particolare impegno, non spendendo abbastanza. Infatti, gli ultimi cinque anni hanno visto Grosseto inferiore alla media dei comuni capoluogo di provincia d’Italia su questo settore».

«Per diventare un “comune intelligente” – continua Capone -, l’amministrazione comunale dovrà, però, diventare più interattiva e reattiva, e garantire spazi pubblici più sicuri e soluzioni che soddisfino le necessità di una popolazione la cui età media continua ad aumentare. Ma dovrà anche essere più efficiente e sicura, sia per gli abitanti che per l’ambiente. Maggiore peso dovrà avere la sicurezza informatica di dispositivi, reti e utenti e non potremo farci trovare impreparati, iniziando a prendere sul serio la cybersicurezza».

«Inoltre – aggiunge -, far diventare il Comune digitale non significa dare per scontato che anche la Città lo sia. Non tutti i cittadini vanno d’accordo con le nuove tecnologie, e seppur garantire tali servizi significa andare incontro alle esigenze di tanti, potrebbe, al contempo, metterne in difficoltà molti altri. Il Comune dovrà farsi carico di mettere a disposizione di cittadini, imprese, Pa, attività di divulgazione, conoscenza e promozione dei saperi digitali. Bisognerà attivare un programma di attività per imparare, informarsi, accedere ai servizi, promuovere cultura e competenze. Magari con video, tutorial, notizie, appuntamenti di formazione e scambio. Farsi aiutare dalle associazioni e realtà territoriali per far sì che tutto questo prenda il via ed il più velocemente possibile».

«La digitalizzazione non è solo un processo tecnologico, ma è naturalmente legata alle competenze delle persone – continua la consigliera del Pd -. Un processo come questo dovrà essere a vantaggio di tutti, senza distinzioni sociali ed economiche. I diritti digitali sono di ogni cittadino che deve essere in grado di potersi rapportare anche da casa con la Pubblica Amministrazione in modo semplice. Le persone dovranno essere messe al centro. Bisognerà, quindi, valorizzare i servizi web esistenti e garantire un’assistenza alle persone in difficoltà, come ad esempio i soggetti disabili, gli anziani, gli stranieri e chiunque non abbia dimestichezza con le tecnologie informatiche».

«La proposta assente nelle linee programmatiche che sono state presentate dalla maggioranza riguarda proprio coloro che di questi servizi dovrebbero usufruire – afferma Capone -. Allora siamo noi del Partito democratico a suggerire, innanzitutto, di rinforzare i canali di assistenza ai cittadini, come i Caf e gli sportelli polifunzionali presso il Comune».

«Se da una parte si registra una mancanza di cultura del digitale da parte dei cittadini, si deve anche necessariamente verificare il livello di fruibilità, usabilità e sicurezza dei servizi messi a disposizione e ci si deve porre qualche interrogativo: sono sufficienti? sono facilmente usabili? Sono solo un’alternativa alle modalità tradizionali? Perché la città digitale funzioni davvero, dunque, saranno indispensabili risorse, competenze specifiche e capacità di mettere in relazione la pubblica amministrazione ed i cittadini (tutti) nessuno escluso, anche se “oltre uno schermo”», conclude Gabriella Capone.

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