Grosseto ai tempi del colera

#quarantena – Due lezioni dal Covid-19: la scienza non ha la verità in tasca, la politica deve decidere

#quarantena 2020

GROSSETO –

Quindi c’era un piano d’intervento per prevenire gli effetti della pandemia, elaborato dal ministero della Salute. Ne ha dato notizia La Repubblica: 40 pagine pronte il 20 febbraio. Con l’allarme trasmesso alle Regioni il 1° marzo.

La cosa è venuta fuori dopo la polemica aperta da quel totano affumicato del presidente della Lombardia, Fontana, che ha attaccato il governo nel momento in cui è finito nell’occhio del ciclone per la gestione dell’emergenza Covid-19.

I dieci giorni trascorsi dal momento in cui il programma – peraltro, pare, abbastanza ben costruito, salvo un errore – era stato completato a quando è stato dato l’allarme, è prevedibile saranno oggetto di polemica politica nei prossimi giorni. Peraltro coerentemente con l’elevato tasso d’imbecillità della gran parte della classe politica.

A parte i dieci giorni fatidici, c’è da tenere conto del fatto, non ininfluente, che la struttura tecnica del ministero aveva fatto valutazioni troppo ottimistiche. Prevedendo che ci sarebbero voluti cinque mesi per avere i primi 1.000 ricoverati negli ospedali. Perché si riteneva di poter arginare l’ingresso del virus in Italia. Già presente da gennaio, e “importato” dalla Germania. Il piano, inoltre, prevedeva che in due anni si sarebbe arrivati a totalizzare 646 mila casi di contagio, 133 mila dei quali avrebbero richiesto il ricovero in terapia intensiva.

E invece intorno al dieci marzo c’erano già diversi morti, e la pandemia dilagava in Lombardia, Veneto ed Emilia. Poi reazioni e scelte sono state diverse: in Lombardia è andata in un modo, in Veneto, Emilia e Toscana in un altro. Comunque una tragedia.

Fin qui la cronaca. Ora le considerazioni di merito.

Virologi ed epidemiologi, come tutti coloro che praticano i metodi della scienza, non hanno la verità in tasca. Soprattutto di fronte a quel che non conoscono: come nel caso del Coronavirus. Quelli che dicono di sapere come si fa, senza meno, sono solo cialtroni che si atteggiano a sciamani. Stregoni. Gli “scienziati” normali coltivano il dubbio e mettono in discussione ogni acquisizione per cercare di validarla scientificamente. Ma comunque sia, sono coloro che ne sanno più di tutti, anche di fronte a ciò che è ignoto.

La politica deve prendere le decisioni anche in assenza di certezze scientifiche. E se pure queste ci fossero sempre, il problema che la politica deve dirimere è quello di valutare le conseguenze delle scelte. E poi prendere la decisone finale. Per arrivare a questo ci vuole tempo, bisogna ascoltare tanti e soppesare gl’interessi in gioco. I cazzuti celoduristi non sono politici, ma ometti autoproclamatisi uomini, o donne, della provvidenza. L’alter ego di sciamani e stregoni. Entrambe le categorie fanno danni.

Per questo, oltre alla lungimiranza dei singoli, servono disciplina di massa e un’organizzazione efficiente delle strutture pubbliche.

Tutto ciò detto. In Lombardia è andata in un modo (e pare anche in Piemonte). In Veneto, Emilia Romagna e Toscana in un altro.

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