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Fase 2, Ciani: «Micro e piccole imprese del nostro territorio asfissiate dalla burocrazia»

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Fase 2, Ciani: «Micro e piccole imprese del nostro territorio asfissiate dalla burocrazia»
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GROSSETO – “Anche se la parola maggiormente utilizzata in questi giorni è ripartenza, la realtà per molti piccoli imprenditori del nostro territorio non sembra prospettare alcunché di positivo; anzi il rischio di chiusura di massa e di rinunce sembra essere alle porte per molti”.

E’ l’amaro commento di Mauro Ciani, segretario di Confartigianato Grosseto che, dati alla mano, esprime le sue preoccupazioni e il suo scetticismo in merito al prossimo futuro.

“Troppi i soggetti in causa che si sovrappongono gli uni agli altri, ognuno con proprie regole, criteri, funzioni e procedure. Ognuno chiede alle imprese cose diverse o, se chiede le stesse cose, le chiede con modalità differenti o con documentazione diversa – commenta il segretario – Una cosa però le accomuna: scaricare sulle imprese le loro inefficienze magari spacciandole per semplificazione”.

“In questo quadro economico è davvero difficile immaginarsi un rilancio delle micro e piccole imprese del territorio –continua il segretario – e questo perché dopo la tragedia del coronavirus gli imprenditori locali dovranno affrontare un altro, e forse più temibile, virus: la burocrazia. Da tassa occulta che era, a seguito del Covid-19, la burocrazia si è trasformata in un peso praticamente insostenibile per i più, per questo ci chiediamo quale imprenditore vorrà assumersi il rischio d’impresa se questo da economico è diventato anche penale. Un esempio di questi giorni è aver imposto la modalità on line, purtroppo ancora non accessibile in autonomia da tantissime imprese, come obbligo per la compilazione e inoltro dei protocolli anticontagio previsti dall’ordinanza n.48 della Regione Toscana, escludendo la possibilità dell’inoltro via pec come previsto fino ad ora”.

“Come Confartigianato Grosseto – prosegue Ciani – ci siamo subito attivati presso la Regione per chiedere di ripristinare la procedura dell’invio della Pec o comunque di prevedere soluzioni alternative consapevoli che sarebbero state impraticabili in autonomia da molte imprese e ingestibili da coloro ai quali le imprese si sarebbero rivolte per chiedere assistenza. A nulla sono valse le nostre continue richieste di una semplificazione burocratica, ora gli imprenditori, oltre ai danni conseguenti al lockdown dovranno confrontarsi con nuove complicazioni. Crediamo che in questa fase emergenziale sia importante abbandonare gli ostacolo inutili, è invece necessario creare un contesto che aiuti e supporti gli imprenditori e che trasmetta loro fiducia. Chiediamo dunque di ripristinare subito l’invio tramite pec o tramite e-mail dei protocolli e, alla luce delle tante incertezze e problemi interpretativi che stanno venendo fuori in questi giorni, di prorogare la scadenza del 18 maggio perlomeno fino a fine mese”.

“Altra questione da affrontare, che riguarda soprattutto il settore edile, è quella relativa all’articolo 42 del decreto Cura Italia, che al comma 2 prevede che se un lavoratore è contagiato dal Covid-19 il caso viene iscritto nel registro dell’Inail come infortunio sul lavoro – va avanti -. Premesso che la tutela della salute è prioritaria, il rischio è quello di cadere in un ginepraio legale: ritenere a priori il contagio come ‘infortunio sul lavoro’ automaticamente implica contenziosi con le aziende, che potrebbero portare a gravi sanzioni, sia in sede civile che penale, in quanto potrebbero configurarsi, in capo al datore di lavoro, varie ipotesi di reato: dalle lesioni gravissime fino all’omicidio colposo”.

“Ci chiediamo dunque – precisa Ciani – per quale motivo il datore di lavoro dovrebbe assumersi questa responsabilità, che di fatto non ha, soprattutto se ha rispettato in pieno gli standard previsti per il contenimento dell’epidemia. Ma non basta, vale ricordare che al di là dei controlli che le aziende subiscono dalle varie autorità locali e forze dell’ordine, anche sovrapponendosi in alcuni casi, la documentazione e i protocolli di cantiere inerenti l’adozione delle misure anti-contagio del Covid19 dovranno essere resi disponibili per le analisi anche ai Comitati territoriali e di cantiere”.

“Ogni singolo Comitato – continua – potrà individuare e utilizzare sistemi di comunicazione, informazione e di archiviazione documentale accessibile ai rispettivi membri per la relativa presa di visione e, ai fini della verifica dell’adozione nei cantieri delle disposizioni dei protocolli nazionali, potrà accedere alla visione dei documenti di cantiere utili a questo fine. Ai Comitati è anche consentito l’accesso alle notifiche preliminari di apertura dei cantieri e alle denunce di apertura dei cantieri presso le Casse Edili competenti. Un sistema assolutamente impraticabile; se non riusciamo a portare le imprese fuori da queste procedure asfissianti e ingestibili decreteremo la fine di un sistema imprenditoriale di grande valore, con tutte le conseguenze occupazionali e quindi anche sociali che questo comporta”.

“Sollecitiamo infine la Regione Toscana – conclude il segretario – a fare proprie alcune iniziative già in atto in altre regioni e studiate per garantire immediata liquidità alle imprese, attraverso contributi diretti e il rafforzamento delle garanzie pubbliche, per poter ampliare il più possibile le forme di accesso al credito messe in campo dal sistema finanziario e ancora la proroga, per quanto possibile, delle scadenze in atto legate ai bandi di finanziamento in corso e questo per non gravare di ulteriori incombenze le imprese che stanno affrontando questa drammatica crisi”.

Camilla Ferrandi
11 Maggio 2020 alle 16:00
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