GAVORRANO – «È veramente triste che nell’anno dedicato a Dante un luogo che una antica tradizione lega ad una delle più celebri eroine della Divina Commedia sia completamente dimenticato» così un nostro lettore, Marcello Laurenti, parla dei ruderi del Castel di pietra a Gavorrano, che versano «in uno stato di abbandono e di incuria».
«Su una delle pareti del Castello c’è una targa appostavi giusto 100 anni, fa per i 600 anni dalla morte di Dante, a dimostrazione che i nostri nonni e bisnonni, con un livello medio di istruzione più basso e mezzi sicuramente più limitati avevano una sensibilità per la storia e la cultura locale migliore della nostra».
«Vorrei fare un appello alle istituzioni (Comune di Gavorrano, Regione Toscana, Soprintendenza) perché si adoperino per rendere visitabile e fruibile questo monumento legato alla figura della Pia dei Tolomei che Dante ha reso celebre nel mondo e che ha una parte rilevante nella cultura popolare toscana. Altrimenti la targa adatta da apporre sul Castello quest’anno, parafrasando Dante dovrebbe riportare “Nello mi fe’, disfecemi maremmani”» conclude il lettore.
La situazione, però, è di risoluzione meno facile di quanto possa apparire. Tutto è complicato dal fatto che i ruderi non sono di proprietà pubblica ma privata, della famiglia Marchi di Firenze.
«In passato, sino al 2009, ci sono stati dei protocolli che hanno permesso di portare avanti una campagna di scavi finanziata dalla stessa famiglia in collaborazione con il Comune e l’Università di Siena; questo per volontà del padre degli attuali proprietari» afferma il sindaco di Gavorrano Andrea Biondi.
«In quel periodo il sito era anche visitabile. Attualmente i proprietari sono disponibili a valutare una campagna di scavi, pagata però dal pubblico, ma non a rendere accessibile il sito. Anche per motivi si sicurezza. Abbiamo provato anche a chiedere di donarlo, o venderlo alla comunità, ma non c’è questa disponibilità da parte della famiglia. Questa estate avevamo chiesto il permesso di organizzarci un evento, ma non c’è stata disponibilità. Nell’anno dantesco mi sarebbe piaciuto iniziare un percorso che portasse al recupero della struttura ma siamo in un momento di stallo».