Piombino

Il sindaco celebra la battaglia del 1943: «Dopo 77 anni è ancora un simbolo della nostra terra»

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PIOMBINO – “Innanzitutto mi preme ringraziare nuovamente tutti i presenti alla cerimonia di oggi, il primo degli eventi organizzati dal Comune per celebrare il 77esimo anniversario della Battaglia di Piombino. Ringrazio le autorità civili e militari, i rappresentanti delle forze dell’ordine, le associazioni d’arma, dei partigiani, dei reduci e dei combattenti e tutto il pubblico presente nonostante il particolare momento di emergenza sanitaria che stiamo attraversando e che ci impone stringenti misure di sicurezza. In questa occasione voglio salutare e ringraziare anche il professor Claudio Betti – presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra e Fondazione, già oratore ufficiale della celebrazione per la Battaglia di Piombino nel 2016, per aver fatto presente tramite gli uffici comunali la sua disponibilità a collaborare con l’Amministrazione e con le altre associazioni d’arma e combattentistiche locali per la memoria storica della Città”. Lo scrive il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari.

“Quest’anno celebriamo non solo l’anniversario di un momento storico molto caro a me e a tutti i piombinesi, ma anche l’anniversario della medaglia d’oro al valor militare, conferita alla città ormai vent’anni fa dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.  La battaglia di Piombino è un importante evento storico che come sindaco e rappresentante dei cittadini sono chiamato a ricordare, ma è anche un simbolo dei valori che caratterizzano la nostra terra, valori che questa cerimonia contribuisce ogni anno a rafforzare. Quel giorno di 77 anni fa, militari, cittadini, uomini e donne di ogni estrazione sociale e colore politico si sono uniti per difendere il territorio e il Paese da un nemico che minacciava la libertà, presente e futura, minava il sistema di valori incarnato da ognuno di quegli uomini e di quelle donne, metteva a rischio la loro identità come comunità. Voglio credere che il coraggio, la tenacia, la solidarietà, l’unione d’intenti che coloro che hanno difeso il futuro dell’Italia hanno dimostrato quel giorno, scorrano ancora nelle vene di ogni piombinese. Quella di oggi è la seconda celebrazione a cui partecipo come sindaco ma, in quanto piombinese dalla nascita, ogni anno ho ricordato quei valori e li ho tramandati alle mie figlie, attraverso le quali mi auguro di vederli vivere e tramandare ancora per generazioni. Perché oggi non ricordiamo un evento in sé ma anche tutto quello che rappresenta per ognuno di noi. Abbiamo intitolato questa edizione delle celebrazioni “I valori di ieri, di oggi e di domani” perché ciò che ha spinto quel gruppo di uomini e donne, così diversi tra loro, a unirsi e combattere sotto un’unica bandiera, quella tricolore, deve essere ciò che oggi unisce tutti noi e che deve continuare a unire gli italiani domani e per i giorni a venire”.

“Quel 10 settembre 1943 ha messo i piombinesi davanti alla necessità di difendere la Patria e la libertà – prosegue Ferrari – di difendere l’Italia dai nazisti, di liberare il Paese dal Fascismo. Valori, appunto, di ieri, di oggi e di domani perché se la Resistenza ha cambiato la sorti del Paese allora, noi oggi dobbiamo fare i conti con una nuova necessità di resistere. Il Fascismo non è solamente un periodo buio che la nostra meravigliosa terra ha, purtroppo, attraversato. Il Fascismo è un modus operandi, è un sistema di valori corrotto, che la Resistenza di allora ha sconfitto e che noi vediamo rinascere ogni giorno, nelle parole di chi odia, delle azioni di chi con la prepotenza tenta di prevaricare l’altro. Di chi invoca la democrazia solo quando le scelte collettive non si sposano con la propria opinione. La Resistenza, la cui nascita oggi celebriamo grazie al coraggio dei nostri predecessori, è un concetto che dobbiamo ricordare, celebrare, tramandare e replicare in ogni giorno, in ogni scelta, in ogni azione.
L’esercizio democratico deve essere difeso quotidianamente, insieme, uniti a prescindere dalle differenze che inevitabilmente ci caratterizzano come individui. La democrazia deve essere difesa prima di tutto dall’odio e dalla prepotenza che contribuiscono a dividere invece che a unire, a zittire invece che a creare un dibattito ampio e inclusivo. Quell’odio e quella prepotenza che hanno fatto nascere il fascismo di allora e che fluiscono in questa nuova versione, meno palese ma certamente più subdola e altrettanto pericolosa”.

“Perché l’odio e il rancore – conclude il sindaco di Piombino – fanno parte della natura umana e sta a noi combatterli in qualunque forma si presentino. Questo, per me, significa Resistenza: combattere la prepotenza con la consapevolezza di perseguire un obiettivo collettivo e democratico. Sostituire l’odio con il dialogo, superare le divisioni grazie alla comunione d’intenti. Penso sia questo che la Battaglia di Piombino deve insegnare a tutti noi e voglio contribuire a tramandare questi insegnamenti, questi valori di ieri, nell’oggi e nel domani”.

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