GROSSETO – Assemblea annuale della Confesercenti provinciale oggi all’hotel Granduca di Grosseto. Positivo il bilancio dell’associazione di categoria: aumentato il numero degli associati, un trend positivo che si mantiene stabile ormai da alcuni anni. Un crescendo che purtroppo non trova un corrispettivo nella situazione economica della nostra provincia, ben più complessa e instabile.
L’assemblea è stata l’occasione proprio per fare il punto sulla situazione economica in Maremma. Confesercenti ha infatti presentato un documento, un’analisi del contesto socio economico della nostra provincia. Il documento è stato discusso dal presidente provinciale di Confesercenti Giovanni Caso con il presidente della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno Riccardo Breda e con il giornalista Massimiliano Frascino.
Il dato da cui è partita l’analisi è il drastico calo della qualità della vita in provincia di Grosseto in questi ultimi anni rispetto alla classifica delle province italiane. Il dato emerge anche nell’ultima analisi del Sole 24 Ore; in soli tre anni, la Maremma è scivolata dal 30esimo posto del 2015 al 66esimo del 2018. Una posizione data in gran parte (ma non solo) dal prodotto interno lordo pro capite che è di 21.900 euro. Questo ovviamente incide sulla capacità di acquisto e di conseguenza sui consumi. A questo si aggiunge la drammatica situazione demografica con un tasso di natalità che ci pone al 101esimo posto tra le province italiane. Detto in altre parole: la provincia di Grosseto è un territorio “attempato” in termini demografici e con una capacità produttiva piuttosto modesta. Fattore che inevitabilmente ha un riverbero sulla domanda interna per consumi.
A questo si è affiancata, negli anni, la costante perdita di posti di lavoro, molti anche nel settore pubblico.
«Ovviamente questo dato si riverbera sull’economia locale, in primis sul commercio, in forte sofferenza – afferma Confesercenti -. Sotto il profilo occupazionale gli addetti del comparto impiegati sono circa 12.418 (dato 2016). Vista da quest’ottica la condizione del commercio non parrebbe di difficoltà, ma si tratta chiaramente di un’illusione ottica. Dal momento che, come il nostro studio ha chiarito, dal 2007 al 2017 nel commercio al dettaglio, escludendo quello di autoveicoli e di motocicli, nella Toscana del Sud si sono perse 2.029 imprese, di cui 886 su 3.508 a Grosseto, il 25,2% del totale».
«Fortemente legato al commercio, per le caratteristiche della nostra provincia, è il settore turistico. Molta parte del commercio maremmano è inevitabilmente dipendente dalla consistenza dei flussi turistici estivi e dalla capacità di spesa dei turisti. Nonostante la provincia di Grosseto sia la terza in Toscana per presenze turistiche alle spalle di Firenze e Livorno, bisogna tenere conto del gap strutturale della componente straniera rispetto alla media regionale. In Maremma, infatti, la quota dei viaggiatori stranieri non arriva al 28% del totale, a fronte del 40,3% della diretta concorrente provincia di Livorno. E questo è un problema perché, tenuto conto della perdita secca di potere d’acquisto delle famiglie italiane negli ultimi dieci anni, la spesa “turistica” è più bassa della media dei turisti stranieri: 100 €/giorno gli stranieri e 81 €/giorno gli Italiani secondo Bankitalia. Con conseguenze dirette sui fatturati del commercio».
«Parallelamente al consolidamento dei comparti fondamentali di commercio e turismo, che sono fra loro interdipendenti, appare chiaro che un rafforzamento del tessuto economico provinciale non può prescindere da un ampliamento della base produttiva manifatturiera per garantire lavoro stabile e aumento del reddito al fine di promuovere i consumi interni. Al turismo, oltre che all’industria, si associano inoltre da sempre ricerca e innovazione tecnologica. Infine, ma non per ordine di importanza, i nostri settori, come tutta l’economia del territorio, soffrono per lo storico gap infrastrutturale che purtroppo la nostra provincia sconta ormai da decenni. Il Corridoio tirrenico attende ormai da oltre 50 anni – conclude Confesercenti -, costringendoci ad un isolamento perpetuo che nel 2019 non è più tollerabile».