Storie

“Una vita in cammino”. Da Magliano a Napoli a piedi: l’impresa di Simone

Simone Lazzarin

MAGLIANO IN TOSCANA – “Oggi da Matera ho dovuto prendere il bus e mi sto spostando a Salerno. A consigliarmelo è stata la Protezione civile, c’è l’allerta meteo: neve e pioggia per altri tre giorni. Da Salerno domani comincio a camminare fino a Napoli e lì penso di fermarmi e tornare a Magliano”.

A parlare è Simone Lazzarin, 49enne padovano, il “Padova”, come lo chiamano a Magliano in Toscana, dove vive da quattro anni. Simone è partito sabato 23 gennaio: direzione Napoli. Come raggiungerla? Ovviamente a piedi, perché “camminare è vivere”, spiega.

“Faccio sempre così. Una mattina mi sveglio, metto due cose nello zaino e parto – racconta -. Non pianifico il tragitto, perché l’esigenza che sta dietro alla mia partenza è proprio quella di uscire dalla monotonia della vita di tutti i giorni, dove hai orari e tutto è più o meno organizzato.

Il 31 dicembre scorso ho smesso di lavorare – va avanti -. Avevo dunque pensato di partire, e quando parto di solito lo faccio a piedi. Anche a Magliano ci sono arrivato a piedi. Era il 16 ottobre del 2016, ed è stato subito amore. Ho deciso di rimanerci, mi sono sentito casa all’istante.

Quel sabato mattina di tre settimane fa sono partito da Magliano – continua -: prima tappa Farnese (Viterbo), 27 chilometri. Lì mi sono dovuto fermare tutta la domenica perché diluviava.

Il lunedì sono ripartito e sono arrivato a Montefiascone (Viterbo), il giorno dopo a Orte (Viterbo). Questa tappa è stata davvero dura, circa 40 chilometri.

Fortunatamente arrivato a Orte ho trovato il primo aiuto del viaggio. Giunto in un bar, mi hanno offerto caffè e un toast e un ragazzo mi ha messo in contatto con una sua amica che ha un albergo, dove ho alloggiato per pochi euro. La mattina dopo sono ripartito, e ho sconfinato in Umbria arrivando a Narni (Terni)”.

Simone ha poi proseguito per Rieti, Terni, ha raggiunto le Cascate delle Marmore, il lago Piediluco. Arriva poi in Abruzzo, “ma il tragitto L’Aquila – Sulmona ho dovuto farlo in autobus. Le persone del posto mi hanno detto che i sentieri non erano percorribili”.

“Io rispetto la natura e non voglio sfidarla – dice -: se non posso andare avanti perché la natura non me lo permette, ok, mi fermo e aspetto o trovo un’altra soluzione”.

“FERMATI!
Rallenta, fermati e attendi.
In silenzio, rispettoso e umile silenzio fermati!!!
Fermati, ascolta, poi in mezzo a tutto il frastuono dei tuoi pensieri e delle tue paure senti.
Senti il battito del tuo cuore!
Senti il tuo respiro!
Senti il movimento dei tuoi muscoli!
Senti i dolori del tuo corpo!
Senti il tuo essere VIVO!
Poi fermati ancora, ascolta e senti!
e accorgiti del vuoto che hai attorno poiché il tuo essere e tutto il tuo mondo è contenuto in quel vuoto!”.

Scrive Simone nel suo post. “Camminare ti fa sentire vivo – racconta -, ti mette nuovamente a contatto con la tua mente e il tuo corpo, con la tua mente quando cammini lungo le strade asfaltate, con il tuo corpo quando fai le salite o a fine percorso: qui percepisci lo sforzo, te lo senti addosso, sui tuoi muscoli, uno ad uno, molti dei quali non ricordavi nemmeno di avere”.

E poi arriva la Maiella. “Lì ho trovato la neve – dice -. Avevo fatto una scommessa con i miei amici: trovata la prima neve, scommisi che mi sarei spogliato e avrei ‘fatto un tuffo'”.

Dalla Maiella Simone è proseguito fino a Vasto (Chieti), alternando camminata e mezzi, visto che le condizioni metereologiche non permettevano di fare tutto il tragitto a piedi. Da Vasto è entrato in Molise, arrivando a Termoli (Campobasso), dove ha imboccato il Tratturo Magno, una delle vie antiche del sud Italia, oggi percorsi segnati attraversati da centinaia di camminatori.

Lungo il Tratturo, si è fermato a Serracapriola (Foggia), dove è stato ospitato in un b&b gestito da delle ragazze, che gli hanno offerto “il primo vero pasto del cammino”. Poi ha continuato per San Severo (Foggia), passando per una via in mezzo agli ulivi: “sembrava una foresta – racconta Simone -. Nel tragitto ho trovato un sacco di agricoltori, tutti gentilissimi. Dante e i suoi amici mi hanno invitato a fermarmi per riposarmi un po’. Dalla Panda hanno tirato fuori un fornellino e mi hanno fatto un caffè. Poi una grappa e ripartire!”.

“A San Severo (Foggia) ho conosciuto don Salvatore, che mi ha ospitato e con cui è stato molto bello confrontarsi. Il giorno dopo sono partito verso San Giovanni Rotondo (Foggia), dove sono ospitate le spoglie di Padre Pio. Là mi ha raggiunto don Salvatore, che però è venuto in macchina eh – scherza Simone -. Mi ha presentato fra Salvo, il suo padre spirituale, che mi ha fatto da guida nel Convento di Santa Maria delle Grazie. Tra le tante cose, mi ha mostrato la stanza di Padre Pio. Fra Salvo mi ha permesso di dormire lì, nella casetta dove alloggiavano i genitori di Padre Pio quando andavano a visitarlo”.

Poi Simone si è spostato a Monte Sant’Angelo (Foggia), Manfredonia (Foggia), dove ha preso l’autobus: “Sono stato obbligato. Arrivato nel pomeriggio, avrei dovuto camminare altri 47 chilometri prima di trovare un posto dove dormire”.

Il percorso è continuato per Pitetto (Bari), Cassano delle Murge (Bari), Gravina in Puglia (Bari), Altamura (Bari) e da lì Simone è arrivato in Basilicata, a Matera.

“Oggi sono partito da Matera per Salerno. Ho dovuto prendere il bus perché c’è l’allerta meteo. Domani partirò alla volta di Napoli passando per la Costiera Amalfitana – continua -. Una volta arrivato a Napoli, tornerò a casa”.

“Ci vorrà circa una settimana – spiega Simone -. In tutto avrò percorso circa 750 chilometri, passando attraverso mezza Italia, lungo paesaggi mozzafiato, tra i più belli mai visti. Non è stato tutto semplice, anzi. Molti imprevisti, brutto tempo, percorsi inagibili, ma d’altra parte, quando parti così come faccio io, questo lo metti in conto”.

“Nella mia vita forse ho sempre cercato, nelle mie partenze, qualcuno che mi dicesse resta, o qualcosa che mi facesse restare – dice Simone -. Ho sempre fatto scelte poco ponderate, del resto è una cosa che in nessun modo mi riesce. Vado a pelle, secondo il mio sentire, cerco in me la sincerità e la coerenza che appartengono all’attimo, quell’attimo che è privo di tempo, quella scintilla fatta di pura vita di presenza nell’essere vivo, di essere me stesso.
Ho intrapreso questo cammino come sfida con la mia mente e il mio corpo e forse questa volta, soprattutto col mio corpo, ho esagerato, e gli sono grato per il supporto che continua a darmi. Quando camino mi sento presente nell’attimo, mi sento vivo. Nello zaino del mio cuore porto tutti coloro che ho conosciuto e conosco, proprio tutti. E nella solitudine dei passi ci parlo e faccio pace con me stesso e con loro: del resto fra esseri umani la cosa naturale è l’amore.
Ora un posto dove voglio tornare ce l’ho: è Magliano in Toscana, il mio rifugio.
La vita è presenza che nulla ha a che fare con vicinanza.
Grazie a tutti coloro che mi han aiutato”.

Simone l’ho sentito sabato, per telefono. Ieri è partito alla volta di Napoli, tra poco tornerà in Maremma, a Magliano, quella che è diventata la sua casa, il “suo rifugio”, come lo chiama lui. Ma la sua voglia di camminare non si esaurisce, ed ha già in mente un altro viaggio: “Il prossimo anno vorrei tentare una vera impresa, da Magliano a Santiago di Compostela. Vorrei arrivare a Santiago il 5 maggio 2022, il giorno del mio 50esimo compleanno. Sarebbe un bel regalo”.

Utreya, buon cammino Simone.

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