L'opinione

#tiromancino: da Caravaggio alla disco, un filo “rosso” unisce la costa della Maremma

Tiro Mancino

Monte Argentario e Follonica sugli scudi. Dalle due località agli estremi opposti della provincia arrivano buone notizie, che restituiscono fiducia nel genere umano e soprattutto offrono una prospettiva meno lugubre al nostro territorio. Troppo spesso martoriato da poco memorabili prove di ottusità.

A Monte Argentario uno dei primi impegni assunti dal neoeletto sindaco Franco Borghini, dio gliene renda merito, è stato la rinuncia a realizzare a Porto Ercole il grottesco mausoleo a Caravaggio. Monumentessa che chi lo aveva preceduto – con azzardo spavaldo – aveva immaginato adorno di riproduzioni a dimensione reale su tela e Pvc delle opere del preclaro maestro lombardo… Naturalmente con la motivazione multitasking che si sarebbe trattato di un «investimento» per il turismo.

Sorvolando sulla esilarante genesi dell’idea – per la quale si rinvia all’eccellente articolo di Sergio Rizzo su La Repubblica del 14 maggio scorso – e testimoniando la nostra imperitura gratitudine al sindaco Borghini, la cosa sconvolgente è il fatto che da qualcuno sia stato pensato che il “turismo cimiteriale” potesse essere una prospettiva realistica per una destinazione come Monte Argentario. Al di là del fatto che nell’impresa sarebbe stato dilapidato un milione 250mila euro di denaro pubblico, e persino della mancanza di certezze che il povero Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, fosse morto nella zona di Porto Ercole.

Negli anni scorsi infatti, complice il clima da “Argentario da bere” figlio del milieu berlusconiano, sulle pendici del meraviglioso promontorio che s’incunea nel Mar Tirreno qualcuno s’era immaginata di attrarre turisti da ogni parte del mondo con una tomba posticcia e un po’ kitsch dedicata al genio irrequieto e autodistruttivo del Merisi.

Il “turismo” degli adepti del personaggio, insomma. Come quelli che ogni anno visitano a Londra la tomba di Karl Marx nel cimitero monumentale di Highgate, o a Parigi quella di Jim Morrison nel cimitero di Père-Lachaise. Un’idea insensata e grossolana di programmazione turistica basata sull’incompetenza esibita come titolo di merito. Naturalmente nell’ossequioso silenzio assenso nei confronti del potere politico di turno da parte di quasi tutto il sistema turistico ricettivo argentarino. A dimostrazione del fatto che spesso, qui da noi come nel resto del Paese, le classi dirigenti le porta la piena e non la selezione naturale.

In definitiva, quindi, ancora grazie al neosindaco Franco Borghini per aver riportato il buon senso su questa terra, e per non aver metaforicamente giustiziato quattro secoli dopo il povero Michelangelo Merisi, conosciuto ai più come Caravaggio.

Dall’altro capo della provincia arriva invece la conferma che Follonica è probabilmente la realtà più dinamica e innovativa del territorio. Ed è una buona notizia per tutti.

Nei prossimi giorni la cittadina del golfo ospiterà al teatro fonderia “Leopolda” la seconda edizione del “Meeetmusic”, definito dagli organizzatori il «primo meeting italiano degli addetti ai lavori per migliorare la conoscenza sul music business sia dal punto di vista del djing, che da quello della produzione discografica». Tre giorni di incontri operativi con la formula del workshop e della testimonianza di leader in questo particolare ambito dello showbusiness.

Considerato il contesto socio economico provinciale, è già un successo il fatto che una manifestazione del genere sia sopravvissuta alla prima edizione. Ma al di là di questo, è davvero interessante che qualcuno si sia posto il problema di dare risposte a una domanda di mercato evidentemente sottotraccia, e di conseguenza si sia dato l’obiettivo di articolare un’offerta di servizi ad hoc costruendoci un’opportunità di lavoro. A naso – non vantando #tiromancino conoscenze specifiche – quello dei mestieri e delle competenze legati al mondo della musica e in generale dello show business è un ambiente che avrebbe bisogno di più formazione mirata. Perché si tratta di un comparto produttivo vero e proprio dove spesso si percepiscono improvvisazione e un approccio autodidatta, ma che richiederebbe professionalità specifiche e qualificate.

Registrare un disco, occuparsi di produzione e promozione, organizzare spettacoli, gestire grandi impianti audio e luci, e altre diavolerie tecnologiche simili, progettare eventi e convegni, costituiscono tante declinazioni diverse di un’unica vocazione produttiva multimensionale. Che genera lavoro e indotto economico, e che in questa sonnacchiosa provincia ha alcuni professionisti di riconosciuta competenza nei propri ambienti di riferimento.

Sognando ad occhi aperti, tenuto conto della vocazione turistica del territorio oltreché della presenza di alcune dinamiche realtà dedicate agli spettacoli e alla produzione culturale in senso lato, Follonica potrebbe ambire a ritagliarsi un proprio ruolo nel panorama nazionale proprio puntando su questo segmento di mercato. Naturalmente costruendo il progetto un passo alla volta e con pragmatismo, ma senza rinunciare a priori a pensare in grande. E magari avvalendosi anche del contributo delle competenze universitarie, che fino ad oggi sono state spesso chiamate in causa per garantire vita artificiale a settori maturi se non obsoleti.

L’importante è che non si prenda la strada a fondo cieco che qualche tempo fa è stata imboccata col poro Caravaggio.

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