Grosseto

Coronavirus, allevatori cavallo maremmano: «Servono aiuti mirati per il settore»

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GROSSETO – Il presidente dell’Associazione nazionale allevatori del cavallo maremmano Fabrizio Mecocci e la direttrice Paola Tonelli hanno preso recentemente contatti con le maggiori istituzioni delle zone più coinvolte nell’allevamento del cavallo maremmano e con i principali protagonisti del settore. Questo interessamento si è reso necessario poiché, a seguito delle restrizioni conseguenti all’emergenza sanitaria che ha colpito duramente il nostro Paese, purtroppo anche l’attività dell’Anam ha dovuto rallentare e tutto il settore è in sofferenza.

Un primo riscontro positivo è arrivato con la risposta delle principali associazioni di categoria, pronte ad un fattivo e gratuito sostegno nella compilazione delle domande per gli aiuti già messi in cantiere.

“Purtroppo però riteniamo che i motivi di criticità siano tali e tanto estesi che ciò non possa assolutamente bastare – spiegano -. La stagione di monta, sia naturale che in F.A., ha subito blocchi e limitazioni a discapito delle nascite attese nel 2021. Molte stazioni di fecondazione hanno registrato una forte diminuzione dei flussi. L’intera stagione delle fiere e manifestazioni rischia di essere annullata o fortemente compromessa. Anche il programma di selezione genetica, vero fiore all’occhiello dell’attività dell’Anam, andrà concepito in formule nuove per salvaguardarne lo svolgimento. Come se non  bastasse, l’annata agraria in corso non sembra promettere nulla di buono, e tra gelate tardive e siccità il rischio di vedere una impennata dei costi delle materie alimentari zootecniche sembra purtroppo dietro l’angolo”.

“L’associazione si è resa quindi portavoce della necessità di ideare interventi mirati, oltre alle misure di sostegno già varate per il settore agricolo ed imprenditoriale, per i lavoratori ed imprenditori del settore equestre – vanno avanti i vertici di Anam -. Tali azioni andrebbero ideate proprio per favorire la sopravvivenza di tutto questo mondo, anello di congiunzione tra agonismo, ruralità, cultura e territorio, un mondo che già prima dell’emergenza Covid-19 stava lottando per rialzarsi da anni di crisi e riprendere il ruolo che gli compete”.

“Insomma – concludono -, uno stile di vita ed una parte della nostra storia che rischia seriamente di scomparire, compromettendo non solo un tessuto economico e sociale, ma anche un fondamentale tassello della nostra identità”.

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