L'intervista

A tu per tu con Giacomo Moscato: una vita dedicata al teatro

Giacomo Moscato

GROSSETO – Nasce a Siena sotto il segno del Leone. Nel 1994 è uno dei fondatori del Laboratorio Teatrale “Ridi Pagliaccio” per il quale, in 27 anni, scrive 31 testi, cura la regia di 48 allestimenti ed interpreta 63 personaggi. Dal 2009 ad oggi vince 17 premi teatrali sia come attore che come regista. E, nel complesso, le sue produzioni teatrali hanno ottenuto 50 premi in 27 concorsi. Conduce corsi di public speaking e
storytelling, è professore di Letteratura e Storia presso istituti di istruzione superiore, consigliere dell’associazione culturale “Letteratura e dintorni” e del comitato celebrativo la ”Maremma per Dante”.

Giacomo Moscato oggi, con estrema disponibilità, mi concede questa intervista “a tu per tu” e lo ringrazio.

Giacomo, l’Inferno della Divina Commedia di Dante è uno dei suoi cavalli di battaglia. Che emozione si prova ad identificarsi nella figura di Dante? E che emozione si prova a vagare nell’Inferno dantesco?

Inferno, in effetti, con le sue 130 repliche, è lo spettacolo che ho replicato più volte in assoluto e, a pensarci bene, credo che detenga un piccolo record tra le produzioni teatrali del nostro territorio. È naturale che, quando reciti sulla scena un testo così tante volte, finisci per diventare un tutt’uno anche con il suo autore, immagini ciò che lui ha creato fino ad entrarci dentro completamente, visceralmente. Nel caso di Dante, poi, l’autore che incontri è un genio assoluto ed entrare nel suo mondo ultraterreno significa rimanerne ammaliati fino allo stordimento: declami parole immortali e ti rendi conto che ogni parola che stai pronunciando ha un potere evocativo che va oltre la dimensione umana, ha in sé un mistero, è magia allo stato puro; percepisci una grandezza che non riuscirai mai a scoprire fino in fondo e questo ha un fascino straordinario.

William Shakespeare – La verità è altrove è uno dei monologhi di successo che lei porta in scena. Che cosa è la Verità per lei, Giacomo? E che cosa è “l’altrove”?

Questo titolo è la sintesi estrema di un lavoro di ricerca letterario, storico e teatrale durato due anni: mettendo insieme il rigore di un ricercatore universitario e l’istinto di un attore teatrale, ho scavato nella vita e nelle opere di William Shakespeare e ho scoperto che ciò che si legge abitualmente nelle biografie ufficiali (sempre estremamente lacunose), non corrisponde alla verità.

L’autore delle opere di Shakespeare non è quell’attore semianalfabeta nato a Stratford-upon-Avon che, a un certo punto della sua vita, si
trasferisce a Londra in cerca di fortuna diventando il più grande drammaturgo di tutti i tempi: non lo è perché non può esserlo, ci sono troppe prove schiaccianti che dimostrano il contrario inequivocabilmente.

Ovviamente, viene da interrogarsi sulla sua vera identità. Nello spettacolo, analizzo tutte le varie alternative possibili, fino ad arrivare a quella che, secondo me, è la verità più probabile: William Shakespeare è il nome d’arte di una sorta di “squadra autoriale” composta da Michelagnolo Florio (intellettuale italiano fuggito in Inghilterra per motivi religiosi, ideatore di buona parte dei testi), suo figlio John Florio (nato a Londra, madrelingua inglese, traduttore delle opere del padre e autore egli stesso) e William Shagspar (l’attore di
Stratford – con questo nome registrato all’anagrafe inglese – che, grazie alla pratica attoriale, probabilmente ha partecipato alle modifiche dei testi per le messinscene teatrali. Insomma, per trovare le vere origini di Shakespeare, bisogna cercare partendo dall’Italia.

“In ognuno di noi c’è Icaro e c’è Ulisse, c’è Prometeo e c’è Orfeo” sono parole di Roberto Gervaso. Lei, Giacomo, cosa ne pensa?

Penso che sia assolutamente vero. I miti classici vivono in noi, in ognuno di noi, e non solo perché rappresentano le nostre radici culturali, ma perché gli antichi greci, i loro creatori, attraverso i miti hanno descritto l’uomo in tutte le sue infinite sfaccettature, nelle sue terribili contraddizioni, nei suoi vizi più vergognosi e nelle sue virtù più sublimi. Ogni volta che porto in scena il mio spettacolo sulla mitologia,
Mythos – La meraviglia e l’incanto dei miti antichi, assisto al prodigio di storie, pur essendo nate nella notte dei tempi, svelano incredibilmente i segreti più reconditi dell’anima degli spettatori di oggi.

Nel 1994 lei ha scritto “Sei personaggi in cerca d’Amore”. Che cosa è l’amore per lei, Giacomo?

È il più affascinante dei misteri. Nel 1994 avevo 21 anni e la ricerca dell’Amore (quello con la A maiuscola) era già per me un pensiero totalizzante. L’Amore è quanto di più illogico e scriteriato possa esserci, eppure – e questo è il vero paradosso – è l’unica cosa che dia veramente senso alla nostra esistenza. Non c’è successo professionale, artistico, sportivo o economico che abbia valore se non è accompagnato dall’Amore, e la vita stessa perde ogni significato senza di esso.

I miei “sei personaggi”, 27 anni fa, giravano a vuoto senza riuscire a trovarlo e la loro esistenza, non a caso, alla fine si bloccava in una specie di simbolico fermo-immagine. Anch’io, al tempo, cercavo l’Amore, quello vero, assoluto, sconvolgente, “irreversibile”… senza sapere che lo avrei trovato soltanto molti anni dopo.

Quali progetti ha per il futuro?

Il più importante dei miei progetti è quello di non smettere mai di avere progetti, ovvero di sognare e di immaginare il futuro. In attesa di poter tornare a recitare dal vivo, tra pochissimi giorni, su Tv9, inizierà una mia nuova trasmissione televisiva: in ogni puntata ci sarà uno storytelling, ovvero racconterò una storia, tratta da grandi classici o da opere meno conosciute. In omaggio al 700esimo anniversario dantesco, inizierò con la straordinaria e sorprendente bellezza di Vita nova, per poi passare alla meraviglia dei miti, appunto (quelli antichi, ma anche quelli medievali), e a racconti più moderni e contemporanei. Sarà una vera e propria sfida televisiva.

Per l’estate, poi, spero – come tutti coloro che fanno teatro – di poter tornare sui palcoscenici: in questi mesi di “stop forzato” ho scritto e preparato alcuni nuovi spettacoli, inaugurando collaborazioni prestigiose con due musicisti, un soprano e un’attrice di altissimo livello ed organizzando eventi in varie regioni d’Italia. Sarà un’estate molto intensa, ma il desiderio irresistibile di tornare a recitare vincerà ogni stanchezza.

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