Follonica

Minacce di morte a medici e infermieri: «Abbiamo paura». Denunce per le frasi choc

Pronto soccorso Follonica

FOLLONICA – I post di lamentela su Facebook sono ormai all’ordine del giorno degli utenti, sia per chi legge che per chi scrive e non di rado il tono dei commenti si accendono, ognuno dà libero sfogo alla propria opinione e spesso, purtroppo, superano le comuni regole di buonsenso o convivenza civica. 

È accaduto anche al personale sanitario del distretto di Follonica che, in seguito a una segnalazione di un disservizio sul gruppo “Sei follonichese se…” si è ritrovato al centro di un vortice di lamentale dal tono molto pesante, tanto da suscitare vera e propria paura in seguito a un post pubblico di una signora, che ha subito un disservizio e l’ha condiviso su Facebook nei giorni scorsi, il quale ha attirato un’ondata di commenti che arrivano fino a delle vere e proprie minacce di morte.

«Da qualche giorno ho un problema di salute che speravo si risolvesse da solo – è il racconto che affida la donna ai social – invece è peggiorato e stamani mattina (domenica, 18 luglio, ndr) vado alla Asl un po’ traballante per farmi vedere dalla guardia medica».

Arrivata davanti alla porta la signora legge che l’accesso diretto non è consentito a causa del Covid e chiama il numero indicato.

«Chiamo il numero – scrive -, una, due, tre volte. Passano 20 minuti e io, sempre più traballante e sotto il sole, mi dirigo verso il Pronto Soccorso nella speranza di una risposta. Suono (una volta sola, come c’è scritto accanto al campanello) e diligentemente resto in attesa. Dopo un paio di minuti risponde un medico e gli dico che ho bisogno della guardia medica o di qualcuno che mi visiti, ma a quel numero nessuno risponde e lui: “Sappiamo di questo disservizio ma non so cosa dirle”». 

La signora racconta che le porte del punto di Primo soccorso per lei non si aprono e le viene indicato di chiamare il 112 dalla cui centralinista viene rimbalzata un’altra volta.

«Intanto vado di nuovo davanti alla guardia medica – prosegue il racconto – dove erano arrivate altre tre persone. Una signora senza cellulare non sapeva come fare a chiamare quel numero. Provo per l’ultima volta e poi comincio a sbatacchiare sulla porta. Si affaccia un giovane, forse un medico o forse un arrogante infermiere che, con fare da buttafuori, mi dice di continuare a fare quel numero “vedrà che prima o poi rispondono”. No, guardi, forse non ha capito, io mi sento male ed è quasi un’ora che sono qui fuori. “Allora vada di là, al Pronto Soccorso”. Ci sono già stata e dal citofono (guai ad aprire) mi hanno detto di chiamare il 112. Mi guarda e mi richiude la porta in faccia. Esplodo, ora vedrai che mi aprono. Comincio a battere i pugni sulla porta sempre più forte. Dai e dai esce dalla sua stanza la Guardia Medica che, garbatamente, si dispiace di non poterci far entrare (a me a agli altri tre presenti) se prima non ci facciamo autorizzare da quel numero».

Infine la signora viene visitata, ma la sua disavventura non termina perché «La porta dell’ambulatorio non si apre – racconta -. La dottoressa mi guarda e dice “Siamo chiuse dentro”. La maniglia effettivamente sta (stava) al suo posto grazie ad un certo numero di giri di volgare scotch, fino e trasparente. Ora la maniglia si è staccata e non si esce dalla stanza».

«La dottoressa – prosegue -, con il cellulare, chiama l’infermiere che avrebbe dovuto essere nei dintorni ma, chissà dov’era andato, non risponde. Lei non si perde di coraggio e chiama la centrale chiedendo di avvertire qualcuno che venisse ad aprirci. Niente. Passano 10 minuti e la dottoressa mi imita e comincia a prendere a pugni la porta, chiamando per nome un tale. Il tale, un ricciolino, apre la porta dall’esterno, dove la maniglia era rimasta in piedi e, assonnato (o annoiato?) apre la bocca :“Dottoressa di cosa ha bisogno?”».

Sotto il post in poche ore sono “esplosi” i commenti (oltre 300) di utenti che confermano di avere subito dei disservizi simil, affermazioni di solidarietà ma anche vere e proprie minacce nei confronti del personale sanitario. 
«Siamo terrorizzati» affermano, infatti. 

Dall’accusa di “omissione di soccorso” a un coro di “vergogna” i commenti si sono fatti molto più pesanti: «Sono una manica di vagabondi, cialtroni e ruba stipendi, li manderei tutti in miniera», «La prossima volta sfonda quella porta e vedrai», «Pedate nello stomaco finché non vomitano altro che lo stipendio a fine mese» o «Se qualcuno spara per esasperazione non si lamentino» sono le minacce dirette al personale che adesso, specialmente durante i turni notturni, ha paura di svolgere il proprio lavoro.

I commenti in ogni caso saranno segnalati alle autorità competenti, ma resta la paura che qualcuno passi dalle parole ai fatti e l’amaro in bocca: «Sappiamo benissimo che abbiamo delle risorse limitate e tanti servizi sono stati tagliati, ma il nostro lavoro lo facciamo con amore e dedizione verso i pazienti come sempre. Un anno fa eravamo gli eroi mentre oggi sembriamo carne da macello».

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