GROSSETO – Le mascherine non ci sono più, sostituiti da quelli che chi lavora in ospedale chiama «panni swiffer che neppure stanno aderenti, e con due buchi per le orecchie». Neppure i camici monouso ci sono più, al loro posto cappe sottilissime, tipo quelle da estetista.
È la situazione, drammatica, all’ospedale Misericordia di Grosseto secondo la testimonianza di alcuni infermieri, operatori sanitari e tecnici di laboratorio che ci lavorano e che si trovano ad affrontare un nemico infido e aggressivo come il Coronavirus.
«Siamo preoccupati per la nostra salute e per quella dei nostri familiari, abbiamo paura di quel che possiamo portare a casa una volta staccato il turno – affermano – inoltre non ci fanno il tampone, non è previsto neppure per coloro che sono stati a contatto con i medici positivi. In caso di febbre si può stare a casa, ma anche così senza tampone. Senza considerare che dovremmo dimostrare noi (sic!) di averlo preso in ospedale. Anche quando si è ammalato uno dei primari, che peraltro aveva operato e lavorato in ospedale sino a due giorni prima, il tampone non è stato fatto a nessuno dei suoi collaboratori».
Una situazione estremamente difficile affermano i sanitari che si sono rivolti a noi. «L’ospedale rischia di diventare un lazzaretto. Paradossalmente, se dovessimo morire per il Covid-19 ai miei figli non spetterebbe neppure l’indennizzo, visto che dovrebbero dimostrare che l’ho preso in ospedale».