GROSSETO – Massimiliano Lelli, ex campione di ciclismo nel nostro territorio, è un’eccellenza a livello nazionale e internazionale. Partito dal piccolo paese di Sgrillozzo (GR) è riuscito ad entrare in un club di Manciano (GR) e, successivamente, nella squadra ciclistica Magniflex di Prato.
Da questo preciso momento il ciclista, ancora dilettante, è stato costretto ad abbandonare la propria casa per motivi sportivi, pur avendo una grande nostalgia della Maremma, ed ha avuto l’onore di conoscere suoi grandi miti, come il campione Giuseppe Saronni, Cipollini e Pantani.
Questi ultimi hanno sempre rappresentato per lui motivo di forza e di orgoglio: Cipollini era un velocista meticoloso e vincente, con la sua volata negli ultimi trecento metri riusciva a toccare i 116km/h; Pantani, con la sua stravaganza e velocità in salita, lo ha spronato al meglio.
Come, del resto, continui incitamenti dati da sua moglie Manuela e le sue gemelline, salite con lui sul podio nel finale del Giro del Portogallo, gli hanno permesso di rivelarsi primo italiano ad aver vinto sei tappe oltre al giro in sé.
Un altro dei suoi obiettivi era il Giro d’Italia, compiuto a soli ventidue anni, posizionandosi addirittura come nono e guadagnandosi la convocazione di Alfredo Martini per il Mondiale in Giappone.
L’ennesimo buon risultato arrivò al Tour de France, dove però, dopo circa venti giorni di gare, si classificò come quattordicesimo.
Per cui, fin da giovanissimo, Lelli risultò un prodigio molto motivato ed appassionato al ciclismo, che lo ha portato negli anni a grandi soddisfazioni e ad una fortunosa carriera, durante la quale ha schivato numerosi infortuni: l’unico di vera rilevanza è stato al Giro di Svizzera, dove ha centrato in pieno un palo.
Il campione ha dichiarato di aver compiuto grandi traguardi, anche se talvolta preferirebbe tornare indietro nel tempo per svolgere nuovamente gare come quella in Monviso dove, dopo averla ripetuta per due volte, arrivò secondo all’ultimo giro, benché la località che preferiva per la bellezza dei paesaggi e l’assenza di traffico fossero le Canarie.
I CONSIGLI DI MAX
Da esperienze simili ha tratto svariate osservazioni che riguardano argomenti quali: la famiglia, dato che questa è fondamentale nei momenti drammatici; la carriera, ossia la capacità di cogliere l’attimo per non lasciarsi sfuggire delle opportunità che sono difficili da replicare, e l’atteggiamento, visto che l’unico mezzo vincente è la nostra testa.
“La testa può fare la differenza”, è ciò che ama ripetere ai giovani, ai quali consiglia di prendere sul serio la formazione scolastica perché utile nella vita, nonché di coltivare i valori della socializzazione, del divertimento e della cura del corpo, importantissimi per raggiungere uno stato di equilibrio e benessere psicofisico.
Lelli era un patito per le salite secche; con il suo fisico riusciva a raggiungere velocità ammirevoli anche durante scalate piuttosto faticose, staccandosi dal gruppo di corridori accaniti dietro di lui.
CONCLUSIONE E ABBANDONO
“Nella seconda parte della mia carriera ho deciso che non volevo più essere sottoposto a stati di stress e alla pressione di prima” è quanto ha dichiarato come sintesi della parte conclusiva di un viaggio, durato circa quindici anni di professionismo, durante il quale è transitato dal ruolo di velocista a quello di gregario di lusso, aiutando ed incoraggiando i suoi compagni di squadra.
Il termine di tutto ciò arrivò nel 2004, quando non ebbe più la concentrazione necessaria per accudire le sue due figlie e contemporaneamente, gareggiare in giro per il mondo. “Comincia così la vita vera”, priva di costrizioni e tabù sull’alimentazione e sugli atteggiamenti da seguire per ottenere una buona performance.
Successivamente lavorò come inviato della Rai, che seguiva nel percorso gli atleti in moto, ma ne rimase alquanto deluso, pertanto si decise a cambiar pagina, realizzando una scuola per far apprendere alle persone le basi del ciclismo; iniziò così a lavorare come guida cicloturistica.