Allevamento

«Una macelleria a cielo aperto» il grido di dolore della figlia di due pastori dopo l’ennesimo attacco al gregge

pecore

SORANO – «Una macelleria a cielo aperto». Così, in una lettera alla nostra redazione, Marina Delogu racconta quel che si sono trovati davanti agli occhi i suoi genitori, dopo l’ennesimo attacco alle loro greggi.

«Sono figlia di Giorgio e di Adriana, pastori da tutta la vita nelle terre della Maremma. Queste parole sono un grido di rabbia, di disperazione e di dolore».

«Sono ancora caldi i cadaveri delle povere bestie che i miei genitori hanno trovato massacrate nella notte di ieri sera dai lupi all’interno di un recinto anti lupo. Animali agonizzanti con le budella fuori dal ventre, altri rantolanti azzannati alla gola, agnellini con le teste fracassate dal branco impaurito, altri ancora con le zampe spezzate».

«Questo è lo spettacolo terrificante al quale periodicamente, e sempre più spesso, devono assistere i pastori maremmani – prosegue Marina -. Il flagello rappresentato dai lupi, insieme ad un prezzo del latte ridicolo e ad una burocrazia kafkiana, hanno reso ormai la pastorizia non più sostenibile. Quella presente è l’ultima generazione di pastori, mestiere oramai divenuto impraticabile».

«Voglio urlare la mia rabbia di fronte alla cecità della politica rispetto a questa macelleria a cielo aperto che sta diventando la pastorizia. Dove vogliamo arrivare? Si ha davvero la presunzione di dover spiegare ad un pastore che il lupo è il suo antagonista naturale? Sin dalla notte dei tempi è stato così, e così sarà. Ma vedere il proprio gregge sterminato in una sola notte da branchi di lupi affamati che scendono a valle per sfamarsi è inaccettabile, anticostituzionale e criminale».

«Questa situazione impedisce e lede la dignità del lavoro di centinaia e centinaia di uomini e donne che ogni maledetta mattina si svegliano all’alba col freddo e la pioggia e che con una dedizione commovente cercano di tirare avanti, nonostante tutto. Ho visto per tutta la vita i miei genitori investire tutto ciò che avevano e anche quello che non avevano in questa attività, e mi è insopportabile vederli con le lacrime agli occhi di fronte a questo massacro di animali, capitali e speranze» prosegue.

«Pretendo, grido, che si faccia qualcosa per tutelare questi lavoratori silenziosi ed invisibili che subiscono l’era moderna più di ogni altra categoria. I pastori sono coloro che mantengono il contatto con la terra e con quel poco di vero che è rimasto, tutori di quel paesaggio che tanto ci piace fotografare e che ad ogni stagione scommettono con il tempo. Pretendo che la politica faccia qualcosa e che non ci si ricordi dei pastori solo di fronte ad una bella fetta di formaggio e con la panza piena, magari delucidando le grandi eccellenze casearie italiane. Il diritto al lavoro è sacrosanto. Permettetelo! La dignità e il rispetto dell’uomo e degli animali anche. Tutelatela!». 

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