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“Caro Gian Franco…”. Milvio Parentini ricorda il professor Elia

Gian Franco Elia

GROSSETO – Milvio Parentini ricorda Gian Franco Elia, che proprio stamattina in consiglio comunale è stato omaggiato. 

Il 9 Giugno è morto a Pisa il nostro Gian Franco Elia ; la tumulazione è avvenuta il 12 Giugno qui al cimitero di Sterpeto.

Sempre apprezzato e ammirato per la sua opera, che si è svolta nell’arco di decenni a Grosseto come politico ed amministratore pubblico ed a Pisa come Professore e Rettore dell’Ateneo Pisano, la sua scomparsa ha certamente rievocato la stima profonda di cui ha goduto ed ha riportato alla memoria di molti anche momenti ed esperienze comuni, con il loro ”lascito” personale o politico.

Per me, ma credo anche per molti altri, Gian Franco Elia ha avuto un ruolo ed un significato importante in ambedue gli ambiti.

Oltre le commemorazioni ufficiali, dunque, qualche pensiero informale per ricordarlo, del quale dirò anche di cose mie ma per parlare di lui.

Il nostro incontro risale a poco oltre la metà degli anni ’60. Era appena avvenuta l’unificazione tra il Psi e il Psdi di Saragat. L’unificazione , che poi doveva rovinare pochi anni dopo, mi aveva colpito profondamente ; la ricomposizione del filone socialista della sinistra italiana faceva guardare con più speranza ad un futuro nel quale, là nello sfondo, poteva ancora sorgere il “Sol dell’Avvenire”.

Mi resi conto presto che nel confronto anche acceso che avveniva fra le correnti del Partito mi trovavo in generale d’accordo con le posizioni della Sinistra Socialista, e naturalmente esprimevo le mie convinzioni in sezione come altrove. Un giorno Gian Franco, che non avevo ancora conosciuto, mi chiamò per parlarmi. Andai a trovarlo e discutemmo per un po’. La Sinistra Socialista, in particolare con il suo leader nazionale Riccardo Lombardi, dopo essersi distinta nella proposta delle riforme di “struttura” , auspicava un processo di unità della sinistra italiana, e come poi si venne ulteriormente precisando negli anni seguenti, proponeva la sua “ristrutturazione”, la realizzazione di una credibile sinistra di governo e della alternativa di sinistra.

Eravamo d’accordo, ed uscii dall’incontro comunque emozionato, vagamente consapevole che ero entrato in una nuova fase. Lui, che a quel punto aveva poco più di trenta anni, era il leader della sinistra socialista a Grosseto e questo gli dava ai miei occhi un prestigio particolare, ma non era solo un capo-corrente, era una figura di rilievo ascoltata da tutto il partito, ed era Assessore al Comune di Grosseto dal 1960.

Riconosciuto amministratore di alto livello, avrebbe poi esercitato questa funzione fino al 1975, avendo un ruolo diretto nella politica culturale e nella creazione , improntata ad una visione laica, dei servizi comunali per l’infanzia.

In essi Grosseto avrebbe raggiunto livelli di qualità, come avveniva in quel periodo in alcune zone di avanguardia, specificatamente nelle regioni rosse. Per due mandati con Renato Pollini Sindaco e poi con Giovanni Finetti, Gian Franco Elia ha contribuito con la sua intelligenza e dedizione a realizzare quella Grosseto a misura di cittadino che si distingueva per la creazione di servizi essenziali come per una politica urbanistica che utilizzava correttamente il territorio. Elementi che avrebbero portato poi ad una buona posizione della città nelle graduatorie sulla qualità della vita, nonostante il livello non elevato del reddito, derivante da una economia che rimaneva diversa dal resto della Toscana manifatturiera, soprattutto in ragione della diversa storia sociale e produttiva.

Veniva considerato, e lo era anche per me, un faro, un esempio; ma questo non produceva alcuna distanza, vista la sua natura aperta e priva di ogni supponenza. Era anche un brillante oratore e poteva suscitare un segno di emozione quando si infiammava parlando delle proprie idee , di giustizia e di difesa dei più deboli

Intellettuale di primo rilievo, tra i sociologi italiani più autorevoli, protagonista di una eccellente carriera universitaria che avrebbe percorso interamente, fino ai gradini di Pro Rettore e Rettore, Gian Franco ha mostrato di non avere a che vedere con lo stereotipo dello specialista che non sa uscire dal proprio ambito specifico. Aveva infatti quella particolare qualità dell’intelligenza che permette di dare più contenuti al proprio impegno e che ha sorretto quella sua capacità amministrativa, a Grosseto come a Pisa, rivolta a governare, a dare le gambe , a mettere a terra, come si dice ora, prospettive e progetti. Gli è giunto al riguardo un riconoscimento importante dall’attuale Rettore dell’Ateneo Pisano Paolo Mancarella, che lo ha ricordato “sostenitore della conoscenza scientifica come motore dello sviluppo contemporaneo.. di un più stretto rapporto tra Università e Società aprendo la strada con largo anticipo a quella che oggi chiamiamo TERZA MISSIONE” ( cioè l ‘attività di trasferimento scientifico e tecnologico attivato dall’Università nei confronti della società civile) ed ha aggiunto “come si debba al suo intuito e alla sua sensibilità se oggi esistono Poli Tecnologici come quello di Navacchio”, che è appunto uno dei maggiori centri toscani di creazione della conoscenza e trasferimento tecnologico.

Lo faceva uscire da ogni possibile confine formale la sua sensibilità e disponibilità nei confronti delle persone e in particolare di quelle più semplici, un tipo di empatia del tutto coerente con l’impostazione ideale. L’ho visto estremamente premuroso nei confronti di chi ne aveva bisogno, ho sentito alcuni definirlo squisito nei rapporti personali ed anche istituzionali. In proposito, come riferisce qualche testimone, tra Renato Pollini e lui ha continuato sempre a correre il “Lei”, proprio come segno di rispetto per il ruolo di ciascuno e per l’istituzione. Ma sapeva anche usare tutte le note dell’ironia , da quella più leggera dei rapporti amichevoli alla forma più graffiante, a volte anche beffarda verso finzioni e ipocrisie.

Non gli mancava sobrietà e misura. Lo festeggiammo in uno dei momenti più alti della carriera, forse alla nomina a Rettore, ed in quella occasione gli regalammo una bella penna. Non sembri banale: la dedica, anche scherzosa ma corrispondente ad una possibilità realistica, conteneva l’auspicio che quella fosse la penna con la quale avrebbe firmato la sua nomina a Ministro della pubblica istruzione. Indenne da qualunque tentazione narcisistica , non si riguardò dall’esprimere il più netto scetticismo, mi pare con un commento che riguardava la sua scarsa vicinanza col Governo del periodo.

Anche durante il suo impegno a Pisa Gian franco ha mantenuto, anche se in modo meno assiduo, il contatto con la politica grossetana. Dopo il mio ritorno a Grosseto, al termine della esperienza romana di dirigente nazionale della CGIL, nel mio nuovo ruolo di amministratore pubblico ho avuto dunque la possibilità di un rapporto ulteriore, anche se non quotidiano . Rispetto ed amicizia, il capitale consolidato di stima e affetto , non hanno mai potuto essere intaccati da qualche opinione diversa .

Negli anni a cavallo del ’90 la città di Grosseto lo ha insignito del suo maggiore riconoscimento, il Grifone d’oro. La proposta fu avanzata dal Sindaco Flavio Tattarini, ed io , che ero Assessore in quella Giunta , lo chiamai per avvisarlo e dargli la bella notizia. Fu certamente compiaciuto, ma non sentii immediatamente quella emozione che mi aspettavo. Poi, alla cerimonia del conferimento che si svolse al Cassero, Gian Franco fece il suo alto intervento, nel quale parlò delle origini contadine di Grosseto, della sua storia di città “dominata”, del lungo cammino per uscire dalla marginalità storica e delle possibili prospettive. E lo fece naturalmente con la sua passione politica e civile, anche con la giusta emozione di chi viene onorato con deferenza, vedendosi riconosciuti stima e gratitudine dalla città nella quale è nato e cresciuto.

Nel corso del secondo mandato di Lio Scheggi Presidente della Provincia , iniziato nel 2004 , l’ Ente ha affidato all’Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa la realizzazione di uno studio sulle prospettive strategiche di sviluppo dell’economia provinciale . Il gruppo di studio comprendeva economisti dello stesso istituto , urbanisti , il nostro Isgrec con Luciana Rocchi , Gian Franco Elia . Elia era coordinatore scientifico e Nicola Bellini del Sant’Anna coordinatore organizzativo . Come Dirigente della programmazione e sviluppo economico della Provincia ho seguito l’attività del gruppo di studio ed ho dunque avuto un ultimo rapporto di collaborazione con Gian Franco . Lui ha naturalmente riversato in questo lavoro il suo patrimonio di conoscenza e la sua passione civile per le sorti del territorio . Si trattava di offrire nuovi terreni di impegno e di “ risveglio “alla comunità provinciale , che veniva dalle esperienze molto rilevanti della Programmazione negoziata con i Patti territoriali generale e agricolo e con il Contratto di programma per l’agroalimentare , della utilizzazione dei programmi e dei fondi comunitari , della definizione di programmi di sviluppo locale concordati con la Regione . Lo studio si concluse nel 2009 , presentando linee e proposte su un Polo Territoriale della conoscenza , sulla possibilità della “ periferia “ Grosseto di costituire un luogo dell’innovazione.

In questo ritornare indietro , non ho citato altri compagni , anche amici cari , che come dicevo all’inizio hanno titolo per ricordi ed emozioni ; me ne scuso ma non mi è sembrato possibile , considerata la necessaria limitazione di queste note , che probabilmente ho comunque superato.

Però non è possibile concludere senza dirti , con il rammarico di non averti potuto riabbracciare : ti volevamo e ti vogliamo molto bene , caro Gian Franco.

Milvio Parentini

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