L'intervista

A tu per tu con il fotografo maremmano Giuseppe Guerrini

Giuseppe Guerrini

GROSSETO – Sua madre nasce ad Arcidosso, suo padre ad Imola, terra di Romagna, ma Giuseppe Guerrini nasce in Maremma, a Castel del Piano, anche se attualmente vive a Grosseto. E proprio qui nel 2017 vince il primo premio nella sezione fotografia al concorso la Città Visibile con la foto “ Passaggio”, che gli permette di organizzare una mostra personale al museo delle Clarisse nell’aprile dell’anno successivo.

A questa ne sono seguite altre, spesso in collaborazione con l’associazione culturale “Letteratura e dintorni” di Grosseto, fino ad arrivare ai giorni nostri. Tra i grandi fotografi, i suoi riferimenti sono Gabriele Basilico e Vivian Maier. Oggi ho la possibilità di intervistarlo e lo ringrazio.

“Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”, sono parole di Helmut Newton, tu Giuseppe cosa ne pensi?

Sicuramente sono concetti che esprimono l’essenza stessa della fotografia, ed Helmut Newton rappresenta uno dei maggiori “visionari” in campo fotografico. Una visione che mi ha catturato fin dall’adolescenza, ammirando i suoi ritratti di corpi e volti in bianco e nero, e un concetto di fotografia che rompeva del tutto gli schemi fin lì utilizzati.

Il desiderio di scoprire per me è sempre mosso dalla curiosità, e la curiosità credo sia la molla di tutto, non solo nella fotografia: se si è curiosi si ha voglia di scoprire e se si ha voglia di scoprire si è vivi dentro. Personalmente la passione per la fotografia mi permette di scoprire luoghi insoliti anche vicino a noi, e genera sempre in me curiosità oltre che fascino.

Quando mi capita di uscire nei weekend con la macchina fotografica nello zaino, in auto, in moto oppure semplicemente in bicicletta, non esiste noia, ed è come se il tempo non bastasse mai. E questo secondo me è l’aspetto maggiormente positivo alla base di ogni passione.

Generalmente sono abbastanza critico con me stesso, ma devo ammettere che negli ultimi anni sento che si è sviluppata molto in me, grazie a questa passione, la capacità nell’osservare, in modo naturale e spontaneo, e quindi il desiderio di scoprire.

Per quanto riguarda l’emozione di una foto, quando riesco a percepirla questa emozione si accende e si sviluppa dentro di me all’istante, poi in seguito mi chiedo se possa emozionare anche altre persone, ed è una bella sensazione di curiosità, che alimenta gli stimoli. Questo senza mai cercare troppi consensi o stupire, mi piace e provo soddisfazione nel condividere un’immagine anche tra pochi amici o persone appassionate, o semplicemente dire a me stesso: “Wow”. Ed è bello provare un’emozione quando osservo foto famose, oppure scattate da semplici cittadini che però arrivano al cuore, esprimono un’emozione e dalle quali posso prendere spunto ed imparare.

E poi il gusto di catturare. Non nego che quando riesco a scattare una bella foto, o perlomeno che io ritengo tale, in tutta umiltà provo una bella sensazione, che unisce occhi, cuore e mente, ed di ognuna ricordo dove e come l’ho scattata, l’attimo, il momento. Credo che ogni fotografo, o anche ogni semplice appassionato di fotografia, provi piacere innato e gusto nel catture immagini.

Come è nata in te la passione per la fotografia?

Sicuramente la passione e l’attrazione per tutte le forme d’arte che ho avuto fin da piccolo, pittura, scrittura, cinema, musica, design, mi ha in un certo senso “indirizzato” verso la fotografia. In casa della mia famiglia le fotografie sono state sempre parte integrante, ne ho sempre viste molte.

Inoltre la passione per i viaggi unita alla voglia di catturare immagini da conservare e rivedere, e le riviste specializzate che leggevo mi hanno ispirato ed attratto fin dall’adolescenza, facendomi in qualche modo sognare. Chiaramente poi le nuove tecnologie che abbiamo oggi a disposizione riescono a creare nuovi stimoli e permettono di esplorare nuove tecniche, ampliando le conoscenze di ogni appassionato.

Tuo nonno materno scattò molte foto durante la campagna in Libia alla quale partecipò nel 1925-1926, che cosa hanno di speciale queste foto per te?

Si, quelle foto sono tutt’ora speciali per me, per i ricordi, per l’affetto che in qualche modo hanno sempre emanato per tutti noi in famiglia, soprattutto dopo la morte di mio nonno.

Erano “l’anello di congiunzione”, il ricordo di una persona speciale che ci aveva lasciato ma che continuava a vivere in noi grazie anche a quelle foto. Ed in me, nacque lo stimolo per proseguire il suo percorso e far vivere la sua passione per la fotografia e l’arte, seppur a livello amatoriale e per pura passione, che in questi anni si sta alimentando ancor di più.

Se dovessi scegliere tra le tue foto quella che più rappresenta il lungo periodo di lockdown in cui tutti noi abbiamo vissuto, quale sceglieresti?

Sicuramente niente mascherine o persone in fila al supermercato. Scherzi a parte, personalmente scelgo allora una foto semplice, scattata al volo in casa in una domenica pomeriggio in pieno lockdown. Una tazza di caffè caldo con accanto la moka, ed un libro speciale, con la finestra aperta e musica in sottofondo.

Devo dire che per me il lockdown non è stato un periodo poi così negativo, voglio ricordarlo come una spazio temporale in cui è stato possibile recuperare anche una certa intimità con noi stessi, rallentare i ritmi e assaporare meglio le nostre passioni, come la fotografia nel mio caso, in una sorta di felicità dell’attesa per il ritorno alla normalità.

Se ne dovessi realizzare invece una per rappresentare il futuro, che cosa sceglieresti di fotografare?

Oddio, devo pensarci un attimo. Premesso che vivo molto il presente e che il futuro rappresenta l’ignoto per eccellenza, la fotografia per me è intuizione, uno sguardo del momento che nasce improvvisamente senza un motivo apparente. Se provo ad immaginare uno sguardo sul futuro, devo dire mi piacerebbe molto tornare a scattare foto ai concerti musicali, o liberamente in una notte in una qualsiasi città d’arte.

E poi penso al progetto che ho in mente, e al quale sto lavorando, di cui non posso anticipare molto in quanto è ancora in fase embrionale, ma molto chiaro dentro di me. Posso solo dire che sarà un book fotografico sulla nostra splendida Maremma, un impegno non da poco ma che, con grande passione e curiosità, spero vivamente di riuscire a realizzare.

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