Grosseto

Rossi: «Il sindaco non voleva offendere, la Scoccati strumentalizza. E il fascismo non c’entra nulla»

Fabrizio Rossi

GROSSETO – Fabrizio Rossi, assessore comunale e portavoce provinciale di Fratelli d’Italia, interviene sul caso Scoccati-Vivarelli Colonna.

“Forse uscirò fuori dal coro – scrive Rossi – fuori dalla vulgata e forse questo post potrà non essere capito, ma dopo quello che ho letto, nella reazione che il consigliere Scoccati ha avuto scrivendo un articolo, dopo il commento al suo post da parte del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna non è possibile non fare alcune considerazioni. Seguendo il rapporto personale tra i due, seguendo sempre sul social il rapporto tra Catiuscia e Anton, più che tra consigliere e sindaco, si può apprendere che non c’era nessun intento offensivo nel commento di Anton, mentre, al contrario, vi sono delle offese pesantissime che i frequentatori del profilo del consigliere hanno riservato al primo cittadino”.

“Osservando il rapporto che i due hanno personalmente in consiglio comunale e fuori le sedi istituzionali oltre che sul social – aggiunge – si può apprendere che non mancano mai apprezzamenti o scambi di cortesie da parte del sindaco nei confronti dell’esponente politico avversario: una ricerca sin troppo facile per chi ha la pazienza di farla. Inoltre nel commento del sindaco non mi pare che vi sia nessun riferimento o offesa ai genitori defunti o a familiari. Se vi fosse un po’ di onestà intellettuale e davvero il consigliere pensasse di essere Catiuscia su Facebook e non un esponente del Pd e si comportasse come abitualmente fa quando incontra il sindaco, ergo Antonfrancesco, forse non ricorrerebbe a certe esternazioni così grottesche, come quelle che apprendo dagli organi di stampa”.

“Purtroppo si sa, l’occasione rende l’uomo ladro, si dice – ironizza Rossi – e dopo aver riflettuto o forse essersi consultata con qualche collega di partito, il consigliere che esprimeva un pensiero personale sul social l’ha buttata in politica, rivestendosi dell’abito del militante, a pochi giorni dalle primarie del Pd. Quindi si è avventurata, in maniera garibaldina, nell’attacco politico, più che nell’invettiva contro Antonfrancesco, rievocando pericoli o meglio spettri del passato regime. Pertanto, per far capire a chi avrà la pazienza di leggere, dalla naftalina siamo passati al fascismo in un battito di ciglia… in un baleno o per così dire dalla naftalina al fascismo la strada è stata breve, per arrivare poi ai matti e ai manicomi… Ebbene ci vuole spiegare la consigliera come ha fatto a passare, dalla riflessione sulla naftalina al “fascismo eterno”, come lei sostiene nell’articolo? Come si possa accostare una battuta che riguarda due persone che abitualmente si scrivono su Facebook scherzando al fascismo e ai campi di sterminio? E, infine come si può estrapolare dalle cinque – sei parole del sindaco una battaglia contro le camicie nere? E il riferimento ai matti e ai manicomi? Cosa le ricorda i manicomi? Il fascismo?”.

“Eppure quando la stessa Catiuscia, in quel caso nella veste di consigliere – conclude l’assessore – fece uno scivolone, al microfono, durante un suo intervento, accostando certi comportamenti a coloro che vengono dal sud Italia, nessuno la aggredì o la accusò di razzismo, nessuno si avventurò nel rievocare il fascismo o il comunismo, nessuno la minacciò di querele o altro… tutto il consiglio, dopo le sue scuse, fece un sorriso e nessuno strumentalizzò politicamente l’accaduto. Ai posteri l’ardua sentenza su questa risibile querelle”.

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