Coldiretti

L’appello: «I Comuni della Maremma devono ridurre la Tari a imprese agricole e agriturismi»

Paolo Giannini

GROSSETO – “Abbiamo chiesto ai comuni della provincia di grosseto una riduzione della tari per le imprese agricole e agrituristiche” a farlo sapere una nota di Coldiretti.

“Visto che i comuni hanno dei margini di manovra nel disciplinare nuovi tributi – afferma Paolo Giannini, direttore di Coldiretti Grosseto – abbiamo chiesto loro una particolare attenzione nei meccanismi di imposizione e quantificazione della tassa rifiuti nei confronti delle aziende agricole ed in particolar modo quelle esercitanti l’attività complementare agrituristica”.

“Per prima cosa – chiarisce la nota – è stato chiesto di confermare l’esclusione dal tributo sui rifiuti delle superfici dei locali e delle aree adibiti all’esercizio dell’impresa agricola sul fondo e sulle relative pertinenze. I rifiuti speciali prodotti in tali aree vengono infatti smaltiti direttamente dalle aziende agricole, fruendo normalmente di un servizio di raccolta specifico. Relativamente ai fabbricati rurali ad uso abitativo, si è chiesta l’applicazione della riduzione tariffaria del 30%, prevista da una legge 2011 la 201, del tutto giustificata dalla diffusa auto-produzione di molti prodotti alimentari (es. ortaggi, frutta e carni) e dal successivo smaltimento mediante compostaggio dei rifiuti organici. Per quanto riguarda l’attività di agriturismo, va messo in evidenza che la stessa si concretizza, caso per caso, in diverse attività variamente combinate nelle singole aziende agricole: alloggio, campeggio, ristorazione, fattorie didattiche e sociali. Non è quindi applicabile al settore una sola tariffa, né si può assimilare l’agriturismo ad altre categorie di attività pur apparentemente similari (es. alberghi)”.

“Non va poi dimenticato che l’agriturismo – dice ancora la nota – secondo la normativa di settore vigente, è soggetto a limiti ricettivi e condizioni di esercizio (es. recupero esclusivo di locali preesistenti e non più utili alla conduzione dell’attività agricola) che non hanno riscontro in nessun’altra categoria di attività ricettiva turistica, prevedendo, tra l’altro, un limite nei giorni di apertura e nel numero di pasti o presenze complessive annue. Inoltre è vocazione utilizzare prevalentemente prodotto proprio, cioè quelli dell’azienda agricola, con una considerevole riduzione nella produzione dei rifiuti dato che gli imballaggi sono aziendali e riutilizzati oppure, in taluni casi, addirittura assenti. Sulla base di tutto ciò non sarebbe corretto applicare gli stessi coefficienti delle altre categorie ricettive e alberghiere. Infine, va sottolineato che l’obbligo di esercitare l’attività agrituristica attraverso il restauro conservativo di edifici e locali preesistenti, con limiti alla capacità ricettiva determinati per legge, comporta la destinazione a ciascun ospite di una superficie media dei locali ricettivi nettamente superiore a quella riscontrabile per le altre attività turistico-ricettive, ed in particolare per quelle alberghiere (Consiglio di Stato, con la recente sentenza n. 1162 del 19 febbraio 2019)”.

“Abbiamo chiesto pertanto – sottolinea la nota – che la parte di tariffa Tari inerente lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani per le attività agrituristiche tenga conto di quanto argomentato in precedenza, prevedendo, per le attività agrituristiche, una riduzione “orizzontale” del 50% sulla tariffa prevista per categorie similari. Abbiamo chiesto inoltre che siano riconosciuti, come previsto dalla legge, ulteriori sconti nei casi in cui la prestazione del servizio di ritiro dei rifiuti non sia conforme agli standard ordinari (ritiro non giornaliero, cassonetti distanti, conferimento “distante” dei rifiuti differenziati) o quando la frazione organica dei rifiuti sia smaltita in azienda. Al riguardo, sottolineiamo che le aziende agrituristiche sono particolarmente motivate ad impegnarsi nella collaborazione con le Amministrazioni Comunali per lo sviluppo di pratiche di smaltimento dei rifiuti ad elevata valenza ecologica, ivi compresa la conversione “in azienda” dei rifiuti organici per produrre compost destinato alla concimazione/fertilizzazione dei suoli destinati alle coltivazioni agricole”.

“Auspichiamo – conclude Giannini – che da parte del comuni venga fatto tutto il possibile per non penalizzare ulteriormente il settore, in una situazione economica di crisi, penalizzata dal forte calo della domanda. Siamo certi che anche in questa occasione come in altri momenti le amministrazioni comunali saranno sensibili per quanto potranno a queste argomentazioni”.

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