L'intervento

Geotermia: «Prima servono risposte certe sulla salute, poi una discussione a livello regionale»

Iacopo Marini

ARCIDOSSO – “Solo dopo che Ars Toscana, nell’ambito dello studio relativo allo stato di salute dei residenti nei comuni geotermici amiatini, avrà confermato la sostenibilità del rapporto tra geotermia ambiente e salute, così come peraltro già evidenziato in altri numerosi precedenti studi effettuati e solo dopo che si sarà dato avvio al monitoraggio sulla qualità dell’aria tramite l’applicazione di modelli matematici, solo allora saremo in grado di decidere lo sviluppo del territorio geotermico toscano”. Così il sindaco di Arcidosso Jacopo Marini entra nel merito della questione geotermia in Toscana, dopo le due grandi manifestazioni di Larderello e Santa Fiora organizzate da Geotermia sì a cui hanno partecipato numerosi sindaci, compreso appunto, Marini.

“La geotermia è la risorsa energetica principe della Toscana – spiega Marini – unica regione italiana a produrre tale tipo di energia coprendo il 40% del proprio fabbisogno. La vogliamo coltivare o no? E’ possibile farla convivere con altre attività presenti nel territorio in maniera armoniosa a cominciare dall’agricoltura di qualità e dal turismo? Ma se queste sono le domande, ancora la risposta non c’è, perché la risposta potrà esserci solo dopo che conosceremo le conclusioni di Ars e vedremo realizzarsi il progetto elaborato dall’Università di Bologna, la Scuola Normale Superiore di Pisa, Lamma e Arpat. Un progetto proposto dal comune di Arcidosso a cui poi hanno aderito tutti gli altri comuni geotermici della Toscana”.

E’ sicuro, secondo Marini, che il ragionamento, a questo punto, debba essere imbastito non zona per zona, ma per la Toscana nel suo complesso. Una questione sfaccettata e complicata in cui si intrecciano con le considerazioni economiche, anche quelle sociali, sanitarie, scientifiche, etiche. E al primo posto sta la salute. Marini ribadisce, infatti, che “fin quando non avremo maggiori elementi per affermare che la geotermia non incide negativamente sulla salute – e questo sarà possibile solo a valle dello studio Ars, costato 800 mila euro e che al momento, lo ripeto, ha dato risultati tranquillizzanti – non potrà essere deciso nulla: “Ars – incalza – ci dovrà finalmente dire se c’è relazione tra attività geotermica e salute. Il monitoraggio ambientale delle Università invece, oltre a rappresentare una verifica in parallelo sui dati forniti da Arpat, serve a stabilire quali conseguenze ci sarebbero sulla qualità dell’aria se venissero aperte nuove centrali grazie alle possibilità previsionali consentite dall’uso di modelli matematici. E naturalmente decidere strategie future legate alla geotermia non può prescindere da questo”. Marini pone poi subito altre due questioni: una politica e una etica. Chi deve decidere sul futuro dell’utilizzo di questa risorsa? E come si giustifica eticamente?

Il contesto generale e la responsabilità etica: “Il ministro Luigi di Maio – ricorda Marini – afferma che entro il 2050 l’Italia dovrà essere carbon free. Con tali prospettive, la geotermia entra o no a buon diritto fra le rinnovabili, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo? Impensabile diventare carbon free solo con l’eolico, il fotovoltaico e l’idroelettrico, affermare questo significa non conoscere assolutamente la materia. Sarebbe un gravissimo danno eliminare la geotermia dalle fonti rinnovabili. E’ un danno anche per i posti di lavoro di tutto l’indotto e di quelli diretti. Dal punto di vista etico, poi, è giusto che un territorio che possiede questa risorsa non faccia la propria parte? Ed ancora: è etico acquistare in Francia energia prodotta da centrali nucleari e smaltire le scorie portandole in Africa? Magari mettendosi a posto la coscienza sotto Natale con adozioni a distanza? O è più responsabile sfruttare al meglio le risorse della terra che la Toscana possiede?”

Chi deve decidere: “La questione geotermia va trattata a livello regionale. Non possono essere i singoli comuni di volta in volta a trattare con le società di energia. Impegnare la Regione a ragionare sullo sviluppo dei territori geotermici, garantisce maggiore capacità di negoziazione e maggiore ritorno sia in termini ambientali sia in termini economici. Ciò inoltre consentirebbe di avere una visione più ampia e consapevole circa le specifiche vocazioni che ciascun territorio possiede: per intendersi sono contrario alla realizzazione di centrali a media entalpia in mezzo alle vigne del Montecucco o agli oliveti di olivastra seggianese. Il ruolo di coordinamento sovracomunale deve essere dunque della Regione e al tavolo dovrà esserci anche Cosvig sintesi delle istanze di tutti i comuni geotermici. Fermo restando – sottolinea Marini – che solo dopo accertamenti e monitoraggi con esiti lusinghieri, sarà possibile affrontare la questione e stilare un nuovo protocollo come avvenne con grande lungimiranza nel 2007. Non bisogna accelerare”.

Amiata, investimenti, utilizzo nuove tecnologie “Se i dati saranno confortanti – aggiunge Marini – non ho alcun tipo di pregiudizio sulla costruzione di altri centrali anche ad alta entalpia. Non ad Arcidosso, comunque, che ha chiuso la partita alta entalpia con Bagnore 4. La geotermia si può fare male e bene. Noi in Amiata, se continueremo a farla, vogliamo farla benissimo. Intanto limitando sempre di più gli impatti degli inquinanti, non solo sulle centrali di nuova realizzazione, ma anche su quelle esistenti costringendo le società di energia a fare investimenti su nuove e sempre migliori tecnologie. Bagnore 4 rappresenta un’eccellenza in tal senso. Ma possiamo fare anche meglio, con l’ulteriore riduzione dei fermi impianti, ad esempio. Chi vuole investire nella geotermia, deve sapere che dovrà attestarsi su standard di eccellenza per minimizzare gli impatti”.

Una proposta di legge in discussione. Intanto, in regione, è in fase di discussione una proposta di legge presentata dalla Giunta Regionale in cui, a proposito di geotermia, si prevede per le società concessionarie, l’obbligo delle migliori tecnologie. Ma non solo. La geotermia dovrà significare sviluppo per il territorio e dovrà essere in grado di creare posti di lavoro reali attraverso la promozione di attività economiche collegate alla filiera del calore. Legge che giudico positivamente se il tema dello sviluppo verrà affrontato complessivamente nell’ambito di un contesto più ampio, quello regionale.

commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI