L'opinione

#tiromancino – La rinascita delle Mura riparte dalla Sala Eden. A piccoli passi, nell’attesa del «grande balzo in avanti» (Mao Zedong)

Tiro Mancino

GROSSETO – Mancando una strategia generale di recupero e valorizzazione delle Mura medicee, l’unica alternativa è cominciare dai piccoli passi. Sperando lungo la cinta muraria cinquecentesca vengano fuori buone pratiche di gestione degli spazi, che poi siano riproducibili.

Per questo l’aggiudicazione della gestione di Sala Eden e chiosco sul bastione del “Cinghialino” alla cooperativa Uscita di Sicurezza, è senza dubbio una buona notizia per la città. Ma anche per la Maremma nel suo complesso. Intanto perché la cooperativa è un gigante che poggia su fondamenta solide, con un bilancio di 12 milioni di euro, 250 soci e 350 dipendenti. Poi perché è una realtà radicata nel territorio, di cui conosce dinamiche e bisogni. Infine, perché ha una buona esperienza nella gestione di punti di ristoro e nell’organizzazione di spettacoli ed eventi (La Cava di Roselle). Il che non guasta affatto.

D’altra parte, la Sala Eden – realizzata a inizio anni ’30 sul bastione “Garibaldi”, poi abbattuta e ricostruita come sala da ballo nel dopoguerra – è per molte generazioni di grossetani uno dei luoghi dell’anima. Uno degli spazi simbolici della città. Non per il pregio architettonico, inesistente nonostante la collocazione, quanto perché nel tempo ha ospitato di tutto: serate danzanti e manifestazioni politiche, proiezioni e mostre d’arte, assemblee d’istituto e discoteca, feste dell’Unità e ponderosi convegni. Insomma, uno spazio multifunzionale che tutti hanno frequentato, e che attraverso gli anni ha sempre mantenuto fedeltà all’originaria vocazione danzereccia.

Con l’affidamento della gestione della Sala Eden e del chiosco nel vicino bastione del “cinghialino”, tuttavia, non si tratta semplicemente di riesumare un locale da ballo, ammesso e non concesso il termine oggi abbia ancora un senso. Non foss’altro per il fatto che Luca Terrosi, compassato presidente della cooperativa, sarebbe poco credibile nei panni luccicanti del “Natalino Galgani” – animatore delle notti maremmane per un trentennio – degli anni Venti del terzo millennio.

Piuttosto il reale valore aggiunto dell’operazione potrebbe essere quello di dare una funzione più originale, anche più dignitosa e consona di teatro dello spaccio, a una porzione del più significativo monumento cittadino. Che comprende due bastioni su sei e un camminamento della fortificazione costruita da Cosimo I de’ Medici tra il 1565 e il 1593, su progetto di Baldassarre Lanci.

Obiettivo ambizioso che, al netto del necessario equilibrio finanziario per l’intera operazione, potrebbe stimolare Uscita di Sicurezza a svolgere un ruolo non propriamente suo. Surrogando e fornendo idee alla parte pubblica, che finora sulle Mura medicee si è limitata al compitino più scolastico. Con diversi inciampi.

Allora qualche consiglio non richiesto. O meglio qualche suggestione per stimolare il nuovo gestore, immaginando che a causa del Covid non potrà essere operativo che dalla prossima primavera. E che avrà tempo per aggiungere idee a quelle che ha già.

Dando per scontato che sia l’Eden che il chiosco lavoreranno molto sull’offerta enogastronomica, e che la sala ospiterà concerti e convegni, come in passato. Una scommessa potrebbe essere quella di portare gente sul bastione Garibaldi per assistere a un contest per la realizzazione di installazioni d’arte contemporanea; che della sagra degli Apetti del cibo da strada non se ne sente proprio la mancanza. Oppure in primavera, in alternativa a settembre, realizzare su quella porzione delle Mura una rassegna dedicata ai libri e alla lettura. O ancora, ospitare rassegne a tema come «Extra Time – time to take responsability», evento promosso da “La Maremma delle Idee” (creatura di Richard Harris) insieme al Polo Universitario Grossetano, e andato quest’anno on line dal 18 al 22 ottobre grazie a TEDXGrosseto. Non per fare gli “intellettuali” – non si adontino gli anacronistici censori nostrali del «culturame» – ma per dimostrare che la cultura può costituire allo stesso tempo elemento identitario di aggregazione, fattore di emancipazione dalla bestialità e moltiplicatore economico.

Vignetta 8 novembre 2020

Insomma, un’impresa che potrebbe valere la pena tentare. Perché più elevato è il rischio, più alto sarebbe il premio. E perché limitarsi all’ovvio – al «riveditoio» – di sicuro produrrebbe i suoi frutti, ma sarebbe un’occasione persa. Un po’, direbbero i nostri vecchi, «come dare il concio alle colonne».

Poi c’è il problema di fondo. Che è quello irrisolto da decenni – e del quale a oggi non s’intravede capacità di soluzione – di un serio piano di recupero urbanistico e architettonico dell’intero complesso edilizio delle Mura medicee. L’ultimo a provarci, a dire il vero, fu il sindaco Valentini. Che nel lontano 1996 ottenne un finanziamento di 6 miliardi di lire dalla Cassa depositi e prestiti, per il recupero architettonico e il consolidamento del bastione del Maiano. Che prevedeva il restauro del deposito dell’acqua e il consolidamento di camminamenti e troniere interni al terrapieno delle Mura. Primo stralcio del piano generale di recupero delle Mura, elaborato dai progettisti Polito, Marri e Perin. Poi, però, nel 1997, cambiò amministrazione. E quella subentrata rinunciò al finanziamento già assegnato, perché non ritenne strategico avviare il recupero delle Mura. Da quel momento, come si dice in Maremma, è valso il principio del chi vuol Cristo, se lo preghi».

Oggi il problema irrisolto delle Mura medicee incombe su un centro storico avvilito e degradato. Ci sarebbe l’opportunità di risolvere tutto con un progetto serio per ottenere un finanziamento a valere sul bando nazionale per «il recupero e la rigenerazione urbana delle periferie» nell’ambito del «Programma per la qualità dell’abitare» – con una dotazione di 850 milioni di euro. Però nella città dei dormienti, nessuno sembra intenzionato a prendere il pesce all’amo. Che siano tutti vegani convinti?

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