GROSSETO – “Le norme sul Green pass stanno mettendo in grave difficoltà gli oltre 2600 anziani grossetani che ospitano una o un ‘badante’ e le loro famiglie, perché mettono a loro carico gli stessi obblighi di un’azienda”. A denunciarlo sono Simone Gobbi, segretario generale di Fisascat Cisl Grosseto, e Carlo di Paola, segretario dei pensionati di Cisl Grosseto, a partire dall’allarme lanciato ieri da Fisascat Cisl Toscana, preoccupati per gli esiti che questo possa comportare per i lavoratori del settore e per il disagio che potrebbero subire molte famiglie.
Il decreto che ha introdotto l’obbligo della certificazione verde, infatti, assimila i datori di lavoro degli assistenti famigliari e quindi gli anziani stessi o le loro famiglie alle aziende fino a 15 dipendenti, mettendo di fatto a loro carico tutti gli adempimenti relativi al controllo. Per questo motivo la Cisl chiede al Governo di rendere più semplici gli adempimenti a carico di questi datori di lavoro, considerando la loro specifica situazione, e allo stesso tempo continuare a incentivare la vaccinazione tra questa categoria di lavoratori.
“Per incentivare la vaccinazione – dice Simone Gobbi – è necessario fare una campagna di informazione capillare sul vaccino, anche nelle lingue madri di questi lavoratori e lavoratrici, perché non possiamo ignorare il fatto che si tratti, principalmente, di stranieri. In particolare la campagna informativa dovrebbe essere condotto nei piccoli centri della nostra provincia dove spesso si verifica la situazione della persona anziana sola, senza una rete familiare presente, e quindi accudita solamente dal lavoratore domestico. Dobbiamo tenere conto che il lavoro domestico ha delle particolarità e che è uno dei settori in cui si riscontra più spesso il lavoro irregolare: si stima che il 60% delle persone impiegate nelle case non abbia un regolare contratto”.
Il rischio, quindi, è che l’obbligo del rispetto di queste norme incentivi ancora di più il lavoro nero e irregolare oppure induca molti assistenti familiari a rinunciare all’incarico, lasciando di fatto le famiglie in una condizione complicata. Inoltre, molte delle “badanti” che lavorano nel nostro paese provengono dall’est Europa, come dimostra il fatto che in Toscana questi numeri si aggirino introno al 44%, e si sono sottoposte alla vaccinazione con il siero “Sputnik” che, in Italia, non dà diritto al Green pass e che non c’è chiarezza sulla possibilità di sottoporsi a una nuova vaccinazione.
“Pensare che il datore di lavoro di un assiste familiare sia equiparabile al titolare di una piccola azienda – dice Carlo di Paola – non è giusto. Il lavoro domestico si basa sulla reciproca fiducia e quindi se il datore di lavoro dovesse sanzionare il lavoratore non vaccinato e procedere alle sospensioni previste dalla legge minerebbe questa fiducia. Inoltre, non è facile, in tempi brevi, trovare sostituzioni adeguate e quindi rischiamo di lasciare gli anziani e le loro famiglie da sole”.