Grosseto ai tempi del colera

#quarantena – La piccola furbizia della regolarizzazione per convenienza

#quarantena 2020

A guardare le cose con un certo distacco, sembra la pandemia da Covid-19 stia fungendo da cartina tornasole di tutti i nostri difetti e inadempienze nazionali. Uno dopo l’altro, i nodi vengono al pettine.

Dopo che non pochi hanno teorizzato che dovevamo lasciarli affogare, altri che bisognava cannoneggiare i barconi, e altri ancora – un po’ meno grave – che non era il momento politico adatto (quando mai lo è?) a regolarizzarli, oggi ci accingiamo con grande tempestività a dare loro i documenti. Almeno a quelli che servono a raccogliere frutta e ortaggi. Poi uva e olive.

Perché improvvisamente è diventato conveniente per tutti avere manodopera regolare, ma soprattutto disponibile a lavorare anche con in giro il Coronavirus. E perché è bene che emergano dal limbo, così vengono controllati anche sotto il profilo sanitario.

A essere regolarizzati saranno soprattutto gli odiati “neri”, quelli che molti frustrati col complesso d’inferiorità si divertivano a chiamare “risorse boldriniane”, perché Rumeni, Serbi e Bulgari quest’anno preferiscono stare a casa, piuttosto che rischiare il contagio per venire a lavorare nei nostri campi.
Anche a questo giro come Italiani non faremo una bella figura. La regolarizzazione è un atto riparatorio benvenuto, ma tardivo. E soprattutto, per le modalità con cui avverrà, aggiungeremo solo un altro mattoncino all’edificio fatto di recriminazioni, frustrazioni, rancori sociali e ingiustizie che da anni va ampliandosi.

Anziché offrire opportunità di emancipazione, lavoro e crescita civile a chi viene da realtà violente, diseredate e prive di garanzie, riaffermando nei fatti i valori universali che hanno caratterizzato l’Europa e la sua civiltà giuridica, ci limiteremo a una burocratica sanatoria da convenienza economica. Gettando le basi per sentimenti di rivalsa che prima o dopo emergeranno, invece di dare l’opportunità per sentirsi orgogliosi di diventare parte di una comunità.
Non ci vuole d’essere aquile per capirlo. Davvero non serve un’intelligenza superiore.

Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI