Grosseto ai tempi del colera

#quarantena – La tragedia del campionato di calcio sospeso. E l’ottimismo di Pangloss

#quarantena 2020

GROSSETO – Ci vuole un ottimismo panglossiano – da Pangloss il personaggio iper positivo del “Candido” di Voltaire – a sperare che la vicenda del Covid-19 c’insegni qualcosa come esseri umani. Non per fare i pauperisti o i luddisti a oltranza, ma ad esempio che le deprivazioni figlie del Coronavirus ci facciano capire cos’è davvero essenziale per vivere, e cosa invece non lo è. Pacatamente, serenamente. Senza travalicare in estremismi. Che nessuno abbia a spaventarsi.

E invece no. Nell’entropia del sistema economico e sociale che tende al caos, c’è una nutrita schiera d’individui che s’appassiona alle sorti del campionato di calcio. E da settimane dibatte con finissime argomentazioni degne d’un regesto giuridico universitario dell’opportunità o meno di concludere il campionato di Serie A. Dell’accidente inconcepibile che si verificherebbe nel caso in cui in altre lande d’Europa si giocassero campionati, mentre sul suolo patrio il nostro venisse azzoppato dal perfido governo Conte. E – non sia mai! – che Uefa e Fifa possano decidere di svolgere le coppe, dalle quali fossero escluse le squadre italiche per mancanza di un vincitore e d’una classifica nazionale. Discussioni dottissime sul significato intrinseco che assumerebbe nell’immaginario collettivo il baratro psicologico di una partita a porte chiuse, per tener fuori l’odiato virus. Roba da oscurare le conclusioni contenute in tomi fino ad oggi immortali, come «Psicologia delle folle» di Gustave Le Bon (1895), «Psicologia delle masse e analisi dell’Io» di Sigmund Freud (1921) o «Gli strumenti del comunicare» di Marshall McLuhan (19649.

Insomma lo stravolgimento economico del mondo conosciuto, il sovvertimento degli equilibri sociali e gli oltre 27.000 morti rimasti ad oggi sul campo, non paiono sufficienti a taluni per rinunciare a un campionato di calcio.

Tutto ciò, non c’è che dire, è un grandioso affresco della superficialità umana. Dell’eterogenesi dei fini, di chi scambia la gioia dell’intrattenimento e del tifo per l’essenzialità delle cose significative. Incapace di graduare la rilevanza dei fatti, raccontandosi la pietosa bugia che ai tempi della pandemia l’evasione è legittima. Se non auspicabile. Quando è evidente che l’evasione vera è quella della pandemia, dalla realtà fittizia costruita intorno a un pallone.

E d’altra parte, che l’uomo sia ostinatissimo fino all’inverosimile a non coglier le lezioni che gli eventi gl’impartiscono, lo dimostrano tante altre cose. Anche a latitudini che a torto si presupporrebbero più governate dalla razionalità. Come nel profondo nord europeo, in Svezia. Dove – ne ha dato notizia l’agenzia stampa Adnkronos – «Le autorità di Lund hanno ordinato lo sversamento nel principale parco cittadino di una tonnellata di guano di pollo, col duplice obiettivo di scoraggiare le passeggiate – a causa dello spiacevole odore – e di concimare i prati».

A spiegare tutto alla Cnn ci ha pensato il sindaco Philip Sandberg; «Non vogliamo diventare un focolaio di Coronavirus – facciamo quello che possiamo per fertilizzare e tenere la gente al sicuro. È provato che i parchi rappresentano un grave rischio di C0ronavirus se vi si riunisce tanta gente». Il concime viene infatti sparso in previsione della “notte di Valpurga”, ricorrenza di origine pagana che festeggia l’arrivo della primavera nei paesi nordici.

Ci vuole davvero un ottimismo panglossiano per sperar che gli uomini imparino qualcosa da quel che gli capita…

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