L'opinione

#tiromancino – Luciano Bianciardi redivivo: per lui nel 2022 un Festival culturale

Tiro Mancino

Il 14 dicembre 2022 per Grosseto sarà una data simbolica: il centenario della nascita di Luciano Bianciardi. Grossetano rilevante nel panorama della letteratura nazionale, e non solo. Uomo scorbutico fino ad essere scostante. Intellettuale raffinato, anarchico con la vocazione per la scrittura, traduttore di talento e giornalista eclettico. Rompicoglioni per eccellenza. Insomma uno di quelli che non passano inosservati, ostaggio del cliché dello scrittore maledetto. Che lascia ai posteri un’eredità imperfetta e un po’ di provocazioni su cui arrovellarsi.

Il 2022 è tra quattro anni, praticamente dietro l’angolo. Sarebbe il caso d’iniziare a pensare come festeggiarlo degnamente. Celebrarlo no, ché Bianciardi s’incazzerebbe come una biscia e di notte verrebbe a tirarci i piedi.

I modi che una comunità ha di riconoscersi in un “personaggio” che la rappresenta sono molteplici. Convegni, riedizioni delle opere, toponomastica, concorsi e premi letterari….. c’è l’imbarazzo della scelta.

Per Bianciardi il #tiromancino avanza l’ipotesi di un festival culturale che tragga linfa dalle intuizioni disseminate nella sua opera poliedrica. Un’officina che non si limiti a valorizzare e indagare l’eredità culturale bianciardiana in quanto tale, ma che da quella prenda le mosse per promuovere incursioni nel futuro. Guardare a quel che sta succedendo nel vastissimo campo della produzione culturale, per capire il senso di marcia e anticipare le nuove tendenze.

Detta così può voler dire tutto e niente, è vero. Senza pretese di autosufficienza, l’idea è quella di partire da uno dei “topoi” bianciardiani per connotare il festival: quello della Grosseto/Kansas City «aperta ai venti e ai forestieri». Mettendo al centro dell’ipotetico futuro festival culturale il mito della “frontiera”, dell’incrocio delle “Quattro strade” di Grosseto, che nel suo primo romanzo, Il lavoro culturale (1957), rappresenta la metafora della città meticcia che brulica di incontri e attraverso questi si costruisce il proprio futuro. Peraltro andando ante litteram nel sottocoda alla nouvelle vague sovranista ch’è un incidente della storia. Da questa premessa, poi, spaziare nel vasto campo dell’innovazione culturale. Social, cinema, editoria, mondo del lavoro, arti performative, moda, musica, urbanistica…….boh? Il dibattito è aperto, con la raccomandazione che sarebbe saggio tenere insieme approfondimento e curiosità popolare. Evitando snobismi.

Festival della frontiera? Kansas city festival? Fate vobis. L’importante sarebbe cominciare a ragionarne, perché il 2022 s’appresta e un eventuale festival culturale ispirato a Bianciardi ha bisogno di ponderosa riflessione, con un’accurata programmazione culturale ed economica per partire col piede giusto.

D’altra parte un festival culturale ben congegnato, avrebbe il pregio di fare tre lavori in uno. Come testimoniano oramai tante esperienze consolidate in giro per il Paese. Tipo il “Festival della Filosofia” di Modena, che ha avuto talmente tanto successo da dover colonizzare anche Carpi e Sassuolo per trovare nuovi spazi. Tre lavori in uno: approfondimento culturale, marketing territoriale e generazione di un indotto economico. Oltretutto, guarda un po’, Grosseto è il capoluogo di provincia pecora nera della Toscana leader italiana dei festival culturali: Lucca Comics, Dialoghi sull’Uomo di Pistoia, Festival dei Popoli di Firenze, Festival delle Colline di Prato, Siena Jazz,…….e via discorrendo.

L’eredità di Bianciardi, peraltro, ha più di un interprete, dalla Fondazione Bianciardi al collettivo Bianciardi 2022, nato a Grosseto «per creare le condizioni affinché il festeggiato non debba vergognarsi dei suoi concittadini», fino ai suoi discendenti e alle case editrici con cui Bianciardi ha lavorato. Realtà diverse fra loro dalle quali bisognerebbe partire, che dovrebbero essere in grado di dialogare per abbozzare le prime idee. Fra l’altro, en passant, molti dei festival culturali che funzionano in Toscana si avvalgono della collaborazione di fondazioni bancarie. A Grosseto non c’è una fondazione bancaria esclusivamente legata al territorio, ma ci sono Banca Tema, la Fondazione Cassa di risparmio di Firenze e la Fondazione Mps, che hanno attenzione per la Maremma. Tre realtà che, senza voler insegnare niente a nessuno, potrebbero forse collaborare nel comune interesse della comunità maremmana.

Andando per strade conosciute, ma nulla osta a che se ne battano di nuove, verrebbe da dire che la cosa più giusta da fare sia dare forma e sostanza a un comitato promotore del festival. Conoscendo le vie perverse battute generalmente dalla politica, in questa fase almeno è auspicabile un’iniziativa esclusivamente privata. In modo da capire fino a che punto sia percorribile la strada per arrivare al 2022, forse prima, con un progetto culturalmente solido ed economicamente sostenibile.

Nonostante le apparenze il tempo è poco e, come recita l’adagio popolare, «il miele senza pizzichi non si leva». Motivo per cui bisogna mettersi alacremente al pezzo, avendo l’accortezza di definire prima, in modo condiviso, chi parla per tutti e chi fa che cosa. Sempre che ce ne sia la voglia.

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