L'opinione

#tiromancino – La Maremma è un “paese” per vecchi

Tiro Mancino

La Maremma non è un posto per giovani, anziani e vecchi sono il nostro futuro. Lo mette in chiaro un accurato rapporto della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno, che purtroppo si accoda ad altre analisi che squadernano dati macroeconomici da tregenda. In una sorta di beffarda rivincita della realtà sulle narrazioni fantasiose partorite a più mani: da quella della Maremma paradiso terrestre al fantasmatico rinascimento di un territorio a trazione buttera, passando per le terrifiche invasioni dei saraceni (extracomunitari) dei nostri tempi.

Parafrasare in qualche modo la celeberrima pellicola dei fratelli Coen che nel 2008 si aggiudicò l’Oscar – Non è un paese per vecchi – è tutt’altro che un’esagerazione. Se infatti è assodato che i giovani sono pochi e in cerca di vie di fuga, i numeri sulla condizione economica degli anziani/vecchi fanno a loro volta anche più impressione.

Prendiamo un dato “esogeno” reso noto dallo Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil, in occasione dell’ultimo congresso regionale tenutosi pochi giorni fa ad Arezzo: Grosseto è la provincia più vecchia della Toscana, età media 47 anni, ma è anche quella in regione con le pensioni medie più basse: 825,6 euro a fronte di una media di 907,56 euro (Siena ha la media più alta con 1004,2 euro).

Tornando invece all’indagine camerale – “Le pensioni nel contesto socio economico della provincia di Grosseto”, sui dati Inps 2016 – viene fuori che in Maremma i pensionati costituiscono oramai il 29,6% dei residenti, oltre la media regionale (28%) e quella nazionale (26,5%). Considerando i valori, il 20° posto nella parte alta della graduatoria italiana, non è esattamente un motivo di vanto. Perché significa che quasi un terzo della popolazione residente è oramai fuori dal circuito lavorativo/produttivo e pesa in modo gravoso sui lavoratori attivi. Fra l’altro, notoriamente, più s’invecchia più si riducono i consumi, minore è l’apporto alla domanda interna e al prodotto interno lordo. Ragionamenti antipatici da homo oeconumicus (John Stuart Mill), ma che prosaicamente forse spiegano, per fare un esempio, parte delle molte chiusure di alcune tipologie di attività economiche avvenute in questi anni. Magari congiuntamente ad altri fenomeni: come gli 800 posti di lavoro persi in un decennio in provincia di Grosseto nel settore militare, o i 500 negli enti locali (elaborazione Cgil).

Ad ogni modo, nel 2016 a Grosseto sono state erogate 95.693 pensioni a 65.779 pensionati, ovvero 1,45 assegni per beneficiario (1,46 Toscana, 1,43 Italia). Ma il dato più significativo è il rapporto tra pensionati – il 29,6% dei residenti (65.779 persone) – e lavoratori attivi che due anni fa erano il 43,2% dei residenti (96.104). Dal che si deduce che in provincia le persone residenti prive di reddito da lavoro o da pensione sono il 27,2% del totale (60.302 persone: disoccupati e minorenni). In questo contesto, la Camera di Commercio ha calcolato che l’ammontare delle pensioni erogate in provincia è stato di 1.200 milioni di euro, con un importo medio per pensione di 12.432 euro. Per inciso, le pensioni erogate nel 2016 sono state 1.135 in meno di quelle del 2015 – combinato disposto della Fornero e dell’invecchiamento della popolazione – per un ammontare complessivo diminuito all’incirca di 14,1 milioni, equivalente a una riduzione della propensione al consumo dello 0,1%.

Ad un’analisi un po’ superficiale il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi non dovrebbe destare preoccupazioni eccessive. Ma non è proprio così, perché in quel 43,2% di occupati, ci sono moltissimi contratti a tempo determinato con bassi salari, con più rapporti di lavoro in capo alla stessa persona. La Cgil, in proposito, ha calcolato che negli ultimi dieci anni in provincia di Grosseto sono state perse 9.500 Ula (unità di lavoro) equivalenti ad altrettanti contratti di lavoro full-time a tempo indeterminato.

Un piccolo scoop che dispiacerà tanto ai “sovranisti”: i pensionati extracomunitari sono appena lo 0,6% dei pensionati che risiedono in provincia. Degli 8.643 extracomunitari che nell’anno considerato in Maremma percepivano un reddito da lavoro, da pensione, oppure una prestazione di mobilità o disoccupazione, infatti, 7.782 erano lavoratori (1.210 autonomi, 6.535 dipendenti e 37 subordinati). Solo 369 pensionati; 492 percepivano un assegno di disoccupazione e 36 di mobilità. La qual cosa significa che nella nostra realtà gli extracomunitari iscritti all’Inps contribuiscono in maniera soverchiante a pagare le pensioni agli italiani, rispetto a quanto non avvenga nei confronti dei pensionati extracomunitari.

Ma per capire meglio cosa significhi avere quasi il 30% di pensionati rispetto alla popolazione residente bisogna richiamare un dato enucleato dal Centro studi della Camera di Commercio: l’importo medio della pensione erogata in provincia di Grosseto è di 12.432 euro, al 6° posto in Toscana (44° in Italia). Ovverosia, sul piano macroeconomico, un valore complessivo che supera di poco il miliardo di euro all’anno (circa 1,2 miliardi), equivalente a più di un quarto del reddito disponibile per i consumi delle famiglie (28,5%). Un impatto sul cosiddetto sistema famiglia che è significativamente più pesante rispetto al contesto regionale e nazionale (25%).

Cercando di riconnettere le diverse informazioni. È è evidente che la provincia di Grosseto ha un’incidenza molto alta del numero dei pensionati sull’insieme della popolazione residente, che s’impennerà già nell’immediato futuro. Stante l’indice di vecchiaia più elevato della regione, che a sua volta insieme a Liguria e Friuli Venezia Giulia è la più vecchia d’Italia. Già oggi, inoltre, il miliardo e 200 milioni di monte pensioni erogato in provincia, equivale al 28,5% dei consumi interni a fronte del 25% di Toscana e Italia. Percentuale anch’essa destinata a salire per gli stessi motivi, e che in termini economici non costituisce affatto una bella prospettiva perché mette in luce una dinamica economica stagnante, al limite della recessione. Tanto più se associata al fatto che come territorio abbiamo un mercato del lavoro fiacco, condizionato da una forte stagionalità, con salari mediamente bassi, e poco attrattivo di qualifiche medio alte. Le pensioni erogate, inoltre, sono relativamente numerose, ma di importo medio basso. Con diversi trattamenti da lavoro pubblico di importo più alto, e molte pensioni di agricoltori, artigiani e commercianti di valore più basso.

Qualcuno può anche pensare che il problema sia la mitica “invasione”. I numeri, che non mentono, dicono invece che la Maremma “è un paese per vecchi”. Come diceva il magnifico Lorenzo: «quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuole esser lieto, sia, di doman non c’è certezza».

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