Ambiente

Laguna: i pescatori raccolgono 600 tonnellate di alghe. «D’estate non peschiamo più nulla» fotogallery

Cooperativa I Pescatori Orbetello

ORBETELLO – Dall’acqua invece dei pesci tirano su alghe: da aprile i pescatori ne hanno raccolte 600 tonnellate, una piccola parte delle 50mila che si stimano esserci.

Come ogni primavera-estate, quando la temperatura dell’acqua supera i 28 gradi, la Laguna di Orbetello soffoca a causa della proliferazione algale, che minaccia e riduce drasticamente l’attività di pesca: quest’anno i pescatori di Orbetello, per salvare la laguna e il proprio lavoro, su incarico del Comune di Orbetello e con risorse del Ministero dell’Agricoltura, sono impegnati da quattro mesi nella rimozione delle alghe, che poi vengono smaltite da Sei Toscana.

«Ambiente e pesca sono strettamente correlati: se non si tutela uno ci rimette anche l’altro. La laguna da anni è in sofferenza e la pesca di conseguenza ha avuto un calo esponenziale: d’estate ormai peschiamo poco o nulla» – spiega Pier Luigi Piro, presidente della Cooperativa I Pescatori di Orbetello, che conta 44 soci, 38 dipendenti a tempo determinato e 15 a tempo indeterminato.

Questo angolo di Maremma è l’esempio dell’esigenza di equilibrio tra protezione dell’ambiente marino e lagunare e attività industriali e attività di pesca professionale ed acquacoltura, tema di cui si è discusso oggi durante un incontro tra Confcooperative, Fedagripesca Toscana e Regione Toscana (nella sede de I pescatori di Orbetello).

All’incontro hanno partecipato Stefania Saccardi, assessore regionale all’Agricoltura, Monia Monni, assessore regionale all’Ambiente, Gilberto Ferrari, direttore Federcoopesca-Confcooperative, Andrea Bartoli, responsabile regionale Federcoopesca- Confcooperative, Fabrizio Tistarelli e Massimo Guerrieri, presidente e vicepresidente di Fedagripesca Toscana, Pier Luigi Piro, presidente della Cooperativa I Pescatori di Orbetello.

Sul tavolo, innanzitutto, lo stato di salute della laguna: non è il disastro ambientale che ci fu nel 2015, ma la situazione alghe non è risolta e ogni anno si ripresenta. «È necessario – sottolinea Piro – lo scavo dei canali di gronda, e servono mezzi idonei per la raccolta: ora ne abbiamo due obsoleti, ne servirebbero almeno sei più leggeri e dinamici».

Oltre alla situazione specifica della laguna, gli operatori toscani del settore – circa 600 barche e 2.000 addetti compreso l’indotto – chiedono una pianificazione regionale delle attività in mare e degli spazi marittimi, per individuare le aree per la pesca e l’acquacoltura, piani di gestione condivisi per la pesca professionale e per le aree protette, ripartizione delle risorse comunitarie non solo in base alla dimensione della flottiglia operante nelle singole regioni ma in base anche alle misure di protezione marina messe in campo.

«Negli ultimi anni ,- commenta Andrea Bartoli – il mare toscano ha visto una forte implementazione delle zone in cui esistono divieti o vincoli ambientali che limitano le attività di pesca professionale, ma per rendere veramente condivisa la partecipazione del settore nelle linee di protezione delle risorse ittiche è urgente una maggiore partecipazione dei rappresentanti della pesca nella gestione delle aree protette. Anche le risorse ripartite dai fondi europei devono tener conto dell’estensione delle zone protette, per dare modo ai pescatori di compensare le perdite».

«Questi temi sono sul tavolo da molto tempo e non si possono più rinviare – aggiunge Tistarelli -. Ambiente e attività produttive sono questioni intrecciate, che devono essere affrontate in sinergia e con atti concordati: per questo riteniamo particolarmente importante l’incontro di oggi che ci ha permesso di confrontarci sia con l’assessore all’Ambiente Monia Monni, sia con l’assessore all’Agricoltura Stefania Saccardi»

 

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