Grosseto

Addio al Consorzio agrario del Tirreno, Confagricoltura: «Operazione dannosa e inopportuna»

Attilio Tocchi, Guido Folonari e Alessandro Stassano

GROSSETO – Consorzio Agrario del Tirreno, addio, almeno nella veste che i nostri nonni hanno creato e che oggi abbiamo conosciuto ed apprezzato.

Questa fondamentale aggregazione, nata con fini mutualistici prevalenti e di sostegno reciproco, in cui vige il concetto dell’aiuto a chi è in difficoltà, ed in cui l’unione dei piccoli conferisce loro la forza dei grandi senza l’assillo del raggiungimento del profitto ad ogni costo, rischia di essere spazzata via per sempre.

A togliere di mezzo il nostro storico consorzio non sarà il Covid, bensì un progetto concepito da società finanziare e bancarie come Bonifiche Ferraresi, il cui fine è quello di realizzare profitti e che di mutualistico nel loro dna hanno ben poco.

Una situazione che ha fin da subito preoccupato i vertici di Confagricoltura Grosseto, Livorno e Pisa. “Dove andrà a finire il patrimonio che i nostri nonni hanno messo da parte con il loro lavoro? – si chiedono i presidenti delle associazioni professionali, Attilio Tocchi, Guido Folonari e Alessandro Stassano -. Il progetto, la cui finalità dovrebbe essere determinata da una presunta riorganizzazione dell’attività consortile, consiste nel conferimento di rami d’azienda; uno in una società immobiliare dove confluirà tutto il patrimonio immobiliare e l’altro nella Società Consorzi Agrari d’Italia S.r.l (costituita da realtà come Cai, Emilia, Nord Est, Adriatico, Centro Sud, Terre Padane e Tirreno), che gestirà tutte le attività commerciali cedendo in cambio azioni”.

I presidenti Tocchi, Folonari e Stassano, evidenziano poi che questa operazione, molto delicata, è stata illustrata nell’ultimo Cda, convocato senza i dovuti allegati il venerdì di Pasqua, giorno che precede tre giorni di festa. Allegati, peraltro non completi, inviati per posta elettronica ai membri del consiglio di amministrazione del Consorzio Agrario del Tirreno solo 24 ore prima della seduta on line.

“Non comprendiamo – aggiungono – come un progetto di tale portata possa essere presentato con un solo giorno di anticipo, impedendo ai consiglieri di approfondire la proposta, pur rinviando la decisione finale alla approvazione dell’Assemblea dei soci. Possibile – ribadiscono – che non ci fossero stati i tempi per condividere i progetti e discuterne i contenuti? Perché tanta fretta? Da quanto appreso si è potuto comprendere come questa operazione trasformi il consorzio in una società finanziaria, perdendo completamente le finalità per le quali è stato costituito e soprattutto prevedendo la modifica del suo oggetto sociale”.

I presidenti delle tre province entrano ancora più nel dettaglio del progetto e pongono alcune riflessioni che dovrebbero interrogare le coscienze di chi si assumerà l’onere di decidere. “Poiché i fautori di questa operazione ne sostengono la necessità per ragioni economiche, che risulta non siano state neppure adeguatamente illustrate, dobbiamo tenere presente che una volta avvenuto il conferimento, il nostro Consorzio Agrario non sarà più in grado di produrre ricavi e reddito, eccetto ricevere gli utili o i dividendi delle partecipazioni societarie, la cui delibera è vincolata da Bonifiche Ferraresi, come previsto dai patti parasociali”.

“Ma davvero il Consorzio Agrario del Tirreno aveva bilanci così disastrati da arrivare a permettere un suo radicale snaturamento, confluendo in una società nella quale partecipano consorzi fortemente indebitati, come emerge dai loro bilanci depositati nelle Camere di Commercio? – si chiedono -. E’ un progetto che doveva essere approvato proprio adesso, in questo contesto di crisi? Si è consapevoli che così operando si toglie un elemento di forte sostegno agli agricoltori maremmani, livornesi e pisani, verso i quali il consorzio ha sempre operato nel più puro spirito mutualistico? Teniamo anche in debito conto che il partner sarà una società per azioni come Bonifiche Ferraresi, che ha visto bene di predisporre patti parasociali in cui emerge un notevole potere di controllo sulla nuova società; solo con il suo voto favorevole possono essere adottate le delibere nelle materie assembleari rilevanti ed è lei che esprime l’Amministratore delegato a cui spetta l’onere di proporre il direttore generale, poi nominato dai Consorzi”.

“A questo si aggiunga che, sempre per quello che concerne le situazioni rilevanti, per il superamento di uno stallo decisionale, è previsto un meccanismo mediante il quale Bonifiche Ferraresi può vendere ai Consorzi o acquistare dai medesimi l’intera loro partecipazione”.

Per Confagricoltura tali ragioni sono più che sufficienti per auspicare che in primis il collegio sindacale analizzi tutta la situazione e si esprima circa la legittimità degli atti da assumere e in particolare in merito agli aspetti operativi da adottare. Già il Cda di un Consorzio come Terrepadane ha rigettato l’operazione, suffragato dalla relazione del collegio sindacale, richiesta giustamente prima della convocazione del Cda medesimo, che bollava l’operazione come rischiosa e conseguentemente censurabile.

“Abbiamo bisogno di un progetto vero e proprio – concludono lapidari i presidenti Tocchi, Folonari e Stassano – che permetta di esprimere una attività trasparente e libera, che non disperda il patrimonio accumulato dal Consorzio Agrario del Tirreno grazie al lavoro degli agricoltori, ma sopratutto che conservarvi lo scopo mutualistico che li ha guidati. Questa istituzione deve rimare bene di tutti e non di qualcuno”.

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