FOLLONICA – Giunto quest’anno alla sua decima edizione, il premio letterario “Il Salmastro” nasce a Follonica per volontà dell’associazione culturale “Il circolo del salmastro” e la mia intervista di oggi è con Lucia Stanzani, presidente dell’associazione e coordinatrice del concorso che ringrazio per la sua disponibilità.
Lucia vorrebbe raccontare brevemente come è nata l’idea di istituire questo premio?
Il premio nasce alla fine del 2009 da un’idea condivisa tra me, l’allora assessore alla Cultura Stefano Viviani, e Eleonora Baldi, al tempo sindaco di Follonica ed amica carissima. L’idea era quella di stimolare la scrittura anche nella sua forma più semplice, perché il mondo è pieno di scrittori: per amore, per gioia, per dolore, per nostalgia, per la voglia di condividere, di raccontare, di denunciare.
Ci siamo rivolti a loro, a tutti coloro che scrivono e, per mille motivi, non vengono letti; per mancanza di opportunità, occasione o solo per timidezza. ed è lì che nasce il Salmastro.
La forma del racconto breve a tema è sempre stato il fil rouge che ci ha caratterizzato e che ha raccolto tantissimi consensi nel corso degli anni. Finito un concorso, arrivava la domanda: “allora, di cosa si scrive il prossimo anno?”
A che cosa è dovuta la scelta del nome “Il Salmastro”?
In realtà il nome del concorso è stato scelto personalmente da Eleonora Baldi che ci disse: “Il salmastro ci contraddistingue in ogni momento, che sia estate o inverno, che sia piacevole o fastidioso”. E da qui nasce il nostro motto “Siamo nati tra le acque chiare e sicure del golfo…respiriamo l’aria salata e fresca delle mattine d’estate e il maestrale salmastroso delle mareggiate invernali… Che sia caldo afoso, brezza rinfrescante, libecciata impetuosa o gelida tramontana, saremo sempre in riva al mare… Siamo Salmastri …”.
Perché c’è tanto bisogno di scrivere secondo lei?
Nel corso delle varie edizioni ci siamo accorti che tantissime persone scrivono, mettono nero su bianco le proprie emozioni, i propri sogni, i ricordi o pensieri, un bisogno quasi fisico.
Chi scrive lo fa per bisogno primario, come chi corre, chi canta, in buona sostanza fa parte della sua vita e lo fa stare bene. E’ uno sfogo importante, si scrive, si rilegge, si fissano le idee, con calma. E’ un momento molto personale, intimo e a differenza della vita frenetica alla quale siamo abituati, ci concede un time break salutare, un confronto con noi stessi; creare storie da una semplice idea iniziale o un personaggio è una sfida alla quale uno scrittore non rinuncia mai. Il Salmastro è nato per stimolare ed amplificare proprio questo e quale occasione migliore di un concorso?
Da “ Di mare e di vento”, titolo della prima edizione, a “ Caro amico ti scrivo” della nona: il premio ha toccato molteplici argomenti, come musica, amor , viaggi, supereroi, cibo. Se dovesse trovare un comune denominatore tra loro, quale sarebbe?
Abbiamo cercato di coinvolgere più persone possibili, con le più svariate caratteristiche di scrittura, esperienza e vita propria. Gli argomenti scelti dovevano toccare la vita in ogni sua sfaccettatura; la danza caratterizza ogni popolo della terra, la musica ci accompagna sempre, il cibo è il nostro quotidiano e spesso la nostra passione; in buona sostanza, abbiamo cercato di aprire il più possibile la forbice per dare il più possibile stimoli ai nostri scrittori.
Posso dire che in ogni edizione si è letta una passione viscerale nello scrivere, in special modo nella scorsa edizione (mi chiamo Eva e questa è la mia storia) abbiamo raccolto racconti con voci importanti, talvolta grida di dolore che ci hanno emozionato tantissimo.
Nelle centinaia di racconti che ho letto in questi anni, tutti di persone comuni, il denominato comune è stato senz’altro la passione, l’intimità ed è per questo che tutti gli anni ringrazio ognuno di loro dal profondo del cuore perché so di aver ricevuto un regalo, un pezzettino della loro anima sotto forma di racconto. Io non faccio parte della giuria di qualità, ovviamente, ma vi assicuro che per me sono tutti vincitori.
“Scrivere bene è sempre nuotare sott’acqua e trattenere il fiato”. Sono parole di Francis Scott Fitzgerald, lei Lucia cosa ne pensa?
Io non sono una scrittrice bensì una buona lettrice e proprio per questo organizzo un premio letterario. Ma posso senz’altro affermare che anche leggere la bella scrittura fa lo stesso effetto.
Ci sono racconti o libri che leggi senza respirare, che ti coinvolgono profondamente, è successo spesso anche con i nostri racconti.
I racconti hanno una propria voce, uno stile particolare frutto di un talento evidente, ma, come per tutte le arti, il talento senza studio non è sufficiente e se l’obiettivo è “scrivere bene” lo si può raggiungere solo con uno studio costante, grande determinazione e una combinazione di mille fattori diversi. Ma se dentro arde il fuoco sacro della scrittura, nulla è difficile.
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