L'emergenza

Coronavirus, l’allarme della Cia: «Agricoltura in Maremma a un punto di non ritorno»

Claudio Capecchi

GROSSETO – “Un comparto agricolo in affanno stritolato tra vecchie criticità e dalle difficoltà nate da una pandemia i cui effetti sono stati dirompenti e le cui ripercussioni sono ancona difficile da stimare. Un settore che pur avendo ricevuto degli aiuti a livello nazionale e regionale, per far fronte alla crisi causata dal Covid, di fatto non ha invertito la curva negativa che oramai da anni contraddistingue il mondo agricolo maremmano”. E’ questa la preoccupante analisi emersa dalla riunione della direzione provinciale di Cia Grosseto alla quale hanno partecipato i responsabili dei vari settori e il direttore regionale Giordano Pascucci.

“La pandemia ha messo in ginocchio tutto il comparto maremmano – ha esordito il presidente di Cia Grosseto Claudio Capecchi – facendo emerge questioni mai veramente risolte che hanno ulteriormente pesato sul già risicato reddito degli agricoltori. In questi mesi ci siamo adattati ai nuovi modelli di vita ma non è bastato per dare ossigeno ad un’agricoltura in difficoltà”

I dirigenti Cia-Grosseto hanno illustrato come, pur se a macchia di leopardo, il 2020 sia stato un annus horribilis per il settore a partire dal vino, la cui fascia media, ha registrato un meno 30% rispetto al 2019; i cereali che hanno registrando un trend positivo nei primi mesi a metà anno hanno cominciato a subire una contrazione; a evitare il tracollo definitivo della pastorizia sono stati i sussidi regionali e governativi che hanno comunque poco inciso su un settore che ha affrontato la crisi Covid portando con se i vecchi problemi legati alla mancanza di reddito, la poca organizzazione nel sistema produttivo, l’insufficiente del prezzo del latte e la questione “predatori”.  Pesanti sono state invece le perdite nel settore bovino e per gli agriturismi, questi ultimi colpiti dalle disposizioni contenute nei dpcm.

“Il nostro è un settore in difficoltà che deve combattere con problemi mai risolti – hanno commentato il presidente Capecchi e il direttore Enrico Rabazzi – basti per esempio pensare alla questione idraulica e alla gestione dei letti di fiumi e torrenti che, a causa delle limitazioni del prelievo degli inerti dall’alveo, vedono un innalzamento dello stesso ed esondazioni più frequenti con danni spesso irreversibili nei campi adiacenti che si traducono in perdite per le aziende. Non è ulteriormente procrastinabile il contenimento della fauna selvatica, predatori, cinghiali ma anche daini, che stanno proliferando senza controllo; servono interventi mirati e che i danni provocati alle colture vengano rimborsati integralmente. Altro capitolo è l’utilizzo dei fondi disponibili per il biennio 2021-2022 che derivano dall’anticipo della programmazione Pac 2021-2027 con l’aggiunta delle risorse provenienti dalla Ngeu per i quali chiediamo di poter seguirne l’utilizzo e la loro progettualità, soldi di tutta la collettività che devono servire a tutti e non apparire come un “regalo” agli agricoltori. Inoltre sarà fondamentale affrontare la questione “risorse necessarie” richieste affinchè gli agricoltori possano sempre più adeguare il loro lavoro a quella sostenibilità agricola richiesta dall’Europa. Non meno importante – hanno concluso Capecchi e Rabazzi – saranno gli indirizzi programmatici e quelli burocratici dei prossimi mesi che se non saranno coerenti, equi e a favore  del settore, soprattutto rivolti a sostenere il reddito degli agricoltori, non saranno di alcun aiuto per uscire da questa pesantissima crisi”.

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