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L’INTERVISTA – Si chiamano Human puppy: amano vestirsi da cane, con un collare e un padrone

human puppy

GROSSETO – Si chiamano Human Puppy, cuccioli umani, anche se in italiano non suona altrettanto bene che in inglese. Amano vestirsi da cane, maschera, guinzaglio, tutina, hanno un nome da cane e un “padrone”.

Un passatempo che nasce nel bondage e nel fetish, che con il tempo si è sviluppato, uscendo dai luoghi chiusi. Sempre più spesso si trovano persone vestite da cane in manifestazioni pubbliche. Domenica ce ne era uno anche alla manifestazione a favore del Ddl Zan, a Marina di Grosseto.

Il suo nome “da cane” è Spyke, ha 26 anni, e si è avvicinato a questo movimento da un paio di anni. «Sono da molto tempo nel mondo Lgbt – racconta Spyke – sono sempre stato molto attratto dal mondo dei puppy, un paio di anni fa ho provato e mi è piaciuto. È molto liberatorio, è un gioco di recessione in cui ti liberi delle norme sociali a cui dobbiamo sottostare nella vita di ogni giorno; è come se fosse un alter ego, posso fare quel che voglio provare sensazioni diverse, tutta una gamma di fantasie» racconta.

human puppy

Anche lui ha una cuccia, un collare e una medaglietta di riconoscimento con il suo nome, da cui non si separa mai, neppure quando non indossa maschera e costume.

Spyke ha un fidanzato, che lo porta a spasso, magari con il guinzaglio, ma anche un master. Il gioco nasce sicuramente nell’ambito di un rapporto di dominanza e sottomissione, ma nel tempo si è evoluto, e a volte viene interpretato anche in maniera più giocosa, ad esempio mettendosi sulla schiena per farsi fare i grattini sulla pancia.

L’abbigliamento è vario, chi usa tutine di lattice o pelle, chi solo la maschera, o la coda. Non ci sono regole precise. La maschera di Spyke è nera e viola e il suo abbigliamento richiama questi colori.

Un fenomeno che sino a qualche anno fa, in Italia, era sconosciuto al grande pubblico, anche se, a quanto dice Spyke, è sempre esistito, in maniera più o meno sommersa.

«È una branca della sessualità, che interessa anche coppie etero». Il gioco si può fare con il proprio partner, ma anche in gruppo, un branco con un maschio Alpha e tutta una serie di ruoli che arrivano sino all’omega, un elemento totalmente sottomesso agli altri.

Nella società ci sono ancora resistenze «Io preferisco circondarmi di persone con cui so non esserci problemi. Di solito esco pubblicamente nell’ambito di manifestazioni o dei pride, anche se c’è chi ci vuole buttare fuori dal pride, perché dice che siamo indecorosi, che traumatizziamo i bambini; eppure anche questa è sessualità, perché dovrebbero traumatizzarsi, sono cose che sono sempre esistite».

«C’è chi lo usa più come puppy, quindi in chiave giocosa e chi più come slave, in chiave di dominazione. Io lo uso più nella sfera sessuale che in quella di gioco – prosegue Spyke -, ci sono ovviamente sempre dei limiti che vengono posti: il consenso è sempre la prima cosa e il gioco deve poter essere interrotto se va oltre questi limiti che ciascuno si da».

Secondo Spyke il fenomeno non si è ampliato negli anni. È solo più visibile «Come pratica è sempre stata molto nascosta, ma ci siamo sempre stati. Ora ci si fa vedere con più tranquillità» e questa è anche la sua missione ed il motivo per cui partecipa alle manifestazioni «rivendico pubblicamente ciò che sono» quindi anche un uso “politico” della maschera da cane. Tanto che Spyke, a volte, si veste così anche per andare in giro «per dimostrare qualcosa, per far scoprire che esistiamo». E a tal proposito esistono anche dei festival, a Berlino ad esempio, dove ci si da appuntamento tra gruppi di human puppy. Ma anche in Italia sempre più spesso si svolgono gli “International puppy games” che richiamano appassionati anche dall’estero.

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