Sanità

Infermieri InForma: shock anafilattico, i consigli degli infermieri su cosa fare

Infermieri Informa

GROSSETO – In questi giorni ben due casi di shock anafilattico sono balzati all’attenzione delle cronache locali. Ma di cosa si tratta? Come dobbiamo comportarci? Chi è a rischio?

L’anafilassi è una grave reazione di ipersensibilità pericolosa per la vita . È caratterizzata dalla rapida insorgenza di sintomi che portano gravi problemi alle alte vie aeree e/o alla respirazione e/o alla circolazione, in genere associati ad alterazioni della pelle e delle mucose. La prognosi dell’anafilassi è globalmente buona con un’incidenza di casi fatali dell’1%. Il rischio di mortalità aumenta nei soggetti con un’asma preesistente.

Ma cosa succede in pratica al nostro organismo?

Ogni volta che entriamo in contatto con una minaccia esterna che rappresenta un pericolo per la nostra salute (come virus o batteri) il nostro sistema immunitario produce degli anticorpi specifici per quelle minacce, così che la volta successiva siano facilmente riconoscibili e aggredibili. In alcuno soggetti, però, vengono prodotti anticorpi verso elementi generalmente innocui (come il veleno di api o alcuni alimenti ) che scatenano reazioni abnormi e pericolose; Durante il primo contatto, quello che serve a produrre anticorpi, non accade niente ma dal secondo contatto in poi questa reazione può scatenare una serie di sintomi che coinvolgeranno l’intero organismo fino alla morte nei casi più gravi.

Quali elementi scatenano reazioni istaminiche?

Tra i fattori che scatenano l’allergia con maggior frequenza ricordiamo:

• farmaci, in particolare la penicillina.

• alimenti, in particolare le arachidi, le noci, il pesce, i crostacei, il latte e le uova,

• punture di api, vespe, calabroni e formiche rosse.

• Lattice

• Intenso esercizio fisico (Mangiare determinati alimenti prima dell’esercizio fisico o fare esercizio quando fa caldo, fa freddo o c’è umidità, in alcune persone può scatenare lo shock anafilattico.)

I pollini e altri allergene inalati, causa di numerose allergie, generalmente non producono reazioni anafilattiche.

Alcuni individui hanno reazioni anafilattiche senza cause apparenti.

Se non sapete quale sia la causa della reazione allergica, il medico può farvi fare degli esami per identificare la sostanza responsabile. Quando non si riesce a identificare la causa dello shock anafilattico si parla di anafilassi idiopatica.

Quando compaiono i sintomi e come sono?

I sintomi possono comparire immediatamente o poche ore dopo il contatto con l’agente causale. Le manifestazioni cliniche gravi compaiono generalmente entro 30 minuti, un’ora (reazioni meno gravi sono state descritte anche fino a 4 ore). Più l’esordio è precoce più la reazione è grave.

Per fortuna i sintomi sono piuttosto tipici e non sono così difficili da decodificare. Solitamente, all’inizio compaiono formicolio o senso di calore alla testa e alle estremità; poi, in sequenza: orticaria e arrossamenti della pelle, rinite, difficoltà respiratorie, prurito alla lingua e al palato, alterazioni della voce, edema della glottide (un segmento della laringe in prossimità delle corde vocali) , asma, vomito, ipotensione, aritmia.

Lo shock anafilattico va trattato con interventi farmacologici (i soggetti che sanno di essere a rischio si portano sempre dietro un kit per auto iniettarsi adrenalina in caso di bisogno) o altri interventi invasivi per preservare ad esempio la funzionalità delle vie aeree

Fattori di rischio

Purtroppo non è possibile prevedere la gravità delle reazioni future in base a quelle passate anche se generalmente chi ne ha sofferto una volta, o ha casi in famiglia, o ancora è allergico e asmatico è più a rischio.

Cosa fare?

Chiamare subito il 118 non appena la persona avverte i primi sintomi. L’intervento del soccorso è importante soprattutto se il paziente non è stato precedentemente istruito all’utilizzo dell’autoiniettore di adrenalina.

In caso di evidenti difficoltà respiratorie non porre rialzi o cuscini sotto la testa e non somministrare pillole, liquidi o alimenti. Queste operazioni rischiano seriamente di aggravare l’ostacolo al passaggio di aria nelle vie aeree che tipicamente accompagna gli episodi di shock anafilattico.

Posizionare la testa del paziente di lato, sempre che non si sospettino lesioni del collo o della spina dorsale (magari a seguito di una caduta nella fase acuta dello shock).

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