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Grosseto si prepara a celebrare l’Immacolata. Il vescovo: «Non lasciamoci scoraggiare dalle difficoltà»

Rodolfo Cetoloni

GROSSETO – Martedì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, il vescovo Rodolfo presiederà il Pontificale in cattedrale alle ore 11.

Alle ore 18, sempre in Cattedrale, il Vescovo presiederà la Messa di suffragio per don Antonio Maffucci, sacerdote della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, deceduto il 27 novembre scorso a causa del covid-19 a 71 anni. “Invito i suoi ex studenti, gli amici di Cl, coloro che, nel tempo, hanno fatto l’esperienza di Gioventù studentesca e quanti hanno conosciuto don Antonio ad unirsi a me e ai sacerdoti che concelebreranno, nella preghiera di suffragio per la sua anima”, dice il vescovo Rodolfo. La commemorazione ufficiale di don Maffucci sarà affidata a don Gianni Malberti, parroco di Castiglione della Pescaia, suo confratello nella Fraternità San Carlo, con il quale ha contribuito a fondarla e di cui è stato compagno di Seminario a Bergamo.

“L’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione – scrive il vescovo Rodolfo – è invalso l’uso, un po’ ovunque, di allestire il presepe nelle case. E’ il giorno in cui si entra pienamente nel tempo dell’attesa del Natale del Signore e dove, quindi, anche i segni esteriori ci aiutano ad orientare lo sguardo sul mistero di Dio che si fa bambino”.

“D’altra parte fu per questo che otto secoli fa dal cuore di Francesco d’Assisi uscì, dirompente, l’intuizione del presepe. Egli desiderava vedere “con occhi della carne i disagi in cui il Bambino di Betlemme si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato; come fu adagiato in una greppia, e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. In altre parole, Francesco – da innamorato – desiderava rappresentarsi visivamente l’immenso dono di Dio che “scandalosamente” ama l’uomo al punto da rinunciare a Se stesso per farsi lui stesso creatura. E’ qui il mistero del Natale cristiano e il senso primo del presepe”.

“Quest’anno – aggiunge il vescovo – la pandemia ci costringe a riconsiderare molto il nostro modo di fare festa, ma non ci priva della possibilità di realizzare nelle nostre case il segno bello del presepe. Anzi, le restrizioni possono essere un incentivo in più ad accendere la creatività e a raffigurare la nascita del Salvatore nei modi che più ci ispirano. Rinnovo, pertanto, il mio invito: fate il presepe nelle vostre famiglie e, ove possibile, fatelo insieme, perché diventi un momento di fede, di affetto, di solidarietà, di riscoperta dell’amore che ci attende”.

“Non lasciamoci scoraggiare dalle difficoltà – scrive ancora – Dio viene, anche in questo tempo duro, anzi: ancor di più. E non ci sono restrizioni che possano impedirgli di rinascere ancora nei nostri cuori. Solo noi possiamo decidere di mettere una barriera fra noi e Lui. Ma se lo lasciamo entrare nell’intimità della nostra casa, Egli verrà e metterà la sua tenda fra noi. La Sua presenza è come quella di un pellegrino che viaggia di luogo in luogo, di persona a persona con il grande desiderio di incontrarci, di farsi carico di quello che noi abbiamo da dirgli, ma anche di donarci ancora una volta quel che Lui è venuto a dirci e a consegnarci: “Sono con voi, rimango con voi, non abbiate paura”.

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