
Non è una primavera in cui si respira effervescenza nell’aria. Non in Italia, e tantomeno in provincia di Grosseto.
La rappresentazione plastica dello stato d’animo malmostoso della Maremma è andata in scena lo scorso 17 aprile, nella sala contrattazioni della Camera di commercio di Grosseto. Dove un accigliato parterre dei rois composto dai rappresentanti delle categorie economiche e sindacali faceva da guardia d’onore al presidente Riccardo Breda, insolitamente agitato in un’accorata invettiva contro l’immobilismo che sta dando il colpo di grazia a questo ridente e bucolico territorio. Alla gogna la politica in senso lato, ma soprattutto il governo. Chiaramente impaniato in una melassa di veti incrociati. E più d’ogni altro il ministro dei trasporti, Danilo Toninelli, e chi gli regge bordone. Accomunati dall’incapacità di dare corso anche all’accordo minimo per adeguare la statale Aurelia agli standard comunitari di una strada di grande comunicazione; accordo raggiunto con fatica, ma raggiunto, oramai più di un anno fa. Lamentazione alla quale si è aggiunta quella gemella sui ritardi nel raddoppio della famigerata e agognata Grosseto-Siena, moncone simbolo della anch’essa mitologica strada dei Due Mari.
Insomma, all’epoca del “gobierno do cambiamiento”, alle soglie dell’estate del 2019, la grande novità che anima il discorso pubblico è il ritardo ultra quarantennale sulla realizzazione del Corridoio tirrenico, e su quella della Due Mari. Paradosso esemplificativo del gattopardismo imperante fra gli alfieri della rivoluzione permanente attiva, che nella fattispecie sono anche riusciti a farsi soccorrere dall’Europa che vorrebbero balcanizzare. Avocando a propria discolpa l’alibi della pendenza di una pronuncia della Corte europea di giustizia su un ricorso contro Sat……
Mettendo da parte lo spleen esistenziale che tutto ciò induce, è evidente che questa volta siamo davvero all’ultima chiamata utile. Dopodiché, in assenza di sussulti d’orgoglio, sarà bene passare velocemente dalla costernazione rabbiosa a una placida rassegnazione. Almeno chi se lo potrà permettere.
Anche questa rubrica, nel suo piccolo, dovrà trovare altri terreni sui quali avventurarsi. Che tanto non varrà più alcuna pena di perder tempo a cimentarsi nel disquisire d’economia, sviluppo e qualità della vita delle persone.
Ci vuole una passione balsana, considerato il quadro desolante che ne viene fuori, ma merita leggersi il documento/comunicato (<< qui il link) messo a punto dalla Camera di commercio della Maremma e del Tirreno sulla situazione in provincia di Grosseto. Non solo il classico cahier de doleances, né un semplice elenco di desiderata, ma soprattutto un’analisi del perché siamo a questo punto, documentata coi numeri impietosi della statistica.
Incombendo l’ordalia delle elezioni europee, e di quelle amministrative, e nelle more del benevolo recente “outlook” negativo stabile riservato all’Italia dall’agenzia Moody’s in attesa del 26 maggio, vale la pena ragionare su come sarà dato seguito alla battagliera giornata di mobilitazione che il 17 aprile ha fatto il tutto esaurito alla Camera di commercio.
Detto con una metafora, non basta un sold out a decretare il successo di uno spettacolo. Perché, al di là della tecnica della rappresentanza che giustamente prevede una «cabina di regia istituzionale» e un
«comitato promotore per l’attuazione della piattaforma» – cose che non eccitano la libido a quasi nessuno – quello che porterà risultati concreti (o meno) sarà la capacità di dare continuità nel tempo alla mobilitazione. Sia in termini di capacità istituzionale di far muovere i pervertiti meccanismi della burocrazia e della politica divisa dagli schieramenti, sia in termini di comunicazione per far diventare popolare e condivisa la battaglia della Camera di commercio per rimettere in moto lo sviluppo della Maremma.
Più facile a dirsi che a farsi, ma il buon Riccardo Breda e tutta la compagnia di giro che lo sostiene dovranno avere la capacità di rimanere per lungo tempo compatti come una falange, e di non cedere alle lusinghe, che arriveranno, finalizzate alla divisione del fronte. In questo senso, la Camera di commercio, se non vuole ricadere nelle trappole nelle quali in passato si è trovata abbondantemente prigioniera, dovrà mantenere una linea chiaramente autonoma. E soprattutto dovrà di volta in volta tirare pubblicamente schiaffi e calci negli stinchi a chi se li merita davvero, a seconda delle questioni sul tavolo. Evitando l’errore strategico di affondare i colpi con la logica del bilancino: una volta alla destra, una alla sinistra, una ai cinquestelle. Una volta al Comune, una alla Provincia, una alla Regione, una al Ministero, una al Governo. Una alla maggioranza e l’altra all’opposizione……
Non funzionerà così. Perché una volta scelto il terreno dello scontro – autostrada, agroalimentare, servizi pubblici,..etc – andrà chiamato in causa chi ha responsabilità oggettive. Senza fronzoli, reverenze e tartufismi. Altrimenti prevarrà la classica palude del «tutti colpevoli, nessun colpevole». E la battaglia perderà immediatamente di autorevolezza, sia nell’opinione pubblica che nella base sociale delle categorie economiche e sindacali.
Breda & “The Wailers” (i membri della Cciaa) hanno davanti a loro scelte difficili, e poco tempo per evitare la catastrofe dell’irreversibile marginalizzazione economica della Maremma grossetana. Come si dice: «a ognuno il suo mestiere, e il lupo alle pecore».